Abbiamo tutti ripetuto, come fosse un mantra, che l’Italia non aveva un centravanti all’altezza. Il confronto con le altre squadre di prima fascia a livello mondiale ci sembrava impietoso. Anche solo guardando il nostro girone e i ritmi di Erling Haaland ci sentivamo diversi passi indietro rispetto a loro. Al di là del fatto che ci sono altre squadre, oltre all’Italia, che necessiterebbero di un “nove”, forse anche noi qualche cartuccia da sparare ce l’abbiamo in quel reparto. L’Italia ha vinto 3 a 0 contro Israele, i primi due gol li ha segnati Mateo Retegui. Il primo su rigore dopo che aveva sbagliato l'ultimo contro l'Estonia. L'aveva detto che dal dischetto avrebbe calciato ancora lui. L’attaccante italoargentino è così salito a cinque gol nelle qualificazioni, con due partite ancora da giocare. Buoni numeri, forse non da fuoriclasse, ma comunque un rendimento solido su cui poter costruire un reparto offensivo. Lele Adani lo ha ripetuto più volte in telecronaca: “Questo ragazzo si è preso la maglia numero nove e ora non la molla più”. No, Mateo Retegui continuerà a indossarla, speriamo anche al Mondiale. Fino a poco tempo fa il peso dei gol era tutto sulle spalle di Ciro Immobile, che pur avendo vinto un Europeo aveva sempre dato l’impressione di sentire troppo quella responsabilità. E non sono tantissimi (17) i suoi gol in azzurro. Il record di gol nell’Italia è ancora di Gigi Riva, mentre se osserviamo le altre squadre di pari o superiore livello hanno quasi tutte un top scorer che ha giocato negli ultimi vent’anni o almeno in questo millennio. Harry Kane, Cristiano Ronaldo, Olivier Giroud, Miroslav Klose, David Villa. Solo per fare qualche nome, limitandoci alle nazionali europee.

Qualcosa in attacco, quindi, si muove. Mateo Retegui segna ma fa tanto altro. Sa giocare di sponda, è disponibile nel pressing (il suo, bellissimo, secondo gol viene proprio da una palla recuperata, ed è andato vicino a un assist per Pio Esposito, sempre forzando l’errore degli avversari), bravo di testa e con i piedi. Caratteristiche che negli ultimi due anni, dal suo arrivo in Serie A, ha decisamente affinato. Giustissima, quindi, la chiamata dell’ex ct Roberto Mancini, suo scopritore e primo estimatore. Su Mateo, per le performance non eccellenti dei suoi predecessori, c’erano grandi aspettative, come se da lui dipendessero le sorti dell’intera squadra. Senza esagerare con i confronti (i nomi che abbiamo ricordato sono tutti superiori), Retegui è un attaccante che può ambire a piazzamenti importanti in classifica marcatori. L’anno scorso è stato capocannoniere del nostro campionato con 27 gol, dopo una prima stagione di adattamento, e con qualche infortunio, a Genova, non propriamente una squadra che investe tutto nel gioco offensivo; e infatti Mateo segna solo 7 reti. A Bergamo, però, trova Gian Piero Gasperini, una benedizione per quasi ogni centravanti, e i numeri si impennano. Tanto che la scorsa estate viene acquistato dall’Al-Qadsiah per 67 milioni e uno stipendio di 20 a stagione. Peccato non vederlo più in Serie A né in Champions League. Nel finale di Italia-Israele, poi, Gennaro Gattuso ha schierato Francesco Pio Esposito, che per il momento indossa la “quindici” e siede in panchina. In futuro la speranza è che il titolare possa diventare lui, ma deve ancora crescere molto. “Arriverà il suo tempo”, ha detto il ct. Insomma, c’è vita nel reparto offensivo della nazionale azzurra. Merito soprattutto di un italoargentino con la casacca numero nove: quella dei grandi attaccanti come lui.
