C’è qualcosa di inconfondibile nello stile di Adriano Panatta: un’ironia affilata, una passione sincera e quella leggerezza tutta romana che trasforma ogni commento in un piccolo gioiello o in un grande meme. Stavolta l’ex campione di tennis sta facendo parlare di sé per una frase dedicata a Sofia Goggia, una frase che ai “soliti sospetti” è suonata un po’ troppo colorita, o “sessista”, o con problemi legati al genere (o fate vobis).
Ospite della Domenica Sportiva, Panatta ha celebrato il trionfo della campionessa bergamasca nel Super G di Beaver Creek (che sarebbe il torrente dei castori). Con il suo solito entusiasmo, ha dichiarato: “È stata incredibile, Sofia. Oggi ha scritto una pagina bellissima di sport e ha dimostrato di avere degli attributi come un Miura, che non è un nuovo modello della Lamborghini, ma il toro più forte che c’è in giro”. Una metafora potente, taurina appunto, che ha strappato sorrisi e qualche sopracciglio sollevato, ma che – caratterizzazione sessuale a parte – riassume metaforicamente l’impressione che la Goggia lascia in chiunque la veda sfrecciare sulla neve (anche sarebbe da vedere come se la caverebbe un toro a scendere lungo pista Birds of Prey).
Quella di Panatta non è solo un’uscita a effetto, ma una dichiarazione d’amore sportivo. Parla della Goggia come di un concentrato di forza, coraggio e determinazione: “È gagliarda questa ragazza, perché si percepisce chiaramente in ogni metro che scende quanta voglia abbia di vincere”. Ed è proprio vero. Ogni gara della Goggia sembra un tuffo nel vuoto, un atto di fede verso il proprio talento e la propria capacità di rialzarsi, sempre, nonostante gli ostacoli, gli infortuni e i brividi (anche per gli spettatori).
Per Panatta il successo di Sofia a Beaver Creek ha rappresentato qualcosa di unico: “Scendere in quella maniera, dopo tutto quello che ha passato, è stato forse il più bel momento di sport da tanto tempo a questa parte”. Parole che, dette da uno come lui, acquistano un peso speciale.
Eppure, non tutti hanno preso bene il riferimento agli “attributi”. Se da una parte i social hanno applaudito alla spontaneità di Panatta, dall’altra non sono mancate critiche. Alcuni hanno visto nella sua metafora un uso eccessivo di un linguaggio maschile e stereotipato, inadatto a descrivere una campionessa del calibro di Goggia. Ma davvero vale la pena polemizzare su un’espressione tanto genuina quanto innocua? Eroina o taurina che sia, quel che è certo è che Sofia sulla neve di Beaver Creek, come su molte altre nevi, ha lasciato la propria impronta.