Una giornata cominciata troppo presto, finita troppo in fretta. Per Matteo Berrettini l’avventura agli Internazionali d’Italia si chiude al terzo turno, con un ritiro che pesa come un macigno. Sul Centrale del Foro, dopo aver perso il primo set per 7-5 e subito un break in apertura di secondo, Matteo si è fermato. Uno sguardo verso il box, un rapido cenno all’arbitro, la stretta di mano a Ruud. Nessuna scena drammatica, ma ha lasciato lo stadio in lacrime con la consapevolezza nei gesti di chi sa già cosa lo aspetta. Di chi ha capito benissimo, da subito, quale problema si è ripresentato. Ancora non sono note le cause, ma è difficile che non siano gli addominali. È quella la zona che lo tormenta da anni, che gli ha rovinato troppe stagioni, che lo ha costretto a continui stop, rinunce, rientri a metà. E la sua reazione ha il sapore amaro di chi riconosce subito il dolore, perché lo conosce fin troppo bene.

Fino a quel momento la partita con Ruud era stata combattuta, giocata a viso aperto. Ma qualcosa si è inceppato, e il fisico, ancora una volta, ha detto no. Lo stesso fisico che gli ha tarpato le ali quando sembrava pronto a volare, che lo ha fatto sparire dal circuito nei momenti chiave, che lo ha bloccato ogni volta che si riavvicinava alla top 20. Quello che lo ha costretto a risalire la classifica più volte, a ricominciare, sempre con il sorriso. Berrettini, oggi, sarebbe da tutt’altra parte se la sua carriera non fosse stata una continua battaglia contro gli infortuni. E lo sanno tutti. Il talento non si discute. La potenza, la mentalità, il tennis da palcoscenico ci sono. Ma il corpo, spesso, non ha retto il carico del sogno. Poi il bel gesto da parte dell'avversario norvegese, che prima di lasciare il campo si avvicina alla telecamera e, con un pennarello, scrive un messaggio per Matteo: "Mi dispiace, riprenditi presto". Un segno di rispetto e sportività che il pubblico del Foro ha apprezzato con un lungo applauso. Torna Matteo, perché il tennis ha bisogno di te.