Francesco Bagnaia viaggia serafico verso l’11° vittoria della stagione, traguardo raggiunto soltanto da altri tre piloti nella storia della MotoGP. Lo fa dopo aver pienamente accettato l’idea di avere tutto da guadagnare nella domenica di Barcellona, quando per portarsi a casa il terzo mondiale in fila, quarto in carriera, dovrà vincere la gara e sperare che Jorge Martín faccia peggio di 9°, o arrivare secondo con il rivale più che 14°. In breve: Martín deve sbagliare di brutto. Un problema grave, una scivolata. Pecco questo lo sa bene e decide di sbattersene, di cancellare tutto il resto vivendola come l’uomo che è: il numero 1.
Perché è inutile fare strategie e grandi calcoli quando questo sport meraviglioso e crudele si decide sempre per un nulla. Come la scivolata in Malesia, o quella proprio a Barcellona nella Sprint di maggio, all’ultimo giro. Pecco sa che così sono le corse, a volte volerlo e prepararsi al meglio non basta. “Ho vinto la Sprint, ho fatto la pole position e l’obiettivo era quello di portare il mondiale a domani, quindi l’obiettivo è raggiunto. Siamo a un livello incredibile, anche se Jorge fosse in difficoltà o andasse più piano finirebbe secondo o terzo”, ci ha detto con grande leggerezza.
Gli ultimi calcoli Bagnaia li ha fatti proprio durante la Sprint, quando ha seguito la gara di Martín dai maxischermi lungo la pista facendo due conti sui punti: “Non avevo la necessità di spingere così tanto oggi, potevo gestire molto e sapevo che Jorge non avrebbe preso rischi, quindi potevo andare più piano e aprire comunque il gap. È stato quello che mi ha permesso un po’ di controllare più cose, provare delle mappe… ne ho bisogno per domani!". L'ultima volta che Pecco aveva 'provato delle mappe' era stato durante il GP della Malesia a Sepang, quando (a 7 giri dalla fine) ci era quasi sembrato che stesse facendo strategia su Jorge Martín, secondo con distacco. La verità è che, se stesse facendo strategia, la starebbe facendo in maniera estremamente sottile. Nel frattempo scherza e minimizza: "Spero solo che otto piloti si mettano in mezzo! (ride,ndr.) All’ultimo giro ho pensato alla mia caduta nella Sprint a maggio, così l’ho fatta pianissimo. Io voglio divertirmi, voglio vincere. Non è compattare il gruppo che può fare la differenza, anche perché i piloti che aveva dietro Martín (Alex Marquez, Aleix Espargarò, ndr.) non credo lo avrebbero passato”.
Qualcuno gli chiede quali siano stati, degli otto zeri tra Sprint e GP, i peggiori, i più gravi, quelli che sente di aver pagato di più: “Quello che mi pesa di più è lo zero di Silverstone, quando sono caduto dopo tre o quattro giri. Quattro errori di questi sono stati per colpa mia: una volta ho rotto una cosa sulla moto, tre volte mi hanno fatto cadere. Le altre quattro volte invece sono state… Misano, Barcellona… a Barcellona l’errore più stupido. E poi Malesia… ma dove ho fatto l’errore più grande è stato Silverstone”.
A questo punto il telefono di Artur, il suo addetto stampa, comincia inspiegabilmente a suonare Lo Que Pasó, Pasó di Daddy Yankee, letteralmente quello che è successo, è successo. Risate. Pecco se la gode, ci dice che ha finito il Lego della Batmobile con cui si è tenuto impegnato nelle ultime due sere: “Stanotte boh… vado a Barceloneta”. E domani, con leggerezza, si affiderà al destino, ben conscio del fatto che le corse con lui sono sempre state generose.