L’Italia vince 3 a 0 contro Israele grazie alla doppietta di Mateo Retegui e al gol di Gianluca Mancini e si giocherà le sue carte ai play off per andare al Mondiale. L’obiettivo minimo che la federazione si era prefissata a inizio qualificazione e che Gennaro Gattuso doveva portare a casa. Il ct ha fatto il possibile, i giocatori hanno risposto. Ora si guarda avanti, ai possibili avversarsi, “e che dio ce la mandi buona”. L’Italia vince mentre fuori dallo stadio i manifestanti pro Palestina si scontravano con i cordoni delle Forze dell’ordine. Udine era blindata con transenne e posti di blocco, barriere in cemento erano state piazzate ai margini del Bluenergy Stadium per limitare l’avanzata dei manifestanti. L’allerta era al massimo livello, il Mossad a fare da ombrello, elicotteri in aria e cecchini sui tetti. Il corteo ha intonato cori contro Israele e contro la decisione della Federazione di ospitare la squadra che rappresenta lo Stato che negli ultimi due anni ha compiuto un genocidio a Gaza. Nella Striscia sono morti oltre duecento giornalisti che erano sul campo per raccontare la verità. Alessandro Antinelli di Rai Sport aveva sulla giacca un fiocco nero ed è stato lo stesso giornalista a spiegare il significato di quel simbolo (che l'Unione stampa sportiva Italiana aveva già chiarito nei giorni scorsi): “Serve a ricordare i 250, tra giornalisti e giornaliste, che sono morti per provare a raccontare quello che un rapporto della Commissione dell'Onu ha definito un genocidio. Questo è un fatto”. Un fatto. Ed è un fatto che una collega di RaiNews24, Elisa Dossi, sia stata colpita da pietre lanciate dai manifestanti e abbia riportato delle ferite per fortuna non gravi. Stessa cosa accaduta a un reporter di Local Team, portato in ospedale per un trauma cranico. La Rai ha diffuso una nota ufficiale in cui ha espresso sostegno ai professionisti rimasti coinvolti negli scontri. La riportiamo di seguito integralmente: “La Rai condanna con fermezza ogni forma di violenza e intolleranza che si è verificata oggi a Udine in occasione del corteo pro Palestina, durante il quale una nostra giornalista di RaiNews24, Elisa Dossi, è stata colpita da una pietra mentre stava svolgendo il proprio lavoro di cronaca all'esterno dello stadio, in occasione della partita Italia-Israele. La collega è stata prontamente soccorsa e si trova ora al pronto soccorso di Udine, dove le vengono prestate le cure necessarie. La Rai esprime solidarietà e vicinanza a Elisa Dossi e a tutti i professionisti dell'informazione che ogni giorno operano con senso di responsabilità e coraggio per garantire ai cittadini un'informazione libera, corretta e completa. La violenza non può mai essere una forma di espressione o di protesta”.

Il messaggio appare sul sito di RaiNews per intero. Del virgolettato di Antinelli, però, non c’è traccia. Come mai? Forse perché le parole del giornalista non erano perfettamente allineate con la narrazione proposta da chi attualmente governa questo Paese? O forse perché ha usato quel termine, genocidio, che tanto infastidisce e preoccupa i sostenitori di Israele? Ma non è compito del servizio pubblico riportare i fatti e rispettare le opinioni che vengono espresse sulle proprie reti? Eppure Antinelli ha parlato in maniera chiara, precisa, senza ambiguità. Ha voluto ricordare i giornalisti uccisi, professionisti colpevoli di aver fatto il proprio mestiere in prima linea, rischiando la vita. Che Italia-Israele fosse più di una partita era chiaro, lo sapeva la squadra, lo sapevamo tutti. Ma che a Gaza fossero morti centinaia di giornalisti era anche questo un fatto noto. E anche RaiNews aveva comunicato i dettagli dell'iniziativa del fiocco nero. Perché, quindi, non riportare quelle parole? A che pro? Basta cercare il nome di Antinelli su Google per trovare il virgolettato. Impossibile pensare che quelle frasi non sarebbero circolate, che la gente non le avrebbe lette sui siti dei giornali o sui social. Dunque quella della Rai è una scelta editoriale, una volontà precisa di nascondere le parole di un dipendente che aveva scelto legittimamente di dire la sua? Torniamo lì: a chi giova tutto questo? Di certo non alla Rai e all’informazione trasparente. Un messaggio, quello di Antinelli, che peraltro stona con quanto sostenuto da Incoronata Boccia, capa dell’ufficio stampa Rai, durante un incontro sui fatti del 7 ottobre promosso dall’Unione delle comunità ebraiche italiane: “Io proporrei che oggi, da questa tavola rotonda, possa emergere una candidatura per Hamas. La vogliamo candidare all’Oscar per la miglior regia a cui noi giornalisti ci siamo piegati senza alcuno spirito critico? Sono stati allestiti set, ci sono state delle immagini, delle inchieste, che hanno provato che quella informazione era propaganda”. Le città ridotte in macerie, i cadaveri di bambini portati in spalla dai padri e dalle madri, le folle che aspettano la distribuzione degli aiuti: è cinema, un gioco di scenografie. Espressioni che si commentano da sole. Meglio rimanere sugli scontri, sulla violenza messa in atto da pochi, riproponendo lo stesso meccanismo che nelle scorse settimane qualcuno aveva utilizzato per mettere in evidenza solo i momenti di tensione tra manifestanti e le Forze dell’ordine, tralasciando il fatto che in piazza c’erano milioni di persone. È più facile parlare degli “incappucciati”, piuttosto che dei motivi alla base di quelle proteste. Meglio parlare di campo e di pallone.

