Parigi, città dell’arte e del genio, sembra fatta su misura per Lorenzo Musetti. I suoi boulevard, le luci e il rosso del Roland Garros sono lo scenario ideale per il talento affrescato del toscano, che qui ha vissuto alcuni dei momenti più intensi della sua carriera: gli ottavi di finale raggiunti nel 2021 e 2023, il bronzo olimpico vinto un anno fa, e ora i quarti contro Tiafoe con vista su Alcaraz. “Qui ho sempre fatto bene e ovviamente ci metto anche i Giochi, è il campo dove mi trovo meglio. Mi piace molto, ho sempre espresso un ottimo tennis e ho giocato alcune delle partite più belle della mia carriera. Inoltre, le ultime settimane mi hanno dato fiducia, speranza e la consapevolezza che sto lavorando nel modo giusto”. Finale a Montecarlo, semifinali a Madrid e Roma, 27 vittorie e 5 sconfitte sul rosso dal luglio 2024. Agli ottavi, il primo successo Slam contro un top 10: Rune. Musetti oggi non si limita a sperare, punta dritto alla gloria. “La posizione in classifica devi dimostrarla ogni volta che scendi in campo. Dopo questa stagione su terra mi sento pronto per andare a vincere il titolo, è un obiettivo. Sono venuto qui con l’ambizione di andare il più avanti possibile e di provare ad alzare la coppa. Fisicamente mi sento pronto a ogni tipo di battaglia ed è per questo che ho l’ambizione di poter andare avanti”.

C'è stato un tempo in cui Lorenzo era quello talentuoso ma fragile: “Ero quello che non si sporcava le mani, che aveva talento ma buttava via partite già vinte. Per una parte della carriera, forse è stato vero. Ma adesso ho un’altra attitudine, un’altra consapevolezza. Con le vittorie, è scattato un clic”. Quel clic, oggi, è il suo vero X Factor. Musetti ha fatto un cambiamento profondo e visibile, non solo tecnico ma soprattutto caratteriale. È diventato grande, dentro e fuori dal campo, e questa evoluzione mentale è ciò che gli consente di stare con naturalezza tra i grandi del circuito. Tutto parte da Carrara, casa della nonna Maria e del muro dello scantinato contro cui passava ore con papà Francesco: “Non posso rinunciare ai suoi gnocchi, le lasagne, le crepes salate” raccontava. Tennis nel sangue e gusti vintage: dai Led Zeppelin a De Niro e Battisti, passando per Federer come idolo assoluto. A guidarlo da sempre Simone Tartarini, affiancato da Corrado Barazzutti.

Il salto di maturità definitivo arriva con la nascita di Ludovico, il 15 marzo 2024, avuto con Veronica Confalonieri. “Penso che con la semifinale a Wimbledon l’anno scorso ho capito cosa mi servisse a livello Slam, non solo in termini di allenamento fisico, ma anche di routine giornaliera. Prima di Parigi ho trascorso qualche giorno a casa con la mia famiglia per ricaricare le batterie. È stato sorprendente avvertire questo clic proprio dopo Montecarlo”. Oggi Musetti è tranquillo. Sembra tutto normale, ma è diventato grande. “Sto giocando il mio miglior tennis e mi sento molto preparato fisicamente. Sono orgoglioso di come mi sono comportato contro Rune, soprattutto nei momenti di difficoltà. Negli Slam è normale che ci siano alti e bassi, ma è con il lavoro e la consapevolezza che si supera tutto”. Il servizio è più potente e vario, il dritto rapido e preciso, il rovescio resta una meraviglia. Contro Tiafoe si gioca un posto in semifinale, ma la vera partita, quella con sé stesso, Lorenzo sembra averla già vinta.
E il confronto con Carlos Alcaraz è lì, inevitabile e persino stimolante. L’uno è fuoco e muscoli, l’altro è pennello e cervello. Il murciano ha bruciato tappe e conquistato Slam, ma Musetti ora lo insegue con consapevolezza nuova e senza più sensi d’inferiorità. “Carlos è uno dei migliori, ma adesso sento di potermela giocare alla pari. Siamo cresciuti insieme e so cosa serve per batterlo. L’ho visto da vicino, anche nei momenti difficili. E oggi so che posso arrivare al suo livello”.