Jack Draper si prepara al debutto a Wimbledon con le idee chiare e un obiettivo ben preciso: dar fastidio a Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, i due fuoriclasse che dominano la scena del tennis mondiale. Dopo la semifinale raggiunta al Queen’s e una vittoria su Holger Rune al torneo-esibizione Giorgio Armani Tennis Classic di Hurlingham, il 22enne britannico risponde a chi vuole affibbiargli etichette che lui non ritiene appropriati, e tra queste rientra la capacità data per scontata che lui sia forte sull’erba: “Penso che la gente abbia questo stigma per cui, poiché sono un tennista britannico, allora devo essere incredibile sull’erba”, ha detto dopo il match vinto contro il numero 8 del mondo. “In realtà non gioco mai sull’erba, è difficile. Però ho già battuto giocatori forti come Sinner e Alcaraz su questa superficie e mi sento sicuro: si adatta alle mie armi”. Draper sa però che c’è ancora “devo capire come essere più efficace. Penso che sarà interessante vedere come me la caverò la prossima settimana e ovviamente nel resto della mia carriera”.

Il giovane talento britannico, oggi numero 4 del mondo, si è allenato con l’ex fuoriclasse spagnolo David Ferrer, ex numero 3 del ranking Atp. Un’occasione, come del resto stanno facendo anche gli altri, per limare dettagli tecnici e testare il proprio tennis in vista dello Slam di casa, dove guiderà il gruppo dei britannici per la prima volta da numero uno nazionale. “È una sensazione fantastica”, ha detto parlando del ruolo di guida. “C’è tanto talento britannico nel tabellone, è davvero entusiasmante per il pubblico avere così tante brave persone da questo Paese in gara. Mi sento bene, mi sento pronto sin dalla settimana scorsa. È stato bello tornare a giocare anche sui campi di Wimbledon: sono un po’ più lenti, ti aiutano a sentire meglio il gioco”. Ma nel mirino, inutile negarlo, ci sono sempre loro: Sinner e Alcaraz. “Non so ancora di cosa sono capace, ma aspiro a raggiungere quel livello. Stanno tracciando la strada e stanno cambiando il gioco. Giocatori come me lavoreranno sodo per arrivare a quel punto, questo è certo”. Quanto alla sua superficie preferita? Nessun dubbio: “Il cemento, sia indoor che outdoor, è probabilmente quella che mi è piaciuta di più nella mia carriera finora. Ma spero che anche l’erba diventi una mia alleata. Sto imparando”. E intanto si gode la fiducia ritrovata, un pubblico che lo sostiene e un torneo che potrebbe sancire la sua definitiva consacrazione.