16 febbraio. Per chi è cresciuto a pane e Valentino Rossi è praticamente come la festa del patrono, con la differenza che si andava lo stesso a scuola e, adesso che si è grandi, c’è da andare a lavorare. Se, poi, il lavoro è quello di scrivere e raccontare i piloti e le corse in moto, il 16 febbraio è pura la data dell’immancabile domanda: e ‘mo che cacchio scrivo? Perché su Valentino Rossi è già stato detto tutto quello che c’era da dire. Perché i compleanni da non far passare cominciano a essere pure parecchi e, infine, perché non si sa mai che tono prendere. Quello della celebrazione non va bene perché sarebbe come dargli del vecchio finito, proprio a lui che ancora smanetta e vince pure; quello del “quant ci manca Vale”, invece, meno che mai, perché non lo gradirebbe e perchè la MotoGP è una figata pazzesca anche senza di lui (che poi non è senza di lui, visto che in pista c'è gente cresciuta a fianco a lui e sotto di lui, compreso il vincitore degli ultimi due titoli mondiali e c'è pure un team che porta il suo nome).
Resta, quindi, il taglio da “soliti cazzoni”. Che poi è un po’ quello che siamo noi di MOW, che con Valentino Rossi pilota di auto da corsa ci abbiamo passato pure un intero fine settimana di gara. Con l’occhio che, questa volta, c’è andato sui numeri. Tanto che abbiamo deciso di provare a giocarceli e, già che ci siamo, suggerendoli pure a tutti. 45, 46 e 12. Un terno secco ispirato da quel Vale che ha vinto tanto e adesso potrebbe far vincere pure noi e da buttare, magari, su una qualche ruota del lotto. Suggeriamo Bari. Perché? Perché “Ba” sta pure per Bathurst. E’ lì che Valentino Rossi trascorrerà il suo compleanno per la 12 Ore di Bathurst. Insieme a BMW, insieme a Raffaele Marciello (qui l'intervista esclusiva di MOW) e gli altri del WR Team con BMW, per la prima vera gara del 2024 prima della grande avventura di Rossi nel WEC.
Il 46, insomma, ne fa 45 nel bel mezzo di una 12 Ore. Cioè, a voler esser e proprio precisi, nella prima giornata di prove della prima vera gara con Marciello ad alternarsi nell’abitacolo della BMW con il 46 sul cofano e sugli sportelli. Terno o meno, numeri che si riveleranno azzeccati o meno, c’è però un bel messaggio dentro la storia del 46 che ne fa 45 durante una 12 Ore. E è la storia che forse dovrebbe ispirare tutti noi che siamo cresciuti a pane e Valentino Rossi e che adesso, più o meno coetanei, ci sentiamo pure già vecchi. E magari abbiamo anche cominciato a fare quei discorsi lì sul “non è più come prima”, gli acciacchi e bla, bla, bla, aspettando di andare, tra qualche anno, a guardare i cantieri con le mani incrociate dietro la schiena. Esattamente ciò che Valentino Rossi non ha fatto, nonostante avrebbe più che potuto permetterselo e che, con i guadagni avuti fin qui, potrebbe garantircisi un’altra decina di vite da ricco sfondato. Altro che terno al Lotto.
Spirito da ragazzino e nessuna paura di rimettersi in gioco. A quarant’anni suonati e con la consapevolezza che tutti gli altri potrebbero quasi chiamarlo babbo. Sta lì con l’approccio di chi deve imparare e di quello che ha saputo in qualche modo pure dimenticare chi è stato fino ad allora. Dimostrando che si può diventare grandi anche quando si è già grandi e, paradossalmente, mentre di diventa grandi pure anagraficamente. COn il verbo "giocare" che, quando è inteso come voglia di mettersi in gioco, diventa la chiave che accende ogni cosa: moto, auto, entusiasmo su tutto. Magari con una famiglia nel frattempo messa su e con una normalità che è rara per chi è così speciale. Inseguendo ancora fortuna senza aspettarsela come qualcosa di dovuto. E senza sperare in un qualche Lotto. Quello lo facciamo noi, giocandoci pure i numeri del suo compleanno, come un modo giocoso per dire le uniche tre parole che andrebbero dette oggi: tanti auguri Vale!