Per Feliciano Lopez, Wimbledon potrebbe essere l’ultimo vero treno per Novak Djokovic. In un’intervista a Sky Sports, l’ex n.12 del mondo fotografa una realtà che forse in pochi vogliono ammettere: oggi il serbo non è più al livello di Carlos Alcaraz e Jannik Sinner. E se esiste ancora una superficie su cui può davvero avvicinarli, è l’erba. “Negli ultimi 18 mesi i numeri parlano chiaro”, dice Lopez. “Djokovic ha sorpreso contro Sinner, lo ha spinto al limite, ma il divario resta evidente. L’erba però è un’altra storia: lì può ancora raggiungere quel livello”. Djokovic, 38 anni, è fermo a quota 24 Slam. L’ultimo lo ha conquistato agli Us Open 2023, mentre l’ultimo Wimbledon lo ha vinto nel 2022. L’anno scorso ha perso in finale contro Alcaraz e, più recentemente, si è fermato in semifinale al Roland Garros, proprio contro Sinner. A Londra inseguirà non solo il titolo, ma anche un primato: diventare il campione Slam più anziano della storia. Ma anche secondo Lopez Wimbledon potrebbe essere l’ultimo scenario utile: “Sull’erba ha ancora margine. Altrove no”.

Certo è che se qualcuno rischia di uscire di scena dal panorama del tennis mondiale, c'è qualcun altro che potrebbe inserirsi in modo ancora più decisivo di quanto fatto finora. Il nome è quello di Jack Draper che, secondo Jonathan Overend di Sky Sports, può inserirsi tra i contendenti. “Sinner e Alcaraz sono davanti a tutti. Subito sotto ci sono Djokovic, Draper, Medvedev, Fritz e Musetti. Draper può fare strada, forse arrivare in finale. Ma vincere? Per farlo dovrebbe battere sia Sinner che Alcaraz. Può riuscire con uno, ma con entrambi oggi è dura”. Intanto, Alcaraz continua a macinare risultati. Dalla sconfitta contro Rune a Barcellona (20 aprile), ha infilato 18 vittorie consecutive. Una striscia che ha cancellato ogni dubbio nato dopo il flop di fine marzo a Miami, quando perse al primo turno contro Goffin. Ed è lì che è cominciato tutto. “Ho ricevuto tantissimo odio quando ho perso a Miami”, ha raccontato. “Invece di allenarmi subito dopo, ho deciso di prendermi una pausa e sono andato a Cancun con la mia famiglia”. Una scelta criticata soprattutto perché era il periodo in cui lo spagnolo non brillava sul campo come invece sta facendo oggi: “Mi hanno attaccato per non essere tornato subito ad allenarmi, per aver mollato. Ma per me quella pausa è stata la chiave: cinque o sei giorni senza racchetta, senza tennis, solo famiglia. Ho spento tutto. Ed è lì che ho ritrovato la testa”.