Non è stato un addio annunciato, ma è sembrato tutto pronto per esserlo. Fabio Fognini, 37 anni, ha lasciato il Centre Court di Wimbledon tra gli applausi dopo oltre quattro ore di un match spettacolare contro Carlos Alcaraz. E a raccontare cosa c’è stato dietro, dentro e intorno a quella giornata, è Flavia Pennetta alla Gazzetta dello Sport. La moglie, la campionessa, la madre dei suoi figli, l’ex tennista che dieci anni fa disse basta con un trofeo in mano, agli Us Open 2015: “È stato un momento bellissimo dopo una partita favolosa. Ha ricevuto l’ovazione dello stadio, anche dai giovani campioni. È stato bello vedere in lui quello spirito e quella voglia di lottare”. In tribuna, oltre a lei, c’erano due dei loro tre figli, Federico e Farah. E proprio Federico, confessa Pennetta, non ha rinunciato a dire a Fabio “Papà, tu sei molto bravo. Però lo sai che con Carlos perdi, vero?”. Flavia ride. “È stato bravo, si è goduto la partita, ha fatto il tifo. C’era anche Farah, che però aveva il tablet silenzioso e guardava i suoi cartoni. Mi chiedeva ogni tanto: ‘Quanto stanno?’. I ragazzi sono molto orgogliosi di lui”.

Una volta finita la partita ha optato per famiglia e birrette. “Eravamo tutti distrutti, abbiamo cenato in famiglia. Noi grandi ci siamo anche presi un paio di birrette per stemperare la tensione. Quando siamo rientrati a casa eravamo buttati ovunque a dormire, divani, letti. Io poi sono partita all’alba ma Fabio si è svegliato per sapere se la macchina era arrivata, se ero all’aeroporto. È molto premuroso”. Poi racconta il momento che tutte le telecamere del mondo hanno ripreso, quello in cui Alcaraz ha dedicato a Federico la sua maglietta. “Certo che gliel’ha data. E pure con dedica. Carlos è una persona molto carina, e poi si sa che Fabio ha il cuore per metà spagnolo. Poi conosce Alcaraz da sempre, così come i componenti del suo team”. E quando Alcaraz scherza dicendo che Fabio potrebbe giocare fino a 50 anni, Flavia lo riprende: “Gliel’ho detto: non ci provare, l’ho sgridato. Che poi gli mette in testa idee strane”. Ma Fognini ha detto chiaro che si prenderà qualche giorno per riflettere, per decidere se chiudere qui o portare a termine la stagione: “Sì, faremo anche una vacanza tutti e cinque insieme in cui ne approfitterà per riflettere, lontano dai campi. Ma credo che dentro di sé lo sappia già. Poi è sempre difficile passare dal pensiero all’azione quando si tratta di chiudere una carriera che ti ha accompagnato tutta la vita. Penso sia appagato, che la sua decisione l’abbia presa. Io, comunque, lo sosterrò qualunque siano le sue scelte”.

Pennetta ha salutato il tennis con il trofeo più importante della carriera in mano. “Ero appagata, soddisfatta. Ero in pace con quel trofeo in mano e mi è venuto spontaneo dire basta. Djokovic, ad esempio, è talmente competitivo che non smetterebbe mai. Io dopo una gioia come quella della vittoria olimpica, che Nole ha inseguito tutta la carriera, avrei detto basta”. E se il futuro di Fabio fosse in Tv, come talent? “Lo vedrei sicuramente bene, perché capisce il gioco, lo sa spiegare. Non ha paura di dire le cose come stanno, di dare il proprio parere spassionato”. E come coach? “Certo, ha un grande occhio. Riesce subito a capire se un giovane ha talento. Naturalmente non lo vedo come ‘maestro’, ma penso che all’interno di un team potrebbe dare sicuramente un suo contributo”. Infine, il commento su Matteo Berrettini, che a Wimbledon ha detto di sentirsi svuotato, esausto, e ha chiesto tempo per sé: “Penso siano situazioni diverse e dipende da cosa uno sente e quali obiettivi ha. Matteo credo sia entrato in una spirale negativa, un malessere mentale che poi si riflette sul fisico. Guardandolo in campo ho visto che aveva un atteggiamento negativo, a testa bassa. Deve ritrovare l’equilibrio, con i suoi tempi e nei suoi modi. Ma il suo tennis può ancora essere competitivo”.