Daniil Medvedev si è arreso in semifinale a Indian Wells, sconfitto da Holger Rune e costretto ancora una volta a rinviare l’appuntamento con un titolo che continua a sfuggirgli. Il russo, che nelle ultime due edizioni aveva sempre raggiunto la finale prima di arrendersi a Carlos Alcaraz, sperava di spezzare la maledizione californiana. Eppure, proprio nel torneo che sembrava poter sancire la sua rinascita dopo un periodo negativo, la sua corsa si è fermata prima dell’ultimo atto. Ma se in campo Medvedev ha mancato l’occasione, fuori dal campo ha invece fatto centro, con un’analisi tanto schietta quanto scomoda: l’assenza di Jannik Sinner è una benedizione per tutto il circuito. Che il tennis attuale sia senza un vero padrone è ormai un dato di fatto. Dopo anni in cui il dominio era blindato dal trio Federer-Nadal-Djokovic, il circuito è entrato in una fase di equilibrio precario, senza un vero e proprio leader assoluto. L’unico che stava riuscendo a imporre una regolarità vincente era proprio Jannik Sinner, capace di conquistare otto titoli tra il 2024 e il 2025, compresi due Australian Open consecutivi.

E poi, lo stop: la sospensione fino al 4 maggio, che lo terrà fuori dai tornei almeno fino agli Internazionali d’Italia. In sua assenza, però, il dominio non è stato raccolto da nessun altro. Carlos Alcaraz è sempre una minaccia, ma ha avuto anche lui passaggi a vuoto, mentre Medvedev, Zverev e gli altri top player hanno continuato a oscillare tra grandi prestazioni e momenti di blackout. E qui arriva la dichiarazione che ha fatto più rumore. Medvedev, sempre senza peli sulla lingua, ha detto apertamente ciò che molti nel circuito sanno ma evitano di dire: senza Sinner, le possibilità di vittoria aumentano per tutti. “Nel complesso, l'assenza di Sinner, che penso abbia vinto un torneo su due di recente, o forse anche di più, è sicuramente favorevole in termini di risultati per tutti nel tour, non solo per me, letteralmente per tutti” ha dichiarato il russo. Un concetto quasi ovvio, ma che nessun altro aveva osato esprimere in modo così diretto. Alcaraz e Zverev, i principali rivali dell’italiano, non hanno mai fatto un discorso simile. Medvedev, invece, ha semplicemente guardato i numeri e tratto una conclusione logica: se uno vince praticamente sempre, la sua assenza lascia un vuoto enorme e spalanca occasioni per tutti.

Ma qui arriva la seconda parte del discorso, altrettanto onesta. Medvedev ha ammesso che, a conti fatti, il dominio di Sinner non lo ha nemmeno sfiorato, perché i suoi risultati recenti non gli hanno mai permesso di incontrarlo: “Dati i miei recenti risultati, non sono troppo preoccupato da Jannik Sinner. Negli ultimi tornei non l'ho nemmeno affrontato, perché non sono andato abbastanza lontano”. Un’ammissione quasi amara, perché se è vero che l’assenza dell’italiano è un vantaggio per tutti, non significa che sia automaticamente un vantaggio per lui. E Indian Wells lo ha dimostrato. Medvedev si è fermato prima della finale, proprio come Zverev, proprio come gli altri possibili favoriti. Ecco perché, al netto delle dichiarazioni di Medvedev, la vera domanda è: quanto pesa davvero l’assenza di Sinner? Se il circuito fosse davvero pronto ad approfittarne, forse avremmo visto un campione in grado di prendersi il controllo. E invece, almeno per ora, il tennis resta senza un padrone. Con Sinner fuori, nessuno è riuscito a imporsi davvero. E quando tornerà, saranno di nuovo problemi per tutti.