C’è chi invecchiando migliora, è un grande classico. Succede anche ai piloti quando, volenti o meno, smettono di correre: iniziano a vivere senza l’ossessione per la velocità e si alleggeriscono di tutto quell’egoismo che serve ad andare più forte degli altri. C’è anche chi, però, invecchiando lascia per strada la diplomazia, cosa che sembra aver fatto Marc Marquez. Il fuoriclasse spagnolo ha 29 anni - è tutt’altro che vecchio - ma in quest’ultima stagione ha cominciato a raccontarsi diversamente. Merito del nuovo manager forse, fatto sta che nel giro di un anno ha lavorato ad un documentario su sé stesso, usa i social e ad ogni intervista sembra parlare più forte, senza mezzi termini: Honda non fa la moto? ne troverò un’altra. La caduta a Mandalika? Ho pensato di smettere. E così, in una suggestiva intervista con Joaquin Sánchez sul canale spagnolo Antena 3, Marc apre ancora una volta la sua vita al pubblico.
Parte raccontando di come è diventato un pilota: “I miei genitori erano appassionati e io chiesi loro una moto. Non è mai stato forzato, non era tipo 'devi fare il pilota'. Non pensavo mai di correre per farne un mestiere, ma a nove anni sono stato fortunato: mi hanno ingaggiato e mi hanno dato una possibilità. Poi debutti in MotoGP e corri con Lorenzo, Rossi e Pedrosa, i tuoi idoli insomma. Arrivare e batterli nella seconda gara ad Austin… incredibile”. ‘Incredibile’ dev’essere stato anche quello che hanno pensato Rossi, Pedrosa e Lorenzo, costretti a fare immediatamente i conti con il nuovo fenomeno venuto per prendersi tutto. Cosa che Marc Marquez ha fatto dal 2013 al 2019, vincendo sei titoli mondiali (tutti gli anni, fatta eccezione per il 2015) prima dell’infortunio di Jerez: “Sono passato dal credermi un supereroe al ferirmi. Tu sei in pista e da un giorno all’altro per te tutto cambia. Gli errori sono stati fatti dopo l'infortunio. Sono tornato troppo presto, l'infezione non è guarita bene, la spalla era di nuovo malata. Quest'anno, a marzo, ho pensato seriamente di smettere. Il problema alla vista era molto complicato, vedevo doppio”.
Poi racconta cose che un altro pilota (fatta esclusione Charles Leclerc a Muschio Selvaggio) non direbbe: “Quando siamo in griglia e mancano cinque minuti se ti scappa la pipì te la fai addosso. Magari sono due gocce, ma devi farlo”. Infine, inevitabilmente, finisce a parlare di Valentino Rossi. Mentre Joaquin gli suggerisce un “Valentino trincame el pepino”, Marc racconta così il suo punto di vista: “Mi piace la rivalità. Se non c'è rivalità mi annoia, ci deve essere uno stimolo ed è quello che ti fa crescere. Oggi c'è molto buonumore, mentre con Valentino Rossi è stato come un divorzio. Quando mi negano il saluto, io divento indifferente. Cosa è successo? Se sei Messi non cerchi il contatto, non vuoi che il gioco si surriscaldi; quando ti senti un po' inferiore invece cerchi il contatto. Rossi voleva che l'atmosfera si scaldasse per evitare che Lorenzo vincesse. Non me la sento di riconciliarmi con Rossi. Lo stimo molto per tutto quello che ha fatto per il motociclismo, ma questa è la realtà”.