A ogni latitudine, da New York a Riyad, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz dominano. Il tennis è nelle loro mani e al Six Kings Slam in Arabia Saudita lo hanno dimostrato ancora una volta. In finale, a giocarsi l’assegno da sei milioni di dollari messo in palio per il vincitore, ci sono ancora una volta loro due. L’azzurro ha battuto prima Stefanos Tsitsipas in meno di un’ora e mezza con un seco 6-3, 6-2, per poi superare Novak Djokovic in semifinale. Il serbo ha detto chiaramente che contro Jannik non aveva scampo: “Sinner è come un treno in corsa, spacca la palla. Ho cercato di resistergli ma è stato troppo forte”. I suoi 38 anni, nelle fasi finali dei tornei, contro atleti come i primi due del ranking sono praticamente una condanna. Ma il carattere lo ha reso il campione che è: “Ho il corpo che ho, sono felice di tutto quello che ho ottenuto, mi piacerebbe avere ancora un anno per provare a dar fastidio a Jannik e Carlos, continuerò a sfidarli”. Alcaraz, invece, ci ha messo un’ora e dieci minuti per regolare Taylor Fritz, il numero quattro del ranking Atp: 6-4, 6-2. Anche questo un match senza storia.
Che i ritmi a Riyad non siano dei più infernali è evidente, anche in quanto torneo non valido per la classifica Atp. Il gettone di presenza, però, è di 1,5 milioni di dollari, dunque vale la pena andarci in trasferta. Tra Sinner e Alcaraz c’è una rivalità che sta già definendo quest’epoca tennistica, ormai è chiaro a tutti. Ed ecco che anche un match di esibizione può servire a mandare un messaggio: Carlos per ribadire il suo posto al vertice del mondo del tennis; Jannik per mettere pressione allo spagnolo. Il problema è ai piedi delle due montagne: chi riuscirà mai a scalarle? Questa è la domanda che si è posto anche Paolo Bertolucci sulla Gazzetta dello sport. La generazione degli Tsitsipas, degli Zverez, dei Rune e dei Draper non sembra avere chance contro i due rivali. Troppo forti, troppo superiori, anche mediaticamente. Alla stampa piacciono i dualismi smaccati e i personaggi di Jannik e Carlos, così diversi tra loro, si prestano perfettamente al copione. La storia si ripete dopo Roger Federer e Rafa Nadal? Manca un terzo uomo, un Djokovic o un Andy Murray. Bertolucci cita Joao Fonseca come possibile incursore, ma serve ancora qualche anno per vederlo lottare davvero ai vertici. Bisogna invece resistere alla tentazione di fare il paragone extratennistico con Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, re indiscussi dello scorso decennio calcistico. Anche al loro apice, infatti, c’erano altri nomi che emergevano con forza: Andres Iniesta, Luka Modric, Xavi, Robert Lewandowski. Campioni degni dei sospiri degli appassionati e dei giornalisti, “ah se solo fossero nati prima o dopo, hanno avuto la sfortuna di condividere un’epoca con due mostri sacri”. Non si può dire lo stesso dei tennisti (Djokovic escluso per ovvie ragioni) alle spalle di Sinner e Alcaraz. Per molti di loro il “momento” pare già trascorso, altri invece faticano a vederlo all’orizzonte. Forse i loro nomi non saranno mai argomento di attualità.