In principio era la pagnottella. Che fosse pane, burro e zucchero delle nonne, tra una partitella in strada e l'altra, o pane e olio a merenda davanti ai cartoni dopo la scuola, le umili ciriole dai companatici più popolari erano appannaggio di tutti per riempire le pance di grandi e bambini. Gli alimentari romani degli anni '70 pullulavano di pizze bianche in pezzetti a misura di bimbo incartati uno a uno, da afferrare al volo prima di correre a scuola con il prezzo a penna su ogni incarto. Commovente ricordare oggi quel lire100. A mezzodì proletarie rosette costituivano il pranzo di muratori e operai, opulente di mortazza, o di ripieni casalinghi di ciò che le mogli avanzavano in casa. I pomeriggi a Monte Livata o al Terminillo vedevano scartare culi di casareccio dalla crosta marrone e croccante, satolli di uova strapazzate, agognati da tutti dopo le fatiche dello sci, così come in spiaggia a Ostia le mamme e le zie distribuivano fragranti sfilatini con i peperoni arrostiti, le fettine panate e i più disparati contenuti, per poi minacciare smaniosi ragazzini di aspettare le fatidiche due ore per poter fare il bagno.
Il panino insomma era a portata di tutti e il negozio di generi alimentari più rustico ben disposto a tagliare il pane scelto per consentire di dare sfogo a qualsiasi fantasia guardando il banco frigo, per inventare l'accompagnamento più congeniale, che fosse stracchino e pancetta o altri strani abbinamenti. Con poche lire si usciva dallo spaccio di 'pane e pasta' con la busta, ciabattando in spiaggia con l'ombrellone sottobraccio. Niente ormai poteva andare storto, a parte perdere il Super Tele a largo o beccarsi il souvenir di qualche tracina con diritto di presidio marino esclusivamente negli anni ’70-’80. L'estate era arrivata, quella felicità puttana che anche Tommaso Paradiso rimpiange benediva la gioventù, il mare luccicava al sole d'agosto e noi ci sentiamo un po’ con due piedi nella fossa a parlare così. Nessun ordigno in sembianze di telefono ci perseguitava, turbando lo scorrere delle nostre giornate con garrule suonerie di centinaia di persone a cui rendere conto; nessuna donna si sforzava di mandare baci da mucose protese a culo di gallina e l'ansia di mostrare al mondo quanto fossimo felici, pena la paura di essere considerati dei poveri sfigati non esisteva.
Ma dell’estate, di Jukebox, di cocchi e di granite ne parleremo un’altra volta, oggi ci dedichiamo alle pagnottelle bone. Venne poi la grande distribuzione, la quale si mangiò tutti i piccoli esercizi dispensatori di semplice gioia a pochi spicci e noi oggi siamo qui a scrivere di panini come se fossero il ritrovato del futuro e non ne avessimo mai visti. In assenza di fornai vi era l’onesto tramezzino impilato sui suoi simili a sfamare intere generazioni, con tanto di straccetto sopra affinché non si seccassero. Insomma, de fame non se moriva. Oh! Quanti ne abbiamo mangiati! Si cambia scenario, l'incubo assume contorni più realistici, e pare che anche a Roma sia giunta l'estensione di quella che negli anni '80 si palesò con il nome di "paninoteca", il luogo commerciale ove approdavano in suolo terrone i primi hamburger, che accogliemmo con un misto di stupore e soddisfazione, lo stesso che avrebbe forse un abitante dello Zimbabwe, qualora gli si palesasse innanzi un risotto alla milanese.
Spariti gli alimentari, oggi i panini comuni, senza hamburger - soprattutto in centro a Roma - sono così rari che chi decide di aprire una ‘paninoteca’, diventa imprenditore, che conquista tutto il mondo e diventa miliardario. Solo che i panini sanno di plastica e disagio e costano 20 euro l'uno. Una cosa così è successa con la focaccia di All’Antico Vinaio a due passi dal Pantheon, che vanta una fila di pellegrini che manco in tempo di guerra alla borsa nera o davanti ai saldi di Gucci. Adesso da Con mollica o senza è la medesima faccenda, ultima trovata di Donato De Caprio - napoletano salumiere di successo a Spaccanapoli, celebre su Instagram e reduce di una enorme tragedia a danno di sua mamma, uccisa da una vicina a martellate - e un bresciano, Steven Basalari - trentunenne star di Tik Tok con 1,1 milioni di followers, proprietario del locale Number One e imprenditore - giunti alla terza apertura ora nella Capitale, in Piazza di Pietra, dopo Napoli e Milano.
Noi vorremmo gridare a tutti i turisti “Ahoo go to the supermarket and ask for prosciutto and provola right now, ambecille!”, giusto per ripristinare la scala di valori in fatto di panini e vendicare la memoria dell’amato Zozzone, paninaro ante litteram in via del Governo Vecchio, mai dimenticato e rimpianto da tutti gli ex studenti degli anni ’80, che ancora sognano le pizze con la ricotta e nutella o la crema al tonno scialle, senza reel e idiote smancerie. E invece stiamo qui in coda a farci prendere per i fondelli come tutti, dopo un augusto, glorioso vissuto colmo di leggendarie pagnottelle a strafottere, quale disumana umiliazione. Un ingiustificato entusiasmo aleggia per la panineria, davanti agli occhi di un bodyguard. Era così contento il salumiere quando ci imbottiva i panini all'olio da ragazzi? E aveva una guardia del corpo?
Ad ogni modo sul bancone sono allineate le ciotole con le salse ed i sottoli dalle quali ci teniamo molto lontani. Abituati a pesto genovese fragrante di mortaio e burrate appena scartate, non caschiamo in miscugli vari. Dribbliamo briciole di taralli e ci concediamo un grosso ‘Nicolas’ con cotto, bufala e pomodori secchi. Il ragazzo ripete il mantra di successo “Con mollica o senza?”. Paghiamo 11 euro e 50 a cranio, compreso un brick di acqua microfiltrata e firmata dai due e usciamo sgomitando tra i turisti a farci vedere da Adriano, casomai volesse favorire il nostro pranzo al sacco da ricchi scemi. All'ombra del sacro tempio dell’Imperatore mangiamo la pagnottella un po' confusi. Il pane è buono ma nulla di eccezionale, ottimo il cotto e insapore la bufala. Non male i pomodori secchi. Ma davero tutto sto casino per pane prosciutto e mozzarella? Manco fosse aragosta. E perché i romani, re della pagnottella plebea, ma senza ahinoi il senso della community partenopea, devono aspettare che un napoletano restituisca loro la ciriola? Al panino diamo 4, al servizio 4 alla location 5 - il massimo grazie ad Adriano - al prezzo 3. Noi però il prossimo ce lo mangiamo a Frascati, gonfio di porchetta dei Castelli: meno sceneggiate, niente fila, ce danno pure la Romanella. Chi non è di Roma non po' capì. E quello dopo, visto che ci hanno tolto gli alimentari, ce lo imbottiamo come ci pare al supermercato. E aridateci gli alimentari subito!