Pare che i milanesi detestino il traffico, le attese, lo stupore, l’entusiasmo. Di certo adorano, invece, quel localino che frequentano in pochi, la situazione giusta la sera. Vogliono sapere le cose prima degli altri e impazziscono per l’esclusività. Per questo la Milano Design Week è la Divina Commedia di ogni milanese di nascita o di sorte: non c’è un’altra settimana che mescoli allo stesso modo gioie e rancori sotto la Madonnina.

Eppure c’è quasi sempre un modo per prendere solo il buono e, probabilmente, per questa settimana piena di vita lo abbiamo trovato. Zero file, zero code, zero attese. Partiamo dalle basi. Il primo girone della Design Week si chiama traffico e per evitarlo non basta spostarsi coi mezzi perché non sempre gli eventi sono dietro una fermata della metro: se vuoi vedere il salone come quelli veri devi essere autonomo. Così abbiamo contattato Triumph e ci siamo fatti dare due moto, una Speed 400 e una Scrambler X 400. Mezzi veloci, leggeri, agili. Hanno un motore pastoso e linee giuste per tutto. La Scrambler X è un po’ più alta, la Speed molto comoda. Ecco che il traffico scompare, lo stress da parcheggio anche. Resta il piacere di arrivare agli eventi con la leggerezza di chi sa di poter decollare in un momento verso la tappa successiva senza troppi sbattimenti. In breve, viaggiare così per Milano è come sperimentare il teletrasporto con qualche secolo d'anticipo.
Gli eventi e le installazioni coprono la città e si distinguono in due categorie: con gadget e senza gadget. Per distinguere le due situazioni, manco a dirlo, basta premurarsi della presenza o meno d code interminabili sul marciapiede. Evitare queste spiacevolissime situazioni però è possibile. Noi abbiamo trovato due modi, a volte sovrapponibili e altre insufficienti: uno è il tesserino stampa, la patente da giornalista. Il secondo è l’invito. La mail, l’RSVP, qualunque cosa. Attenzione però, non serve nemmeno avere davvero l’invito, il più delle volte basta mostrare una e-mail. Che potreste anche scrivervi da soli, perché è tutto in come entrate, in come vi presentate, in quanto vi mostrate convinti che passerete senza fare la fila. Nove volte su dieci funziona, specialmente se la mail viene presentata in combo col tesserino da giornalista. Parcheggiare a metri due dall’ingresso, scendere dalla moto e puntare direttamente alla guardia poi aggiunge quel tocco di realismo che non guasta.

Così siamo entrati da Guess. Da Glo. Da Trussardi, in tutto il SuperStudio, da Iqos, da Archiproducts, da Lexus. In tutta onestà siamo entrati anche in un gran numero di padiglioni e locali di cui abbiamo dimenticato nome e brand, lo abbiamo fatto con due Triumph e nessuna voglia di fare la fila. Soprattutto abbiamo girato ogni centimetro del Porta Venezia Design District, con cui per il 2025 abbiamo stretto una partnership. E c’è del buono, in questi eventi. Esposizioni ben ragionate, a volte meravigliose, altre eleganti, magari sfarzose, a tratti enigmatiche. Magari vederne una soltanto può lasciarti quel senso d’insoddisfazione che solo l’arte contemporanea è in grado di produrre, eppure esporsi a un bombardamento di installazioni accende il processo creativo. Dopo qualche ora tra un’installazione e l’altra ti cominci a sentire bene, come più idee, forse più libero. Si dice che il nostro cervello venga abituato, negli anni, a prendere determinate decisioni in situazioni già vissute, quindi a prevedere una gamma di scelte e reazioni sempre più battute, generando quelli che in gergo sono stati battezzati bias cognitivi: davanti a un’azione conosciuta produrremo una reazione già sperimentata. Girare così, con una moto leggera e stilosa, riavvolge le nostre idee, falcia i bias cognitivi: abbiamo più possibilità, quindi più reazioni. È come fare tre passi indietro rispetto a quello che pensavamo di sapere, di fatto è come ringiovanire. Il cervello di certo lo sta facendo.
È questo il grande regalo che ci fa l’arte quando riusciamo ad apprezzarla ed è questo che rende speciale il motociclismo. La testa si accende, le strade si espandono, le possibilità aumentano. Con nuove idee e punti di vista. Ed è un bel viaggio.
