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TENNIS TOTALE CON PANATTA SU MOW: “Sinner e Alcaraz a Wimbledon? Jannik non ha cali mentali, ma Carlos quando è in alto fa cose incredibili. Zverev? Sembrava il predestinato, e invece…”. E sull’infortunio di Musetti e Berrettini...

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

  • Foto: Ansa

26 giugno 2025

TENNIS TOTALE CON PANATTA SU MOW: “Sinner e Alcaraz a Wimbledon? Jannik non ha cali mentali, ma Carlos quando è in alto fa cose incredibili. Zverev? Sembrava il predestinato, e invece…”. E sull’infortunio di Musetti e Berrettini...
Il tennis italiano è ormai sulla bocca di tutti, ma a parlare con cognizione di causa sono in pochi. Noi lo abbiamo fatto con Adriano Panatta, leggenda dello sport. Nell’intervista a MOW abbiamo affrontato i temi del momento: la rivalità tra Alcaraz e Sinner, le prospettive di Musetti e Berrettini a Wimbledon, i pericoli dell’erba e i nomi da seguire. Con il suo stile irriverente e romanamente diretto, ecco tutto quello che ci ha racconta sul tennis di oggi

Foto: Ansa

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

Prima il tennis era uno sport d’elite, i commenti erano riservati a chi effettivamente se ne intendeva. Oggi, invece, anche grazie alla popolarità acquisita dall’intero movimento italiano, sembra che ognuno possa dire la propria, passando spesso anche per l’esperto di turno. Noi però abbiamo avuto l’onore di parlare con chi il tennis lo maneggia davvero: Adriano Panatta. Un’istituzione per gli amanti di questo sport, ma soprattutto dello sport in generale. Un uomo che rispecchia molto lo stile di MOW: molto poco politicamente corretto, irriverente, dice quello che pensa e pensa quello che dice, tanto che persino Aldo Grasso, il critico del Corriere della Sera che non esenta mai nessuno dalle sue critiche, ha avuto parole di elogio sia nei suoi confronti che nei confronti del suo compagno d’avventure Paolo Bertolucci. I due oramai sono una combo letale, sia con il nuovo format in onda su Sky che con il podcast “La telefonata”. Non sempre la pensano allo stesso modo, ma certamente hanno in comune una passione sfrenata e una competenza ineguagliabile. Con Panatta abbiamo analizzato il confronto del momento: la sfida tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner. Gli abbiamo chiesto di Lorenzo Musetti e di Matteo Berrettini in vista di Wimbledon, quali possono essere le insidie dell’erba, i nomi da tenere d’occhio. Provate a leggere questi intervista immaginando la voce dell’ex campione con il suo tono scanzonato, l'accento marcatamente romano e qualche parolaccia che noi abbiamo scelto di tralasciare.

Adriano Panatta
Adriano Panatta Ansa

Cosa pensi della nuova atmosfera che si è creata attorno a Sinner? Prima tutti lo davano per invincibile, e ora cominciano a sorgere dei dubbi. Non pensi che qualcosa in Sinner sia cambiato? Che abbia subito il contraccolpo di Alcaraz?

Le solite cose, non si sa mai come stanno davvero le cose. È normale che succeda, siamo stati abituati troppo bene. Se sia cambiato qualcosa in Sinner non lo so, non credo. Perché se avesse perso su una superficie come la terra battuta o sul cemento, avrei anche potuto pensarlo. Ma l’erba la gente non la conosce. Quando arrivi al primo torneo sull’erba e trovi un giocatore che fa la giornata della vita, è molto insidioso. Ti può scappare la partita. Su un’altra superficie non avrebbe mai perso. Ha perso perché l’erba purtroppo è così. Storicamente è sempre stato così: anche a Wimbledon ci sono sempre state sorprese, è una superficie particolare che ti dà meno margine.

E proprio a Wimbledon Alcaraz punta al terzo Slam consecutivo.

Fa bene. Ma deve puntare solo alla vittoria, non a un buon piazzamento. Esattamente come Sinner. Devono puntare in alto. Sono loro due i più forti. Poi ogni tanto arrivano delle schegge impazzite, tipo Bublik, che si è anche confermato vincendo un torneo. Non è stato un caso. È un giocatore molto pericoloso sull’erba. Chiunque lo incontri a Wimbledon potrebbe avere dei problemi.

E Musetti? Tu lo elogi da molto…

Musetti però non è una scheggia impazzita. Bublik è stata un po’ una sorpresa perché, anche se ha sempre giocato bene e ha grande talento, è un po’ un mattarello. E invece lì ha giocato una partita strepitosa. Musetti ha fatto una crescita costante durante l’anno. Non era una sorpresa: era un giocatore che si stava sempre più avvicinando al livello di Alcaraz e di Sinner. Poi ha avuto un infortunio. Adesso per Wimbledon è un po’ un’incognita, perché non ha giocato sull’erba prima. Vediamo come stanno le sue condizioni. Non lo sa nemmeno lui.

C’è anche Berrettini che torna da un infortunio.

Eh, per lui è ancora di più complesso, perché è rimasto fermo più a lungo di Musetti. Anche quella è un’incognita. Certamente ha il vantaggio che gioca sulla sua superficie preferita, quindi potrebbe avere più facilità. Speriamo abbia due match iniziali abbastanza agevoli, che non incontri subito quei giocatori pericolosi sull’erba che ti possono mettere in difficoltà appena rientri.

Da un punto di vista mentale, oltre che tecnico, quale pensi sia la differenza tra Sinner e Alcaraz? Quali sono i punti più forti di uno e dell’altro?

Sinner è un giocatore che mentalmente parte a cento e arriva a cento. Non ha cali mentali. Mai visti. Può sbagliare una o due palle, ma nei match importanti ha una costanza mentale unica. Alcaraz, invece, ha più alti e bassi. Ma quando è in alto, è straordinario a livello mentale, fisico e tecnico. Riesce a fare cose incredibili. Il tie-break che ha giocato al Roland Garros è stato un momento pazzesco. Con lui è talento, testa, tutto insieme, è un fuoriclasse. Ma anche Sinner lo è. Solo che Sinner è più costante, più lineare. Alcaraz ha dei picchi che fanno cose che sembrano impossibili.

Sembra di essere tornati un po’ alla rivalità che c'era tra Federer e Nadal all'epoca.

Loro due sono un gradino sopra tutti gli altri, non c’è dubbio. Credo, quindi, che se le cose vanno come devono, se la giochino loro due. Non vedo chi possa batterli in modo ordinario. Poi, certo, può uscire uno come Bublik, o se Shelton trova la giornata giusta in cui fa 25-27 ace, batterlo non è facile sull’erba. Lui pensa poco, ha un gioco che si adatta molto, è mancino, serve benissimo, un altro che potrebbe essere molto pericoloso.

Joao Fonseca
Joao Fonseca Ansa

In teoria dovrebbe esserci anche Zverev, che Bertolucci ha mandato a quel paese dopo la partita persa contro Djokovic a Parigi.

Quando Zverev ha vinto Roma qualche anno fa sembrava destinato a diventare quello che poi sono diventati Sinner e Alcaraz. Sembrava lui il predestinato. E invece no. Quando gli altri sono saliti di livello, lui è rimasto lì. Quello che faceva prima, che sembrava straordinario, non è più bastato. Secondo me ha perso un po’ di fiducia, perché di partite ne ha perse tante.

Lui l’altro giorno ha detto: “Merito rispetto, sono comunque il numero 3 al mondo”.

E ha ragione poveraccio. Qui oramai se uno è il numero tre al mondo lo attaccano… ma bisogna pensare che davanti ci sono due fenomeni. E quei due fenomeni è difficile batterli.

Tu sei anche un talent scout, c’è un nome che faresti oggi per il tennis del futuro?

C’è Fonseca. Gioca molto bene. Mi aveva molto impressionato durante la Coppa Davis. Secondo me deve ancora crescere un po’, anche fisicamente. Deve formarsi. Pensa alla trasformazione di Sinner in un anno. Jannik due anni fa era gracilino, sembrava un collegiale alto e magrolino. Ora ha messo su muscoli, è diventato un uomo. Fonseca ha 20 anni, Sinner a quell’età non era come adesso. Bisogna dargli tempo, ma uno come lui secondo me può arrivare a quel livello. Se non ci arriva, poco ci manca. Mi sorprenderebbe se non ce la facesse. Poi dipende da tante cose, ma è quello che vedo meglio.

C’è una cosa su cui però non hai “cazziato” Musetti: l’uso della canotta. Tu sei sempre stato un amante dello stile classico nel tennis.

Vabbè, sono anche antiquato, lo so. Il tennista lo vedo vestito come Sinner, magari con altri colori.

In effetti la moda nel tennis oggi fa perdere un po’ di quell’appeal di una volta.

Vi ricordate quando Nadal si metteva i pinocchietti e la canotta? All’inizio scandalizzavano, poi tutti i ragazzini si vestivano come lui. Le case di moda fanno marketing e ricerca. Io, con la mia età, con la canotta un tennista non ce lo vedo. Ma neanche con la t-shirt girocollo. A Wimbledon però li vedremo tutti vestiti bene, non vi preoccupate, lì è obbligatorio, altrimenti non giochi. Però voglio proprio vedere se metteranno la musica sul centrale di Wimbledon, visto che al Roland Garros l’hanno messa. È uno Slam, ma dicono che va bene. Mah…

Cosa ti manca della tua epoca?

Assolutamente niente. È passato. Basta dire che “mi manca”. Non mi manca niente, so bene come sto. Se uno non vive l’età che ha in quel momento, che fa? Vive di pianti? Di ricordi?

Non va bene. Bisogna sapere chi sei e dove sei. La frase più orribile che trovo è: “Ai miei tempi”.

Beh Pietrangeli la dice spesso...

Ma Nicola ha 93 anni, che pretendete? Ma io quella frase non l’ho mai detta, e non la dirò mai. È una frase inutile. I tempi cambiano, non puoi fare paragoni. Chi gioca meglio? Il miglior Sinner contro il miglior Federer? Non lo sappiamo. E poi, non ce ne frega niente. Pensiamo a Sinner oggi. Abbiamo ammirato Federer e Nadal, ma oggi è un altro tennis.

Hai uno stile molto irriverente. Come ti trovi in questa società dominata dal politicamente corretto?

Nel politicamente corretto ci sono anche delle cose giuste, ma spesso si perde il buonsenso. Tutte le cose estreme mi danno fastidio. L’irriverenza mi diverte molto, così come l’ironia, la satira... è il sale della vita. Altrimenti sarebbe una rottura mortale. Però non bisogna mai mancare di rispetto a nessuno. Uno può dire una cosa forte, ma se la sa dire, non è offensiva. Poi ci sono anche i “talebani” del politicamente corretto, quelli che non ti fanno passare nulla... ma quelli vivono male. Mi dispiace per loro.

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