Jannik Sinner continua a scrivere la storia del tennis italiano. Con la vittoria del suo secondo Australian Open, il campione altoatesino, a soli 23 anni, diventa il primo italiano a conquistare tre titoli Slam, superando il leggendario Nicola Pietrangeli, che si era fermato a due trionfi al Roland Garros nel 1959 e 1960. Il suo trionfo a Melbourne si aggiunge a quello dell’US Open 2024, portando a un impressionante bilancio di 21 vittorie consecutive nei tornei Slam su cemento. Un’impresa che lo proietta nell’élite del tennis mondiale: Sinner diventa il quinto giocatore nell’era Open a centrare una striscia così in questa categoria. A parlarne è Andrea Scanzi, firma del Fatto Quotidiano, che non analizza solo il successo dell'azzurro, ma anche il livello dei suoi attuali rivali. “Strapotere spaventoso, a tratti persino imbarazzante. È il più forte giocatore del mondo per distacco e ormai sembra letteralmente “incapace” di perdere. Jannik Sinner si è confermato ieri campione degli Australian Open, bissando il successo di un anno fa con un match perfetto. In meno di tre ore, Sinner ha meravigliosamente spazzato via in finale Alexander Zverev, tedesco di origini russe detto “Sacha”, con un eloquente 6-3 7-6 6-3. L’italiano non ha concesso nemmeno una palla break in tutto l’incontro, e il massimo che ha ottenuto Zverev in risposta sono stati due miseri “40 pari”. A dispetto delle apparenze, il tedesco era per molti aspetti l’avversario peggiore per Jannik”.
Perché? “Per almeno due motivi. Il primo è che Zverev è il numero 2 del mondo, sopravanzando in classifica sia Alcaraz che Djokovic non perché più forte, ma perché molto più costante. Il secondo motivo è che, nei precedenti, Sinner era sotto 2 a 4, e sono pochissimi i giocatori in vantaggio negli scontri diretti contro Sinner. Zverev, oltretutto, lo aveva già battuto sul cemento, addirittura due volte in uno Slam (Us Open 2021 e 2023). Era in forma, e aveva raggiunto la finale in una parte di tabellone persino più difficile (quella con Alcaraz e Djoko). Nole, in semifinale, si era ritirato con lui dopo aver perso il primo set e aveva detto che in finale avrebbe tifato proprio per Zverev (non per cattiveria nei confronti di Sinner, anche se le sue dichiarazioni sull’italiano sono sempre molto vaghe quando non equivoche, ma in virtù di una profonda amicizia con il tedesco)”. E nell’articolo spiega che “Zverev è sceso quindi in campo con la convinzione di potercela fare: era avanti negli scontri diretti, in ottima forma, numero due al mondo con merito, 23 titoli in bacheca (tra cui 2 Atp Finals) e la grande voglia di conquistare finalmente il primo Slam dopo le due finali perse agli Us Open 2020 e Roland Garros 2024. Ventotto anni ad aprile, un predestinato che forse ha vinto meno di quanto ci si aspettasse, servizio e rovescio devastanti, dritto balbettante e un infortunio grave alla caviglia superato brillantemente, il lungagnone Zverev è uno dei giocatori più tronfi e odiosi del circuito. “Vanta” anche un processo per violenza domestica contro l’ex compagna Brenda Patea (archiviato a maggio 2024 grazie a un accordo extragiudiziale)”.
“Ma il suo talento non si discute. Tutto lasciava presagire che ci sarebbe stata partita. Invece Sacha è stato spazzato via, e la sua frustrazione più totale a fine match – dopo non poche racchette spaccate – esprimeva sin troppo bene quel senso di impotenza che tutti ormai provano di fronte a Sinner. A fine match – prossimo alla lacrime - ha chiosato così: “Speravo di poter essere più competitivo, ma sei troppo più forte Jannik”. Una recensione che fa il paio con ciò che Zverev aveva detto prima della semifinale di Sinner con Ben Shelton: “Ben servirà a 240 chilometri orari, e Sinner risponderà come se gli stesse arrivando una far falla”. Verissimo: contro uno Jannik così serenamente straripante non c’è chance per nessuno. Sinner è al suo 19esimo titolo conquistato. Non ha neanche 24 anni è nulla sembra turbarlo. Tre Slam, quattro Masters 1000, una Atp Finals, due Davis. Tecnicamente migliora di giorno in giorno, mentalmente è granitico e non ha punti deboli (se non le interviste, dove è così mansueto da risultare “noioso” nel suo non avere difetti o anche solo spigoli). Anche ieri tatticamente non ha sbagliato nulla, insistendo impietosamente sul dritto un po’ ballerino di Zverev. In tutto il torneo ha perso la miseria di due set (nel secondo turno e agli ottavi), vincendo tutti i tiebreak giocati. Adora giocare sotto pressione: quando tutti tremano, lui diventa ancora più inarrestabile. Il match più insidioso è stato in ottavi con Rune, quando al terzo set si è sentito male ed è stato lungamente curato negli spogliatoi. Da quel momento non ha più concesso nulla, se non due set point (annullati ovviamente con serenità atarassica) nella prima frazione in semi con Shelton. Sinner ormai può perdere solo contro gli infortuni e il miglior Alcaraz (che ha sì apici inauditi, ma che è pure enormemente più umorale). Neanche il caso doping – che non è ancora chiuso, per colpa della sadica ottusità della Wada – pare scalfirlo. Jannik è una sorta di cyborg gentile, di tiranno garbato, di supereroe normale: ossimori bislacchi ma calzanti, che descrivono - almeno in parte - l’unicità di un ragazzo per nulla dannato e del tutto intriso di talento e perfezione”.