Il calcio è un enorme metafora di qualcos’altro. Della vita, del lavoro, del mercato immobiliare. Fisica e geometria euclidea sono i presupposti invisibili di un buon movimento o di un tiro che finisce all’incrocio. Il profeta Hernanes sta cercando forse l’equazione del calcio? Sul suo profilo social l’ex Inter, Juve e Lazio evoca spesso immagini e simbolismi capaci di sintetizzare il senso di una partita o di un’azione. Per esempio il Psg di Luis Enrique, la squadra più forte del mondo, rappresenta l’ultima tappa della storia del calcio. Il primo mondo: quello dell’attrito, della forza impressa sul terreno per spingere più dell’avversario. Il secondo mondo è quello immaginato da Pep Guardiola, il suo Barcellona è un concetto più che una squadra, la manifestazione sportiva dello Shinkansen, il treno che usa la scienza e non solo la forza motrice. Infine il Psg, il calcio che levita, non corre. Lucho è colui che ha attivato un campo magnetico in cui intenzioni ed emozioni tengono viva la rete di forze necessaria al processo. È la “resonanza”, il movimento senza sforzo, l’automatismo che risulta dall’allenamento e la comprensione totale dei principi di gioco. “Ecco perché il Psg non corre: scivola nell’aria”. Non esiste attrito, solo “il flusso dell’amore” per il calcio.
Uno degli ultimi video è dedicato a Massimiliano Allegri. L’allenatore del Milan è considerato il massimo esperto del pragmatismo, del “risultatismo” in opposizione al “giochismo”. Ma per Hernanes la sua conoscenza “della fisica che governa il calcio” lo rende quasi illegale: il suo Milan, infatti, gioca in tredici, non in undici. Allegri è il comandante di una nave che impiega altri due giocatori oltre a quelli consentiti: Archimede, colui che tiene a galla la nave e si manifesta nelle parate di Mike Maignan e nella difesa “pesante come l’acciaio, che stabilizza lo scafo e non permette alla nave di affondare”. Il secondo uomo in più è Isaac Newton, che “soffia la forza di propulsione”, incarnato da Rafa Leao, Adrien Rabiot e Christian Pulisic. È invece proprietà intellettuale del Profeta la teoria del “falso-titolare”, quella che avrebbe dovuto usare Tudor quando ancora allenava la Juventus. Eppure non può dirsi profeta del calcio moderno. Anzi, va contro i numeri (“si parla sempre di superiorità numerica, mai di superiorità qualitativa”), le statistiche utili ad “abbellire l’ego” e il calcio del capitalismo in cui tutti sono ridotti a funzione. Serve l’integrazione tra vittoria e spettacolo. Torniamo lì, stavolta spostandoci verso un’altra disciplina: questione di chimica e non solo di equazioni. Fino alla politica: “Dobbiamo integrare il calcio capitalista al calcio socialista in cui l’individuo scompare”. Perché alla fine – molto “allegrianamente” – non siamo tutti uguali, “e questo è il bello dell’umanità e del calcio”.
Il protocollo arbitrale della Serie A di questa stagione è l’eclissi della ragione. Rigori dati, non dati, manine che tirano una maglia, pestoni a palla lontana. Il caos. Il motivo lo ribadisce ancora il profeta: “Un protocollo non deve sostituire la comprensione del gioco”. Serve comprendere contesto e dinamica di un’azione, non applicare regole standardizzate.
Lionel Messi nel frattempo è diventato il miglior assistman della storia del calcio. Hernanes lo chiama: “Dale boludo, come stai?”. E ancora: “Se voglio che tu mi riconosca pubblicamente? No, il Profeta è come Batman, gli piace stare nell’ombra per far brillare gli altri”. Messi ha toccato quota 400 assist: “Mi ha ringraziato, perché ho messo un video sul come fare un assist da centrocampo”. In effetti il numero dieci “non sapeva come fare”, doveva sforzarsi di “non guardare l’albero, ma la foresta”. Dal cono d’ombra però emerge l’altro pezzo di cuore di Hernanes: il vino che sta bene col formaggio, il tartufo bianco o una bruschetta. È il suo Ca’ del Profeta, nome della bottiglia e del suo ristorante nel Monferrato. Del resto era scritto nella Bibbia: il vino è il simbolo della remissione dei peccati e del sangue versato. Nelle cantine di Hernanes, invece, quel vino si trasforma in passione. Fermo mai, attivo sempre. Anche il pallone segue la legge di Faraday: se si muove, produce energia.