A Mattighofen non ride nessuno. I cancelli degli stabilimenti di KTM sono tornati a aprirsi da ormai due giorni e dalle sei del mattino del 17 marzo (come MOW aveva anticipato già a fine gennaio) gli operai sono tornati al lavoro per la ripresa della produzione. E’ una buona notizia, ma i sorrisi non si vedono, perché la verità è si è ben distanti dalla piena operatività e che il peggio non è ancora alle spalle, anche se qualche segnale importante comincia a vedersi. Quello che non ci si spiega, però, è perché - con un piano di ristrutturazione approvato, la quasi certezza che entro la scadenza di maggio saranno recuperati tutti i 548 milioni di Euro che serviranno per pagare parte del debito ai creditori, con Stefan Pierer che si è definitivamente fatto da parte e i segnali positivi che ci sono – le azioni in borsa continuano a mostrare un drammatico segno meno ogni giorno. E’ come se si respirasse sfiducia intorno alla fiducia e l’impressione è che le garanzie di sopravvivenza (che ora ci sono davvero e sono concrete) non bastino per guardare con prospettiva positiva al futuro.

Ecco perché i due principali investitori, la cinese CF Moto e l’indiana Bajaj (che nel momento peggiore aveva anche anticipato 50 milioni di Euro per salvare il salvabile) vorrebbero provare a spingere verso un vero e proprio percorso di acquisizione. Una prospettiva, questa, che però in Austria non è ben vista, soprattutto dalla politica che teme delocalizzazioni e chiusure. C’è, di fatto, una situazione di stallo, con KTM che da una parte è “tirata” da chi vorrebbe cambiare immediatamente marcia e orizzonti e chi, invece, vorrebbe almeno aspettare il lancio di tre modelli su cui il marchio potrà ricostruire il suo futuro. Si tratta della 690 SMC R, che dovrebbe essere presentata a breve, della 1390 (erede della 1290 Super Adventure) e, soprattutto, della 990 RC R, un missile terra terra che almeno sulla carta dovrebbe far segnare un prepotentissimo ritorno di KTM nel settore delle supersportive.

Ecco, il possibile lancio di una supersportiva (già presentata a EICMA 2024) entro il 2025 spiega anche un po’ la decisione (a molti sembrata folle) di difendere con le unghie e con i denti l’impegno di KTM nel Motomondiale, anche sostenendo spese stimate intorno ai 100 milioni di Euro in due anni. Il nuovo CEO, Gottfried Neumeister e i vertici della casa austriaca sono certi di poter coinvolgere investitori che, sposando il progetto MotoGP, aiutino KTM nella più classica delle operazioni di marketing: utilizzare la vetrina delle corse per generare hype intorno alla 990 RC R. Solo che per fare in modo che tutto funzioni come dovrebbe servono i risultati e non stanno arrivando, perché il prototipo 2025 della RC16 non è competitivo come si era pensato e perché portare avanti lo sviluppo per quattro piloti, in questo momento, richiede risorse economiche e umane che KTM non ha.
Il nodo Pedro Acosta (che nega, ma vorrebbe andare via già dal 2026) non aiuta, così come non aiuta il fatto che Tech3, così legata a doppio filo al team ufficiale, si ritrovi in una situazione di autonomia limitata, con due piloti nuovi che andrebbero maggiormente aiutati. Risultato? Nessuno dei quattro è contento e le dichiarazioni della domenica sera in sala stampa sono più o meno le stesse per tutti. Anche se la sintesi perfetta, probabilmente, l’ha fatta Enea Bastianini: “così è frustrante”. Ecco perchè Pit Beirer continua a ripetere in ogni occasione pubblica che la squadra è alla ricerca di investitori più che di sponsor, ma l'impressione è che in un momento storico di grande incertezza economica non sarà semplice trovare chi sia disposto a sposare un progetto che almeno all'inizio sarà "a perdere" e che in queste prime due uscite della MotoGP non è sembrato neanche particolarmente definito.