L'incontro-show fra l'ex campione del mondo dei pesi massimi Anthony Joshua e lo streamer improvvisatosi pugile Jake Paul continua a far discutere. Il britannico ha steso senza difficoltà il ventottenne di Cleveland con un gancio alla mandibola costatogli una doppia frattura in cambio di una borsa milionaria. A distanza di giorni dal suono dalla campana si rincorrono le polemiche: Joshua ha graziato Paul per i primi round? Paul è stato coraggioso o solo uno stupido? Ma soprattutto, cosa ha portato lo spettacolo di sabato notte al pugilato? Per fare chiarezza abbiamo raggiunto telefonicamente alcuni dei più grandi campioni del pugilato italiano, per avere un'opinione “dal ring” sul match.
“Veramente poco spettacolo”, ci dice Giovanni De Carolis, ex detentore del titolo dei pesi supermedi Wba e oggi direttore tecnico della nazionale italiana. “Joshua ha camminato in avanti per quattro round, Jake Paul è solamente scappato tentando di fare una tattica alla Usyk che girava e poi rimetteva i colpi ma Jake Paul non è nemmeno l'unghia di Usyk. Ha provato con qualche sporadico gancio destro a prenderlo d'incontro però poi quando Joshua ha accelerato lo ha punito anche pesantemente”. Un match che ha messo sul piatto una chiara differenza di categoria pugilistica fra i due contendenti: “Si è vista la differenza fra un ragazzo che prova a fare il pugilato e un pugile. Per quanto Joshua sia un atleta in fase calante, negli ultimi tempi non brillate, è stato comunque un campione del mondo dei pesi massimi e soprattutto è ancora in attività”. E a chi chiama in causa il presunto coraggio di Paul e i suoi meriti per il movimento del pugilato dice: “Sì Jake Paul ci ha provato ma in realtà sicuramente ora sarà ancora più noto, sarà riuscito a prendere tanti soldi, ma quello che rimane della serata è una performance non di qualità, non è uno spettacolo che ha portato valore al pugilato”. L'unico a cui ha portato valore? Ovviamente Joshua, ma sicuramente economico più che sportivo: “Non lo biasimo ci mancherebbe, ma a livello pugilistico veramente niente. Da una parte si può parlare di rammarico dall'altra è sicuramente business, che però non ha nulla a che fare con il pugilato...”. Un possibile rilancio in vista del preannunciato derby inglese con Tyson Fury? “Un buon payday e nient'altro”, conclude ridendo l'ex pugile romano.
Ancora più duro il doppio argento olimpico e due volte campione del mondo fra i dilettanti Clemente Russo, che tramite messaggio chiosa con un laconico: “Una farsa... ma milionaria”. Infine Patrizio Oliva, oro olimpico a Mosca 1980 ed ex campione del mondo Wba dei superleggeri, dice addirittura di essersi rifiutato di vedere il match, ponendo l'accento su un aspetto, quello del pericolo per l'incolumità di Paul: “Io queste buffonate mi rifiuto di vederle. Infatti non vidi neanche il match contro Tyson. Sono buffonate che mettono in cattiva luce la boxe, che è uno sport serio e pericoloso se si propongono questi tipi di match. Un campione come Joshua contro uno youtuber che non sa neanche la boxe dove abita... Un match di questa portata, un uomo come Joshua che è un grande campione dal pugno pesante, contro un uomo che non conosce proprio la boxe”. Un gioco che avrebbe potuto avere un costo molto più alto: “Un colpo di quella portata contro uno che non ha la percezione di un pugile, non ha i riflessi, la difesa può diventare pericoloso. Perché come si è spaccato la mandibola avrebbe anche potuto avere una commozione cerebrale. Poi succede l'omicidio sul ring, perché poi alla fine quello diventa un omicidio, e diventano tutti quanti paladini della non violenza e dicono che è uno sport da abolire. Quindi queste pagliacciate non si propongono per il rispetto di uno sport serio come il pugilato. Mi rifiuto assolutamente di assistere a questi match perché sono una persona che ama la boxe e questi match la uccidono”.
Poi un appello a Joshua, da un oro olimpico ad un altro: “Sono match da non proporre assolutamente, e anche i grandi campioni come Joshua dovrebbero rifiutarsi. Capisco che guadagnino un sacco di soldi, so che è difficile, però un campione come lui che ha già guadagnato tanti soldi per il rispetto di uno sport di uno sport bello come la boxe che ha praticato, che gli ha dato tanto e che lo ha fatto diventare campione olimpico e campione del mondo avrebbe pure potuto rifiutare...”