Era il 4 giugno quando il Napoli festeggiava lo scudetto, il terzo della sua storia e il primo dopo quello conquistato nel 1990, quando in maglia azzurra giocava Diego Armando Maradona. Ieri la magia di quel momento sembra essersi dissolta. Il presidente Aurelio De Laurentiis è infatti finito nel registro degli indagati del Pm di Roma con l’accusa di falso in bilancio, la seconda inchiesta dopo quella che aveva portato alla penalizzazione della Juventus. A differenza dei bianconeri, però, non si farebbe riferimento a un sistema di “trattative a specchio”. Il caso attenzionato è quello relativo alla trattativa che portò Victor Osimhen in Serie A. La stella del Napoli venne acquistata dal Lille nel 2020 per circa 50 milioni di euro, senza considerare i bonus. In realtà, già l’anno scorso erano finite sotto osservazione le plusvalenze che portarono nelle case della società i soldi necessari a ingaggiare l’attaccante. In quel caso, era arrivata l’assoluzione in primo grado. La questione del falso in bilancio, però, rimase pendente. Alla procura di Roma sarebbe giunti dei nuovi materiali, permettendo così la riapertura del fascicolo. Il Corriere della Sera riporta che la Figc ha richiesto questi documenti finora sconosciuti: le ipotesi sono che qualcuno coinvolto abbia parlato o che le perquisizioni abbiano scoperto delle nuove zone d’ombra. Al momento, sottolinea ancora il Corriere, non si parlerebbe di intercettazioni. Quando questi documenti arriveranno alla Procura Federale, si dovrà valutare la necessità di procedere e stabilire un’eventuale sanzione. Su X, invece, si sono già scatenate le voci che vorrebbero la revoca dello scudetto. In particolare, sono i tifosi della Lazio, arrivata seconda nello scorso campionato, i più polemici. FanPage.it ha riportato sul suo sito alcuni dei commenti dei laziali: “La revoca dello scudetto del Napoli è sempre più vicina, ricordiamo che la pena deve essere afflittiva, lo avete detto voi signori. Quindi scudetto alla Lazio, va bene così”. Un comportamento sleale, quello della squadra di De Laurentiis, che renderebbe vano lo sforzo di Luciano Spalletti e dei giocatori, protagonisti di una stagione leggendaria che sembra meno smagliante alla luce degli ultimi sviluppi. Ma non è questo l’unico motivo di preoccupazione in casa Napoli.
Un’altra questione tiene banco da qualche ora e al centro c’è ancora Osimhen. Il nervosismo del capocannoniere della passata Serie A è dovuto a un video postato sul canale TikTok della squadra, in cui si ironizzava sul rigore sbagliato nell’ultima gara contro il Bologna, finita con un deludente pareggio. Il video è stato subito rimosso dal canale, ma questo non è bastato per distogliere l’attaccante dall’accaduto. A peggiorare la situazione, infatti, era il seguito della clip: il calciatore appariva come una noce di cocco, mentre una canzoncina in sottofondo ripeteva: “I’m a coconut (io sono una noce di cocco). I’m not a boy (io non sono un ragazzo). I’m not a girl (io non sono una ragazza) e ancora si ripete I’m a coconut (una noce di cocco)”. Stereotipi razzisti e riferimenti all’identità sessuale del giocatore: offese inaccettabili, come ha sottolineato l’agente del calciatore, Roberto Calenda. Il video è solo l’ultimo elemento che si aggiunge alle situazioni tese che hanno visto protagonista il suo assistito. Nei giorni scorsi, aveva fatto discutere la reazione di Osimhen, apparso visibilmente contrariato per la sostituzione effettuata dall’allenatore Rudi Garcia. “Ci riserviamo la valutazione di intraprendere azioni legali ed ogni iniziativa utile a tutelare Victor Osimhen”, ha dichiarato Calenda. Sul profilo X di Fabrizio Romano, è apparso un video che ritrae il bomber nigeriano che evita il saluto di alcuni suoi compagni che lo aspettavano fuori dall’Hotel di Udine, dove la squadra alloggia in vista della partita contro l’Udinese di stasera. Momenti di tensione, dunque, in casa Napoli. Ad ogni modo, la società si è detta serena. Nel frattempo, i tifosi partenopei sperano che entrambe le situazioni si risolvano, per evitare che una stagione leggendaria sia macchiata irrimediabilmente.