Basta poco, nello sport, per passare dal caos alla quiete, dall’esaltazione allo svilimento. Bastano solo nove gare. Per descrivere la storia tra Lewis Hamilton e la Ferrari si usa già una parola pesante: crisi. Giorgio Terruzzi ha descritto così il campione inglese dopo il Gran Premio di Spagna: “Battuto e abbattuto”. In pista e fuori, “nelle comunicazioni via radio” e nelle interviste che deve sostenere per contratto, anche se vorrebbe scappar via, chiudersi chissà dove”. Hamilton è “una star opaca”. I fattori sono molteplici: “(Lewis, ndr) Non riesce a reggere il ritmo di Leclerc; sembra sospeso tra la ricerca della polvere magica utile al fuoriclasse e il sospetto di essere circondato da una squadra che non lo comprende e non lo sostiene”. Ed è comprensibile per Terruzzi la sua insofferenza “quando gli viene chiesto di lasciar passare Charles dopo una manciata di giri”. D’altra parte, però, Hamilton sta giustificando con le prestazioni la strategia del team, dato che “il suo ritmo non è mai brillante e diventa difficile difenderlo quando Hulkenberg con una Sauber non proprio da sparo, lo infila nel finale”.

A Barcellona Hamilton è finito sesto. Leclerc terzo. Un risultato, quello di Lewis, sufficiente a “trasformare i suoi vezzi, gli abiti, le capigliature, da mirabolanti a indisponenti”. Aggiunge Terruzzi sul Corriere della sera che è “un dispiacere star qui ad elencare le promesse mancate di un campione che ha fatto epoca. Protagonista di una lunga avventura in gloria, chiusa da Verstappen 4 anni fa”. Lo stesso Max è stato deludente: solo decimo in Spagna. “La causa: una confusione da Safety car. Un po’ come accadde a Lewis sul sipario del Mondiale 2021 quando perse l’ottava corona in un caos da ultimi chilometri prodotto proprio da una Safety. La memoria vale un sorriso amaro”. Verstappen, nonostante l’errore, “resta il superman di questa F1; Hamilton è un uomo che ha smarrito i super poteri. Mentre resta in ballo, esposto, davanti a una platea che lui stesso ha mantenuto a champagne”.

