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“Che forte Dimarco”: ma ve ne accorgete oggi commentatori e giornalisti? Ecco perché non ha nulla da invidiare a Gvardiol del Manchester City o a Mendy del Real Madrid ed è meglio di Theo Hernandez (Milan), Cambiaso (Juventus) o Angelino (Roma)

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

15 ottobre 2024

“Che forte Dimarco”: ma ve ne accorgete oggi commentatori e giornalisti? Ecco perché non ha nulla da invidiare a Gvardiol del Manchester City o a Mendy del Real Madrid ed è meglio di Theo Hernandez (Milan), Cambiaso (Juventus) o Angelino (Roma)
Ma i giornalisti si sono accorti solo ora che Federico Dimarco è un fenomeno? Noi di MOW ve lo diciamo da tempo, non solo per il suo mancino devastante, ma anche per la sua versatilità tra esterno di centrocampo e terzino sinistro, per la sua resistenza, velocità e progressione palla al piede. E gli esperti di calcio che prima lo criticavano? Ecco perché il giocatore dell’Inter di Inzaghi e della nazionale di Spalletti non ha nulla da invidiare a nomi come Alfonso Davis, Marc Cucurella o tantomeno a Theo Hernandez...

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

Resistenza, velocità e progressione: sono queste le parole che caratterizzano il terzino sinistro dell’Inter Federico Dimarco, estremamente votato alla fase offensiva ma con grande capacità anche nelle fasi di contenimento. È un laterale mancino che si adatta anche (e forse oggi potremmo dire soprattutto) al ruolo di esterno di centrocampo, riportandoci alla mente con la sua falcata e la progressione palla al piede le galoppate del Maicon del triplete. È lui l’uomo osannato, oggi, dai giornalisti e dai sedicenti esperti in materia calcistica. Ma finora dov’erano? Che partite vedevano? È lo stesso uomo che per anni è stato ritenuto solo una banale scommessa dell’Inter, un panchinaro che non si sapeva se un giorno avrebbe trovato il proprio ruolo sulla fascia di San Siro? A quanto pare sì, è proprio lui, quel ragazzo di 26 anni, l’interismo fatta persona, che sta mettendo tutti a tacere. 157 partite giocate, 17 goal e 28 assist da quando veste nerazzurro, con un mancino potentissimo, è lui uno dei pupilli sia di Simone Inzaghi che della nazionale di Luciano Spalletti. Due allenatori molto simili, che stanno usano lo stesso modulo, il 3-5-2. Un modulo, questo, che si adatta perfettamente alle caratteristiche del calciatore, in grado di interpretare quel ruolo come ancora nessuno sa fare sia in Italia che in Europa.

L'esultanza di Federico Dimarco
L'esultanza di Federico Dimarco
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Chi sono i suoi diretti concorrenti? Non lo è Theo Hernandez, non Angeliño, né Cambiaso (nonostante il giovane ventiquattrenne, anche lui in nazionale, sia un’ottima promessa) e non lo sono, all’estero nomi blasonati come Marc Cucurella del Chelsea e Alfonso Davis del Bayern Monaco. In molti sostengono che fuori dall’Inter Federico non sarebbe mai titolare, ma siamo sicuri che sia così inferiore a Gvardiol del Manchester City o a Mendy del Real Madrid? Ecco, noi non ne siamo così sicuri. Anzi, come da tempo sosteniamo, Dimarco ha una centralità nell’Inter perché è forte e perché il suo mancino è di certo il migliore della Serie A, tanto che c’è chi lo ha paragonato a un mostro sacro del calcio come Roberto Carlos. Ma Dimarco ha un solo neo, che non è nemmeno suo, ed è quello della sua provenienza: l’Inter non lo ha preso dal Psg o dallo United, ma è un prodotto made in Italy. Federico è frutto del vivaio nerazzurro, e questa operazione che ci fa capire quanto il calcio debba investire sui settori giovanili e sulle risorse interne.

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