Francesco Acerbi sta facendo ritorno a Milano dopo essere stato escluso dal ritiro della Nazionale di Luciano Spalletti. Il motivo? Una presunta frase razzista ai danni del difensore del Napoli Juan Jesus, detta durante Inter-Napoli (gli avrebbe rivolto l'insulto che inizia per N ed è legato al colore della pelle). C'è qualche giustificazione che si può trovare al comportamento di Acerbi? È giusto che sia stato mandato via dalla nazionale? Abbiamo chiesto questo e altro alla giornalista sportiva di lunga data Paola Ferrari: “Mi dispiace che sia successo proprio ad Acerbi, che sa cosa vuol dire la parola sofferenza, ma mi ha colpito la sua superficialità. Mandarlo via dal ritiro della Nazionale è giusto, sia per stigmatizzare il gesto, sia perché lui ora ha bisogno di serenità”. Poi la giornalista fa un parallelismo tra Acerbi e Chiara Ferragni, entrambi con una grande popolarità: “La popolarità è anche un peso e una responsabilità. Sulla Ferragni sono durissima, perché chi lucra sui bambini malati deve pagarne le conseguenze”. E in che momento è il nostro calcio sempre più ricco di episodi di cronaca che di campo? Tra un Massimiliano Allegri “presuntuoso” che discute con il giornalista Gianfranco Teotino, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis “pittoresco” e l'ormai ex allenatore del Lecce Roberto D’Aversa che tira una testata a un calciatore…
Paola Ferrari, come giudica l’episodio di presunto razzismo di cui si è reso protagonista Acerbi ai danni di Juan Jesus in Inter-Napoli?
Non giustifico il momento di nervosismo di Acerbi, perché i calciatori hanno una responsabilità e sanno perfettamente che qualsiasi cosa dicono in campo viene ripreso dalle telecamere. Non a caso vediamo spesso i giocatori con la mano sulla bocca mentre parlano, per cui sai che, se dici una cosa del genere, oltre a offendere una persona, questa cosa poi viene riportata e poi diventi il famoso cattivo esempio. Mi dispiace che sia successo proprio ad Acerbi, che è un ragazzo con un passato non facile dal punto di vista della salute e che sa cosa vuol dire la parola sofferenza. Mi colpisce la sua superficialità in un momento del genere.
Perché allora lo stesso Juan Jesus ha detto che quello che succede in campo rimane in campo?
Perché tra i calciatori ogni tanto c'è un patto d'onore. Si sa che in certi momenti di nervosismo questo può succedere. Purtroppo, nel calcio italiano stiamo assistendo a un periodo di nervosismo dilagante che sfocia in atti e parole molto gravi da parte dei protagonisti.
A che cosa si riferisce?
Basta pensare a Juric che dice “ti taglio la gola” a Italiano. Piuttosto che quello che è successo a D’Aversa che ha tirato una testata a un calciatore. Siamo in un momento in cui questi protagonisti, che hanno milioni di follower e milioni di supporter in tutto il mondo, devono prendersi le proprie responsabilità. Mi è piaciuto molto quello che ha detto Lele Adani a La domenica sportiva, quando ha detto che, conoscendo Acerbi, lo invitava in trasmissione a chiedere scusa, proprio perché davanti a delle telecamere, questo avrebbe avuto una valenza molto più importante. Non avrebbe cancellato quanto successo, ma avrebbe attutito la negatività di questo avvenimento, facendo capire ai ragazzi che queste cose non devono più accadere nel terzo millennio. Il calcio è da sempre in guerra contro il razzismo e deve rispecchiare i valori di appartenenza, inclusione e rispetto.
Quanti altri Acerbi ci sono che però non vengono smascherati?
Oramai non è più possibile per i calciatori. Agli arbitri sia in Italia che in Europa è stata data ampia possibilità di essere attivi su episodi di questo genere. Gli episodi di calciatori che si insultano fa parte purtroppo anche delle dinamiche stesse del calcio, ma il razzismo è un'altra cosa, è un qualcosa di più profondo che non si può assolutamente giustificare. Dall'anno della testata di Zidane a Materazzi sappiamo che cosa si dicono i calciatori in campo, sono passati quasi vent'anni. I calciatori lo sanno e devono essere responsabili.
E come mai l'arbitro non ha interrotto la partita?
Perché probabilmente non ha visto, lo metterà nel referto e gli è stato probabilmente riferito da Juan Jesus. Poi è stato mandato via dal ritiro della Nazionale e lo ritengo giusto, in primis perché è un gesto che deve essere stigmatizzato. In secondo luogo, perché penso che Acerbi stesso si senta profondamente in colpa ed è giusto dargli in questo momento serenità. Ma qualcosa di importante va fatto e quindi Acerbi dovrebbe chiedere scusa pubblicamente. Quello che diciamo noi giornalisti per i ragazzi ha un peso, ma quando a parlare sono i calciatori il peso è nettamente maggiore. Se Acerbi mandasse un messaggio importante. si potrebbe trasformare un qualcosa di brutto in un episodio significativo. Questo si collega anche al discorso di Chiara Ferragni.
In che modo?
Quando si diceva che lei non vedeva o non sapeva: quando hai una certa popolarità non puoi essere giustificato. La popolarità è anche un peso e una grossa responsabilità. Mi dispiace ma io sulla Ferragni sono durissima, perché chi lucra sui bambini malati deve prendersi le proprie responsabilità. Io non sono una giustizialista, ma credo che se sbagli devi pagare. Lei è consapevole e deve essere responsabile degli atti che commette: quando si parla di bambini malati non ci può essere un doppio senso o un diverso modo di interpretare le parole. È impossibile pensare di non essere chiari sulla comunicazione su una questione così delicata, a maggior ragione per una donna che vive di comunicazione. Lei è una donna che mi piace, ma sulla beneficienza non si può scherzare. Noi dobbiamo essere anche pedagogici, per cui insegnare dei valori. Come non può accadere per la Ferragni, non può accadere nemmeno per giocatori di questo calibro.
A proposito di comunicazione e giornalismo, come valuta l'atteggiamento dei Massimiliano Allegri nei confronti del suo collega Gianfranco Teotino?
Purtroppo, non è la prima volta che succede e spesso alcuni giornalisti sportivi sono troppo indulgenti nei confronti di calciatori e allenatori. Non è sicuramente il caso di Teotino, è accaduto anche la settimana scorsa in un faccia a faccia tra Marco Mazzocchi e il presidente della Lazio Lotito. All'estero la stampa è sicuramente più rispettata, negli Stati Uniti, per esempio, è difficile che una cosa del genere possa accadere. La stampa è la voce del pubblico, quindi nel momento in cui ti si fa una domanda devi avere l'educazione di rispondere. La brutta figura alla fine l'ha fatta Allegri e non Teotino, perché il collega ha fatto una domanda assolutamente lecita e, in ogni caso, devi essere pronto a ricevere qualsiasi tipo di domanda. Bisogna avere sempre rispetto e non dimenticarsi del confronto con chi ti pone delle domande, che altro non vuole se non portare il tuo pensiero agli occhi del pubblico. Quindi Allegri non ha mancato di rispetto solo al giornalista, ma ha commesso un fatto molto grave soprattutto per il pubblico. Sappiamo tutti che c'è tensione dopo le partite, ma Allegri ha un'esperienza così importante tale da conoscere il peso delle parole che dice. Quello che è accaduto è un segno di arroganza inaccettabile, che non credo sia stato tollerato neanche dal pubblico juventino.
Ha parlato di intolleranza come valuta gli ultimi episodi che hanno coinvolto Aurelio de Laurentiis?
Rappresenta il momento di tensione esagerata che sta vivendo il nostro calcio. Dovremmo avere sempre piedi per terra e capire che i problemi al mondo sono altri, anche se attorno al calcio ruotano tantissimi interessi economici. De Laurentiis è un personaggio un po’ particolare, con il quale è sempre pittoresco confrontarsi. Ha certamente sbagliato, ma questo rientra nel fatto che la stampa deve purtroppo sempre difendere la propria dignità davanti a certi atteggiamenti.