Quello che si sta per chiudere è stato uno degli anni più infernali e surreali nella storia della Juventus. Qualcosa a metà tra un calvario e qualcosa che nemmeno Eugène Ionesco avrebbe saputo concepire con le sue pièces che si ascrivono al teatro dell’assurdo. Bene, molto bene ha fatto Massimo Zampini a raccontare per filo e per segno tutto quanto e molto altro nel suo nuovo libro Juventus. Un'ossessione italiana (Baldini+Castoldi, Collana Le Formiche); Zampini è abile come sempre nel non far mai venire meno i suoi consueti toni leggeri e ironici, senza per questo fare sconto alcuno a magistrati che dichiarano in pubblico di odiare la Juventus e a tanti altri interpreti di un’ossessione collettiva, che fa rimpiangere una volta di più che il padre della psicanalisi Sigmund Freud non sia tra noi a occuparsene. Non a caso Freud è l’immagine di copertina del libro di Zampini: lo vediamo con ottimo stile vestire la maglia bianconera. Le 256 pagine di Juventus. Un'ossessione italiana ripercorrono le vicende bianconere dal 2006 ai giorni nostri: da Calciopoli alle plusvalenze, passando attraverso le indagini sull’acciaio scadente dello Juventus Stadium, l’esame di italiano di Luis Suarez e tanto, tantissimo altro: un racconto che viene impreziosito dai dialoghi con Giuseppe Cruciani de La Zanzara, tifoso laziale regolarmente scambiato per juventino, in quanto non facente parte dei tifosi delle altre squadre ossessionati dalla Juventus, con Guido Vaciago e Federico Sarica, rispettivamente direttore di Tuttosport e di Gq, con i fondatori dell’associazione Errori Giudiziari e con alcuni giornalisti stranieri. Gran finale affidato all’attore Piero Sermonti, romano e fieramente juventino. Serve sempre ricordare che tutte le società telefonavano agli arbitri ma si è deciso di punirne soltanto una; le plusvalenze sono sempre esistite ma sono diventate reato soltanto quando si è deciso di mettere in mezzo la Juventus. Per tutti gli altri – Inter per quanto riguarda Calciopoli in passato, Napoli per le plusvalenze relativa a Victor Osimhen – si è sempre fatto finta di niente; in ogni caso si può sempre confidare nelle prescrizioni, nella stampa amica (Gazzetta e Corriere dello Sport in primis) e nel circolino twittarolo degli ossessionati, capitanato dai vari Maurizio Pistocchi, Enrico Varriale e Paolo Ziliani. Per tacere degli amici in Lega, in Federazione, nella Uefa, nella Fifa.
Niente di nuovo, per carità. Come abbiamo già scritto, per la Juventus vale sempre e comunque la presunzione di colpevolezza, e allo stesso tempo il Var funziona alla perfezione quando si tratta di decidere contro i bianconeri: venerdì scorso il mancato rigore e il mancato rosso in Genoa-Juventus sono soltanto l’ennesimo capitolo di un accanimento che comunque ha ottenuto come unico risultato quello di rendere la Serie A un campionato di seconda fascia, soprattutto nella considerazione che ne se ha all’estero. Gli ossessionati comunque non si illudano: dopo Calciopoli la Juventus è tornata più forte di prima, con i suoi nove scudetti consecutivi e tutto il resto. Sarà così anche questa volta, forse anche perché la sua è una proprietà vera, solida, non un oggetto in mano a fondi che non ne vogliono non ne hanno mai voluto sapere, per tacere dei presidenti da cinepanettone o di chi non vuole (o non può?) presentarsi alla cena di Natale della sua squadra e deve cavarsela con un videomessaggio registrato dall’altra parte del mondo.