Le notizie sono due. La prima è che Jannik Sinner ha battuto in quattro set (6-3 3-6 6-3 6-2) Holger Rune centrando i quarti di finale degli Australian Open dove se la vedrà con il campione di casa Alex de Minaur. La seconda notizia è che il numero uno del mondo durante il match che si è disputato questa mattina all’alba (ora italiana) ha avuto dei problemi in campo che lo hanno costretto a chiedere il Medical time out. La sospensione della gara, durata poco più di dieci minuti, è avvenuta al quinto game del terzo set sul punteggio di un set a testa e 3 game a 2 per l’italiano. Difficile capire cosa sia successo a Sinner. Le immagini televisive ci mostrano un Jannik debole, con le mani tremolanti e il volto coperto dall’asciugamano. Lui stesso alla fine del match ha ammesso che non si è trattato di un infortunio (ha parlato di malessere) e che prima di scendere in campo ha parlato a lungo con il medico, aggiungendo poi un laconico “non ne voglio troppo parlare, non voglio entrare nei dettagli”. La pausa che ha consentito a Sinner di recuperare la forma non è stata particolarmente apprezzata da Rune. Secondo il danese sarebbe durata più del solito per poi lasciarsi andare a un secco e in vari modi interpretabile: “Non so cosa gli abbiano fatto negli spogliatoi. È rientrato benissimo”. Noi di MOW abbiamo cercato di entrare nella testa di Sinner e anche di immaginarci cosa può essere accaduto in quei dieci minuti di stop. Per farlo abbiamo chiamato Giancarlo Di Maggio, psichiatra e psicoterapeuta e socio fondatore del Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale di Roma.
Giancarlo sei una grande appassionato di Tennis. Sicuramente eri davanti alla Tv quando è successo.
Assolutamente. E da tifoso mi sono preoccupato molto sia per la gara, sia per il futuro del torneo. Conoscendo Sinner, essere riuscito a superare questo momento contro un Rune che stava tenendo botta potrebbe essere una buona indicazione per la continuazione degli Open. Ricordiamoci che sta giocando con sulla testa la spada di Damocle della sentenza (in arrivo ad aprile ndr) legata al caso doping. Serve una tenuta mentale incredibile per farlo.
Ti sei fatto un’idea di cosa sia successo nella testa di Sinner in quei momenti?
Ovviamente non posso pronunciarmi sulla salute psicologica di una persona, senza averci parlato prima in ambito privato e all’interno di un quadro clinico strutturato. Però possiamo fare dei ragionamenti più ampi e generali.
Prego.
Il tennis è uno sport estenuante, si passano ore in campo e si è da soli. La pressione psicologica è alta e le aspettative sono tante. Con queste condizioni accade spesso di scontrarsi con l’ansia e la preoccupazione anticipatoria. Lo scorso anno, per esempio, accadde anche a Musetti di ritrovarsi in campo in preda a blocchi respiratori causati dall’ansia.
Che fare in questi casi?
Bisogna dare voce alle proprie emozioni, riconoscere di essere preoccupati e in un certo senso autorizzarsi a essere ansiosi. Attraverso questo processo iniziano le operazioni regolatorie per potersi calmare.
Com’è fatta l’ansia che colpisce un atleta?
Ha due componenti: una di contenuto e di pensiero in cui l’atleta teme la catastrofe, di non farcela, di fare brutta figura, di svenire in campo. E poi c’è una componente fisica in cui si verificano il respiro corto, l’affanno, il tremore alle gambe, i crampi allo stomaco. Spesso negli atleti professionisti la parte fisica prende il sopravvento e si perde il controllo del corpo senza percepire la preoccupazione e l’ansia. Quando succede si rischia di compromettere la performance e il risultato.
Cosa può essere successo a Sinner in quei dieci minuti di stop? E come ci si rimette in carreggiata riallineando la testa con il corpo?
Prendersi un medical time out ha senso in queste situazioni perché permette di staccare la mente e il corpo dalla performance in corso facilitando uno switch di pensiero che passa da devo giocare bene, ma sto giocando male a devo calmarmi. È plausibile che in situazioni del genere l’atleta con il suo staff faccia operazioni di bottom up (si tratta di partire dal corpo e dalla regolazione delle sensazioni fisiologiche per calmare i pensieri) come esercizi di mindfulness per calmare e regolarizzare il respiro. Un respiro controllato consente di interrompere il circuito dell’ansia e del panico. Un altro esercizio è definito grounding e consiste nel tornare a percepire le proprie gambe forti e ben piantate sul terreno eliminando precedenti sensazioni di tremore e debolezza.
Due esercizi del genere si riescono a fare nel tempo di un medical time out?
Assolutamente sì.
Dopo la gara Sinner ha dichiarato che “è un problema di salute. Qualcosina c’è, ma sto combattendo. Un tuo parere su questa affermazione?
In assenza totale di informazioni mi sembra un’affermazione onesta di un malessere, ma anche privata. È come se dicesse: “C’è qualcosa che non va, ma per ora non mi sento di dire altro”. E mi pare una decisione totalmente rispettabile.