Non corre più da un sacco di tempo e niente è più come quando la scena la dominava lui, ma ha vinto abbastanza – più di chiunque altro – da saper riconoscere la sostanza delle corse, che è fatta di quelle sfumature che non cambiano mai. Giacomo Agostini nell’ultimo fine settimana prima del via ufficiale della MotoGP, spolvera i suoi quindici titoli e pure un sospetto: “Pecco Bagnaia è uno che potrebbe essersene fregato”.
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Che significa?
Facile: è uno a cui piace lavorare sui dettagli e utilizzare tutto il tempo a disposizione. Non deve dimostrare niente a nessuno nel breve periodo e non è uno a cui si tappa la vena alla sola idea di una sfida sull’immediato. Quindi ci sta che nei test, sia a Sepang che a Buriram, se ne sia fregato di stare a cercare il gran tempo o di giocarsi un time attack senza lasciarsi niente sul polso. Non possiamo dimenticare come sono iniziati questi test, con tre piloti fuori, tra cui il campione del mondo in carica, dopo appena una giornata di lavoro.
Dici che potrebbe quindi essersi nascosto come sostengono molti dei suoi tifosi?
Io a questa cosa dei piloti che si nascondono non ci credo. Va bene che un po’ di strategia si fa sempre in ogni box, ma il pilota che si nasconde è più una suggestione degli appassionati che una cosa che si verifica veramente. Che interesse ha un pilota a nascondersi? Semmai un pilota, durante i test, ha interesse a concentrarsi su qualcosa piuttosto che su altro e magari fa scelte che possono penalizzare, ad esempio, la ricerca del miglior tempo di quella giornata lì. E’ un discorso molto diverso dal voler far credere di essere scarsi per poi sorprendere tutti rivelandosi fortissimi, anche perché se qualcuno giocasse davvero così si accorgerebbe chiunque nel paddock. Non è che gli altri sono dei creduloni messi lì per caso. Il motociclismo e il nascondino sono due cose differenti.
L’extra motivazione di Marc Marquez a spingere di più e cercare sempre il tempo, allora, secondo te quale potrebbe essere stata?
Magari è stata proprio una scelta fatta insieme e con Ducati, anche se ci credo poco. E’ più probabile che Marquez, essendo comunque il nuovo arrivato e avendo la fame che ha abbia voluto mostrare subito i denti. Non voglio dire che Bagnaia non ha la ferocia dei campioni, ce l’ha e anche tutta quella che serve, ma la dilaziona rispetto a quei piloti che invece la fanno esplodere, mettiamola così. O magari ci sta pure, come ci ha raccontato proprio Marquez, che gli si era messa la canizza, come dicono in dialetto, con il fratello Alex. Marquez è così e non ci sono dubbi che sia un fenomeno. Però tra i due vedo un cinquanta e cinquanta, ognuno di loro ha i suoi punti di forza e punti di debolezza, ma stanno lì. Per adesso insieme.
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Siamo subito finiti a parlare di Marc Marquez e Pecco Bagnaia, inutile che ti chiedo un pronostico. Giusto?
I pronostici prima di cominciare non mi piacciono mai. E comunque non sono mai facili. Di sicuro ci sono un bel po’ di piloti che potrebbero vincere il titolo se andiamo a analizzare il talento puro. Penso, ad esempio, anche a un Fabio Quartararo, che non è che possiamo discuterlo. Certo è che nel motociclismo moderno la moto conta e non poco, quindi sì, se consideriamo tutto il pacchetto anche io, pur con tutte le premesse del caso, direi Marquez e Bagnaia. Poi, però, ci metto anche Jorge Martin, perché è da una vita che dico che un campione del mondo in carica non può mai e poi mai essere buttato fuori dai papabili.
Più per coerenza che per convinzione?
No, no. Lo dico per convinzione, ma è chiaro che Jorge Martin avrà una partenza difficile. Gli è successo quello che gli è successo, non ha avuto modo di conoscere bene la moto, di prenderle le misure, di instaurarci un rapporto e dialogarci, però mi sembra evidente che questa Aprilia ha le idee chiare e che il progetto è buono. Martin è un campione, non ci metterà secoli a trovare il feeling e a mettersi in pari con la sfortuna. Io appena dietro le Ducati ci vedo l’Aprilia, molto più di KTM dove, d quello che leggo, la situazione è un po’ sospesa e al momento il riferimento è solo Pedro Acosta. Un fenomeno, ma in questa MotoGP chi non è un fenomeno?
Chi potrebbe essere la sorpresa?
Sono italiano e da italiano ti dico tutti i nostri piloti. Potenzialmente non ce ne è uno che non sia da mondiale. Sospendo il giudizio su Fabio Di Giannantonio perché è rimasto fuori dai test, poverino, ma sicuramente quel ragazzo ha uno stile che somiglia un po’ a quello di Pecco (lo ha detto anche Uccio) e con la nuova Desmosedici potrebbe trovare il feeling da subito. E poi a Franco Morbidelli e Marco Bezzecchi che gli vuoi dire? Se la sono giocata sempre con quelli davanti e non possiamo dimenticare che Morbidelli nel 2020 ha sfiorato un mondiale mentre guidava per il secondo anno consecutivo la stessa moto. Praticamente la medesima condizione di adesso. Anche quello che ha fatto Marc Bezzecchi e che maturità ha dimostrato è sotto gli occhi di tutti. Chi è in difficoltà, adesso, è Enea Bastiani, ma lì tutto potrebbe dipendere da una situazione anche più grande di lui. Di sicuro è uno che ha già vinto e quindi si ricorda come si fa.
Vedi, in generale, più equilibrio?
E’ quello che spero. Ma ti dirò di più: secondo me è anche quello che sperano i piloti. Al momento vedo ancora le Ducati davanti, ma sicuramente il margine è minore rispetto al passato. Vedere che la strada s’è fatta più corta potrebbe essere una gran motivazione per i marchi avversari per trovare le forze e il coraggio di spalancare ancora di più il gas. Anche il fatto che Ducati ha dovuto in qualche modo accantonare il progetto 2025 è uno stimolo grande.
Pernat, però, sostiene che quella sia stata una diabolica genialata di Gigi Dall’Igna e che più che un passo indietro rappresenta un passo in avanti di due anni. Sei d’accordo?
Carletto è uno da sintesi a effetto. Io non lo so se è così e a volte penso che rivedere qualcosa che hai creato non ti piace mai davvero. Poi, certo, in un altro marchio si sarebbero disperati e in Ducati hanno potuto dire: ‘ok, non funziona come avremmo voluto e quindi recuperiamo il più possibile della vecchia moto’. Hanno un margine di tranquillità che è significativo e indicativo, ma anche lì alle teorie sulle strategie per confondere gli altri non ci credo. Comunque mancano pochi giorni e poi andranno a giocarsela veramente dove conterà mettersi le ruote davanti e lì sarà già da subito tutto più chiaro per tutti.
Chiudiamo: le giapponesi?
Che ti devo dire? Sicuramente una svolta c’è stata e sia Yamaha che Honda stanno dimostrando di prendere tutto molto sul serio e di voler esserci anche in futuro, ma se e quando arriveranno i risultati adesso non può prevederlo nessuno. Il dato di fatto, comunque, è che la situazione è migliore rispetto al recente passato.