Si fa chiamare The Maniac, ha quei modi lì da caz*one impenitente e l’aria spavalda, però Andrea Iannone è un gran signore. Lo sta dimostrando da un po’, tenendosi spesso lontano da polemiche e guai e lo ha dimostrato ancora una volta e di più domenica scorsa, dopo tutto quello che gli è successo a Portimao, nel primo round europeo del mondiale Superbike. Sì, perché se si fa un gran discutere della mossa di Marc Marquez a Austin che ha letteralmente mandato in bambola la Race Direction della MotoGP, non è che i colleghi della Superbike abbiano fatto una figura migliore nella stessa domenica. Anzi, è andata decisamente peggio. Solo che se in MotoGP sono poi ripartiti tutti e tutto sommato nessuno ci ha rimesso, in SBK a fare i conti con l’assurdo è toccato a uno solo: Andrea Iannone. E, lasciatecelo dire, se avesse preso tuti a capocciate l’avremmo anche un po’ capito.

Non lo ha fatto perché è un Andrea che c’entra niente col 29 di una volta. Perché è migliore. Perché è più maturo. Ma pure perché, suo malgrado, ha dovuto imparare a accettare e sopportare. Con lo step ulteriore, adesso, di farlo anche in silenzio o, al limite, con un commento da gran signore. In Gara 2 il pilota di Vasto aveva ricevuto una penalità per partenza anticipata: due long lap da effettuare entro tre e cinque giri. Il primo l’ha fatto, il secondo no, ma perché nel frattempo la gara è stata interrotta per bandiera rossa. Prima della ripartenza sia lui che gli uomini della sua squadra hanno chiesto in ogni modo e a chiunque cosa dovessero fare con quella penalità rimasta sospesa, ma nessuno ha dato risposte. Il tutto davanti alle telecamere della regia internazionale. Poi, una volta ripartiti, al pilota italiano è stato comunicato di dover addirittura effettuare un ride trough. Così, dal nulla. Rendendo di fatto inutile, con soli dieci giri a disposizione, anche il semplice continuare a restare in pista.
“La comunicazione sul Dashboard mi ha segnato penalità ok dopo il primo long lap – ha raccontato - e lì non ho realizzato che dovevo farne un altro”. La confusione è aumentata con l'interruzione della gara per bandiera rossa. Secondo il team manager Denis Sacchetti, la mancata comunicazione da parte della direzione gara ha giocato un ruolo cruciale. “Durante la bandiera rossa – ha spiegato - ho avuto un momento in cui mi sono innervosito, perché non ho ricevuto spiegazioni dalla Direzione Gara su quello che Andrea avrebbe dovuto fare alla ripartenza. Probabilmente già sapevano del ride through, sarebbe bastata una tempestiva comunicazione per informare Andrea, invece che tenerci all’oscuro”.
L’episodio evidenzia una chiara necessità di miglioramento nella gestione delle comunicazioni durante le gare. Ma racconta pure che in questo motorsport, in cui si chiede ai mezzi e agli uomini di essere perfetti, spesso poi a risultare del tutto imperfetti e al limite dell’inadeguatezza sono quelli chiamati a fare in modo che tutto si svolga nella massima trasparenza e secondo regole chiare capaci di garantire la competizione senza mortificare performance e investimenti.