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La verità di PSG-Inter è che comunque vada a vincere la finale di Champions sarà l’Italia. E no, un Pallone d’oro non è robetta

  • di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

31 maggio 2025

La verità di PSG-Inter è che comunque vada a vincere la finale di Champions sarà l’Italia. E no, un Pallone d’oro non è robetta
Salutato quattro anni fa circa con rancore dai tifosi milanisti (che stasera si aggrappano a lui!), Donnarumma oggi guida i francesi con sicurezza e autorevolezza. Lui che, appena arrivato a Parigi, si trovò mezzo spogliatoio contro e Navas a negargli l’automatica titolarità. Se la coppa sarà sua, ci sarà comunque un italiano a sollevarla. Un italiano pronto a far felici orde di gufi. Che però si annidano anche sui tetti di Marsiglia…

di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

Sarà una coppa un po’ italiana, qualsiasi sarà l’esito finale. Troppo buoni e autoconsolatori? Forse. Ma è innegabile che la Champions League edizione 2024/25 sia più italiana di altre. Da una parte l’Inter – peraltro più italiana di quella che vinse lo storico Triplete con José Mourinho –, dall’altra un Paris Saint-Germain che fra i pali schiera quello che potrebbe essere – comunque vada – il prossimo Pallone d’oro: Gigio Donnarumma. Non solo: il turbo europeo, quest’anno, il PSG lo ha inserito da quando in mezzo al campo è arrivato il “napoletano” Khvicha Kvaratskhelia, pedina decisiva all’interno dello scacchiere spallettiano che due anni or sono sbalordì l’Italia e l’Europa con un football davvero galactico. E c’è anche Achraf Hakimi, difensore che nel 2020-21 ha conquistato lo Scudetto con l’Inter di Antonio Conte.

Khvicha Kvaratskhelia 01
Khvicha Kvaratskhelia ai tempi del Napoli. Un altro "italiano" protagonista stasera a Monaco?

Vale forse la pena, però, puntare i riflettori su Donnarumma, malamente uscito di scena quando si trasferì abbandonò il Milan per il PSG e in un amen venne ribattezzato “Dollarumma”, come se fosse stato l’unico, in mezzo a orde di mercenari, a cambiare casacca anche (verrebbe da dire “soprattutto”) per via dell’ammontare del faraonico ingaggio offerto. Donnarumma a Parigi, per soldi, nel giugno 2021, in una squadra di figurine all-stars, odiata da quasi chiunque e addirittura poco amata dai medesimi tifosi parigini, viziati e impazienti. Perché negli ultimi anni andare a Parigi raramente ha evocato scelte romantiche, prettamente sportive. Più frequentemente, semmai, l’approdo francese è stato visto come la scelta di chi ingrassa il football dei plutocrati e dei plastic fans di ultima generazione, di quelli che hanno fretta di arrivare a ‘sta benedetta Superlega a cui presto – state tranquilli, se potete! – si arriverà. Donnarumma, però, il suo posto e i suoi applausi, a Parigi, se li è guadagnati.

Non iniziò benissimo l’avventura del portiere della nazionale italiana. Sotto la guida di Mauricio Pochettino fu subito rivalità con Keylor Navas. Pareva inoltre – e questo era più grave ancora – che lo spogliatoio non avesse una gran voglia di integrarlo. Poi Donnarumma è cresciuto. Nonostante le episodiche leggerezze, è esploso. Affidabile, decisivo. Fino ad oggi, giorno in cui mezza Francia gli affida un sogno mai realizzato prima.

Francesco Acerbi 01
Francesco Acerbi, tra i simboli italiani di un'Inter più italiana di quella del Triplete

Solo mezza Francia, dicevamo. O forse anche meno. Senza dubbio stasera tiferanno Inter i supporters del Marsiglia di De Zerbi. Una simpatia, quella tra nerazzurri e OM, che risale al lontano 26 maggio 1993, giorno in cui l’Olympique sconfisse 1 a 0 (capocciata letale di Boli al 43esimo) il Milan di Fabio Capello. Da quel momento, fra Marsiglia e Inter è stata simpatia. Una simpatia che non sorprende considerata l’antipatia del PSG, fino all’attuale gestione Luis Enrique una squadra solo (abbastanza) forte. Poca identità, poca storia, molto fumo e meno arrosto di quanto propagandisticamente promesso. C’è voluto uno spagnolo meticoloso e pragmatico, anche lui con un passato italiano – per quanto fugace, alla Roma – per dare una forma al progetto PSG. Che ora, dopo due anni di Luis Enrique è una squadra vera e non solo una collezione di superstar strapagate. Una considerazione che ci riporta all’inizio. Stasera – sperando che fuori dallo stadio vada tutto bene – in campo sarà battaglia. Tra un’Inter che per sollevare la coppa dalle grandi orecchie dovrà vincere un derby paradossale, quello contro Gianluigi Donnarumma: detestato da quei tifosi milanisti che quattro anni fa lo salutarono con rancore e oggi, gufi insonni e inquieti, si affidano a lui per evitare che i cugini salgano di nuovo sul tetto d’Europa.

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