E se invece fosse stato lui a picchiare? Il caso è quello di Sha' Carri Richardson, atleta, campionessa mondiale dei 100 metri, fidanzata con Christian Coleman, atleta anche lui, velocista proprio come lei.
All'aeroporto di Seattle, lei lo ha spintonato ripetutamente e mandato a sbattere contro una colonna per impedirgli di allontanarsi: a testimoniarlo, le immagini delle telecamere di sorveglianza. Per questo motivo, la Richardson è stata arrestata e trattenuta per 19 ore dalla polizia con l'accusa di violenza di quarto grado, poi rilasciata perché Coleman non aveva alcuna intenzione di denunciare e le accuse sono cadute. Il motivo dell'alterco? Lui le aveva sottratto le cuffie.
Coleman non voleva passare come vittima, tanto che l'ha difesa pubblicamente, dichiarando che si è trattato di una situazione orribile e che non avrebbero dovuto arrestarla. Quando è emersa la notizia dell'arresto comunque, la Richardson ha preferito annunciare il ritiro dai campionati nazionali.

Quello che stupisce però, come scrive Gustavo Bialetti su La Verità, è che nel frattempo le testate si erano già affrettate a trovare motivazioni per il comportamento di lei, o meglio scusanti. Infanzia difficile, ha scritto il New York Times, in quanto gli atteggiamenti violenti dell'atleta sarebbero frutto di traumi infantili. Altri hanno puntato sul razzismo, sostenendo che sarebbe stata arrestata perché nera e attivista della comunità Lgbt. L'Italia non ha fatto eccezione: anche da noi la notizia è stata riportata seguendo il medesimo trend.
La domanda però, a questo punto è un'altra: fosse successo a parti inverse, cosa ne sarebbe scaturito? Le immagini registrate parlano chiaro e si tratta di un'aggressione. Ma se fosse stato Richardson a spintonare la fidanzata? Quale sarebbe stata la lettura dell'episodio? Probabilmente quella del maschio violento e possessivo, più che dell'infanzia difficile. Magari si sarebbe puntato il dito contro Richardson, andando a scovare nel suo passato episodi che, più che rielare un trauma, andavano considerati elementi premonitori.
Una dietrologia che, come spesso accade, rischia di distorcere la notizia di partenza: esistono anche donne che picchiano e umiliano gli uomini, scriverlo non toglie valore né peso a quelle che, invece, vengono picchiate dagli uomini. Anzi: il vittimismo sull'essere donna, ancora peggio il giustificare tutto perché l'uomo sarebbe violento di base, rischia di saturare il dibattito e anche se finora si èrivelato un efficace strumento di marketing, rischia di diventare un'arma contro le vittime reali.
