Sofia Goggia scrive una nuova pagina di storia dello sci, tagliando il traguardo di Beaver Creek con un'esultanza travolgente che la vede ballare la samba con gli scarponi ai piedi. Un gesto che racchiude tutta la gioia di una vittoria straordinaria nel superG di Coppa del Mondo, a soli dieci mesi da un grave incidente che l'aveva costretta a un lungo stop. La 32enne bergamasca si regala la vittoria numero 25 in carriera, la settima in superG, diventando la terza sciatrice azzurra più vincente di sempre. “Sono molto contenta di questa prestazione, rispetto alla discesa sono riuscita a sciare meglio, ho messo in pista un misto fra cattiveria agonistica, tecnica e tanto istinto. Sono grata per essere tornata, è stata una sfida dura nei mesi scorsi, adesso sono ancora qui e all'infortunio non penso”. Sono queste le parole della campionessa che definisce questo successo come “una pietra miliare del mio percorso, che è stato come l'operazione. Ho rimesso insieme curva dopo curva, pezzo dopo pezzo. Alla fine, però, se i pezzi vengono messi bene insieme, escono cose straordinarie”. Abbiamo parlato di Sofia con una leggenda dello sci, Kristian Ghedina, che ha analizzato debolezze e punti di forza della collega, raccontandoci anche aneddoti del suo passato, di quanto lo abbia segnato la morte in pista della madre e delle sue più grandi follie. Poi ci ha svelato, da appassionato di Formula 1 e di motori, chi è il pilota su cui puntare per il 2025. Occhio, perché non è della scuderia Ferrari.
Sofia ha vinto il superG di Beaver Creek dopo essere arrivata seconda nella discesa di sabato. Cosa vuol dire tornare a vincere dopo un anno?
Quando rientri c'è sempre quella voglia di vincere perché lavori per cercare di tornare il prima possibile alle gare. La nostra ambizione è far vedere il proprio valore e cercare di ritornare bene, è sempre l'ambizione e il sogno di tutti gli atleti. Lei è una gran professionista, ha un team alle spalle molto valido, non lascia niente al caso, si impegna sempre al massimo, che è una cosa che mi piace tantissimo di lei. Poi crede sempre in sé stessa ed è fondamentale avere questa convinzione perché tanti sono sempre un po' dubbiosi, lei invece ci crede fino in fondo. Adesso che è tornata, è tornata così bene, ha fatto seconda sabato e vittoria ieri, quindi questo ti dà una motivazione, una carica differente per affrontare il proseguimento di stagione, perché entrare dopo un anno di fermo, sai benissimo qual è il tuo valore e sai che sei competitiva.
Sofia, in riferimento all'incidente di Ponte di Legno, ha detto che questi episodi non capitano mai per caso e che questa volta fa fatica a vedere un insegnamento dall’ infortunio.
Non penso che non tragga insegnamento da un incidente così, anche se lo dice. Ma nella sua testa sa perfettamente che non è così. Ci sono tanti sciatori, atleti in Coppa del Mondo, che cadono anche dopo il traguardo frenando. Perché quando uno taglia il traguardo pensa di essere arrivato ma, fintanto che non sei fermo, è fondamentale insegnare e dire ai ragazzi, gli atleti, che se non sei ancora arrivato, devi stare concentrato fino alla fine. Facendo tutte le cose in automatico, non devi mai perdere la concentrazione. Gli incidenti tante volte succedono perché non sei concentrato su quello che fai, è una cosa più semplice di quello che si pensa; quindi, non hai le attenzioni che devi portare su quello che stai facendo. Vieni giù per inerzia, abitudine, ed è la volta che ti fai male. Lei può anche dire di no, ma anche questo insegna.
Sei figlio di Adriana Dipol, la prima donna maestra di sci di Cortina d’Ampezzo, morta nel 1985 in un incidente sciistico. Sei così sensibile sull'argomento anche per via di questo lutto?
Io sono fatalista. Quando è morta la mamma mio padre mi ha fatto un discorso molto chiaro. Lui è stato un uomo sempre molto duro, rigido con noi, e ci ha detto che chiaramente era un trauma per tutti, per me, per mia sorella, ma che aveva anche impegni economici perché avevamo appena preso il negozio, la casa, dovevamo pagare ancora debiti. Era da solo e ci ha ricordato come la vita purtroppo riservi anche questo, che non si poteva tornare indietro, schiacciare il tasto rewind e cancellare tutto quello che è successo. Purtroppo, fa parte della vita: a noi è successo questo, a tanti altri succedono tante cose peggiori, per cui bisognava solo rimboccarsi le maniche e lavorare, non piangere sul latte versato, cercare di mediare e ovviare a quanto successo. Mia madre è un po' come me, l'incidente è successo per un eccesso di confidenza nei propri mezzi, un po' di leggerezza.
In che senso?
Pensando di essere la prima maestra donna della scuola di Cortina mio padre la teneva un po' a freno perché lei, e anche io sono così, come carattere era molto espansiva, estroversa, sprezzante del pericolo, andava sempre un po' a bomba.
Queste caratteristiche quanto hanno influito, nella tua carriera da campione?
Nel bene ha influito perché comunque un po' di spregiudicatezza ci vuole, anzi ti aiuta in quello che era il mio mestiere, la discesa libera. Però devi essere bravo anche a capire che nella discesa, quando cadi, 9 volte su 10 ti fai male. Devi saper cogliere qual è il tuo limite, avere consapevolezza, praticare tanto e non perdere mai l'attenzione, essere sempre concentrato su quello che fai. Questo io l'ho sempre tenuto in considerazione, forse in base all'incidente che ha fatto mia madre. Quello che faccio può sembrare agli occhi di tutti pericoloso, estremo, impossibile, però quando io decido di farlo, lo faccio e sono convinto, questo è fondamentale.
Sofia ha detto di aver passato molti momenti di sconforto dopo l'infortunio e che se ci ripensa, ancora oggi, le viene da piangere. Quanto ci si mette a riprendersi mentalmente da un infortunio?
È dalle sconfitte e dalle cadute che si impara tanto. Per me è sempre stata una sfida, io sono sempre stato un po' anticonformista, volevo dimostrare il contrario di quello che tutti dicevano di me. Quando mi davano per finito, quando dicevano che non ce l’avrei fatta, che ero spacciato, la voglia di dimostrare che non era così mi ha aiutato tantissimo mentalmente. Lei invece magari si abbatte, ci ripensa, le viene uno sconforto a pensare a quello che è successo, e secondo me questo l'ha aiutata, perché lei ha lavorato, ha una grande forza di volontà. Ognuno è diverso, ma quando i dottori mi dicevano che era lungo il recupero, io ho sempre voluto bruciare i tempi.
Una cazzata che hai fatto nella tua carriera quando non hai ascoltato un parere medico?
Le mie prime due vittorie in Coppa del Mondo, quando avevo vent’anni, le ho ottenute dopo due infortuni con recuperi record. Al mio primo anno, dove ho fatto il mio primo podio in Coppa del Mondo e subito dopo il secondo podio e sono passato in testa alla Coppa del Mondo da sconosciuto che ero, mi sono trovato catapultato in vetta alla classifica davanti ai grandi nomi del discesismo mondiale. Immaginate la stampa, erano pompato, ero considerato il nuovo fenomeno, il nuovo Tomba. Arriva la terza gara e sono caduto. Ho rotto due costole e avuto una commozione cerebrale, andando a impattare contro la rete. Lì ho rischiato anche di tagliarmi la carotide. La rottura delle costole fa male, facevo fatica a fare qualsiasi cosa, a far la pipì, a respirare, a ridere, ma io volevo ritornare velocemente perché mi ero gasato ero considerato il nuovo fenomeno dello sci, l’idolo di Cortina, tutto il paese era al mio fianco e ho rotto le palle ai dottori medica per rientrare. Loro mi dicevano che per una frattura costale ci voleva almeno un mese, ma alla fine ho insistito, il medico mi ha dato l'ok e lì ho vinto la mia prima gara a Cortina dopo soli 14 giorni dall’infortunio. Ma è stato un tripudio perché la mia prima vittoria l'ho ottenuta a casa mia davanti alla mia gente a un rientro dall'infortunio quando nessuno ci credeva.
Hai un rimpianto?
Non sono mai riuscito a vincere una coppa di specialità, ci tenevo tantissimo, e nemmeno una medaglia d'oro, una medaglia olimpica, pur avendo fatto 5 olimpiadi, ed è una cosa che mi sta qui, che mi dispiace un sacco, perché non ho coronato un sogno. Ho fatto una bella carriera, ma non ho messo la ciliegina sulla torta.
La Goggia è effettivamente la sciatrice più forte in questo momento?
È la più forte, però non la più completa. C’è la Shiffrin che ora si è fatta male, però è una sciatrice più completa, va più forte in tutte le specialità, mentre la Goggia va fortissimo in discesa e in SuperG, però non è così forte in Gigante. Per vincere la Coppa del Mondo adesso devi andare forte in tre specialità su quattro, andando fortissimo con due fai fatica. A Sofia manca lo slalom, però ha più le qualità, come le avevo io, da discesista, non ha una forza esplosiva così spiccata, quella che serve per essere forti nello slalom, nelle discipline tecniche. Alberto Tomba, pure avendo una grande massa, aveva una forza esplosiva incredibile soprannaturale.
Che rapporto hai con lei?
All'inizio parlavo un po' con lei, mi diceva che avrebbe voluto imparare da me, ma lei è stata in grado di imparare da sola. Poi parlavo un po' anche con suo padre, però alla fine, siccome non ho più frequentato l'ambiente della Nazionale e non ho mai fatto allenatore, non ho più avuto un contatto diretto con lei, anche se la vedo, la incontro e ci parlo. La stimo molto, mi piace il suo atteggiamento che è quello che avevo anche io, perché dà tutta sé stessa, anche negli allenamenti. Ha però anche una pecca.
Quale?
Ha fame di vittoria, ma la potenza è nulla senza controllo. Va bene essere cattivi, avere fame di successo, però deve anche controllare questa sua esuberanza, e voglia di mangiare tutto. Perché poi, se vai troppo oltre il limite e magari qualche volta lo superi anche, rischi di farti male. Lei si è fatta male tante volte forse anche per eccessiva confidenza nei propri mezzi.
Hai anche un passato nei motori. In Formula 1 chi è per te una promessa per il 2025?
Verstappen è il più forte, poi c'è anche Lando Norris. Ma il mio preferito è Verstappen, anche se è un po' chiuso, non è un comunicativo, ma ha molta fame di successo, voglia di rivalsa. Magari non è così simpatico perché fai fatica a strappargli un sorriso, ed è chiaro che una persona solare, socievole, che ride di più, che fa anche delle battute, piace di più alla gente, però lui è un professionista al 100%.
Un pilota molto simpatico ma anche forte è Leclerc.
Sì, è una bella persona, simpatico, socievole, da retta a tutti, ha una battuta per chiunque, è un bel ragazzo, sicuramente è uno molto amato anche dalle donne. Leclerc è un filino sotto Verstappen, ma la Ferrari, la Ferrari è un po' il sogno di tutte le persone al mondo, è un'icona mondiale. Leclerc deve fare attenzione a non dedicare troppo tempo agli altri a discapito di quello che sono gli allenamenti o la propria concentrazione, altrimenti rischia che vada a discapito della sua professione.
Ora in Ferrari è arrivato anche Hamilton.
Anche lui è un grande professionista, ha vinto tanto e ha dimostrato con i fatti quello che sa fare. Può sicuramente dare un aiuto alla Ferrari, ma anche lui adesso comincia ad avere una certa età, per cui il suo arrivo penso che sia anche un'operazione di marketing. Mi auguro comunque che questa esperienza in Ferrari possa far bene al suo curriculum ma soprattutto a noi tifosi.