La vicenda del doping di Jannik Sinner, trovato positivo al Clostebol agli Indian Wells continua a far discutere e sta dividendo il mondo del tennis tra colpevolisti e innocentisti. Jannik, intanto, sta rispondendo alle polemiche, agli attacchi e al tam-tam mediatico sul campo, avendo vinto come ultimo torneo il Six Kings Slam in Arabia Saudita, battendo il suo vero e proprio rivale, Carlos Alcaraz. Non si fermano, però, gli obiettivi del tennista da qui a fine stagione, in attesa che il Tas di Losanna esprima la sentenza definitiva che è stata fissata per l’inizio del 2025: dopo aver deciso di saltare il Vienna Open, a fine ottobre sarà impegnato nel Parigi Bercy, l’ultimo Master 1000 stagionale e poi ci saranno le Finals di Torino, in programma dal 12 al 17 novembre. Finals di cui ha parlato su MOW il presidente della Federazione italiana tennis Angelo Binaghi, spiegandoci che tipo di cerimonia ci sarà per l’incoronazione di Jannik come numero uno al mondo. Dal 19 novembre Sinner si dedicherà poi alla Coppa Davis, le cui Finals si disputeranno a Malaga e in cui l’Italia dovrà difendere il titolo, avendolo vinto nel 2023, affrontando prima di tutto ai quarti l’Argentina, poi nell’eventuale semifinale la vincente tra Stati Uniti e Australia, mentre in finale ci potrebbe essere proprio la Spagna di Carlos Alcaraz. Il percorso dell’altoatesino si concluderà con l’ultimo Slam dell’anno, gli Australian Open, che sono in programma tra il 14 e il 28 gennaio 2025, proprio nel periodo in cui dovrebbe arrivare il verdetto sul caso del doping.
Ma sul caso di Sinner si è espresso uno dei massimi esperti internazionali di doping legato al Clostebol, ovvero Alberto Salomone, professore di chimica analitica e tossicologia all’Università di Torino, già consulente del calciatore José Palomino, poi assolto nel 2023. Per il luminare, che ha parlato alla Gazzetta dello Sport, non ci sono dubbi: “Ci sono due piani: quello tecnico e quello procedurale. Dal punto di vista tecnico, quello di Sinner è un caso come ne ho visti tanti. Ci troviamo di fronte a un campione di urina positivo per una concentrazione estremamente bassa del prodotto, e in più è stata identificata l’origine della contaminazione. È stato escluso anche dall’International tennis integrity agency (Itia ndr) che l’uso di Clostebol avesse una finalità anabolizzante. La ricostruzione della contaminazione non è in discussione, è la stessa di altri casi: è dimostrato scientificamente che anche una stretta di mano può produrre un risultato positivo in urina, perché il metabolita del farmaco viene rilevato anche a bassissime quantità. La difesa di Sinner è stata chiara. È stato il fisioterapista ferito al dito ad aver trasmesso la sostanza. Neanche la Wada ha fatto obiezioni. Non ci sono dubbi”.
Lui, però, rileva un’anomalia procedurale: “Di solito la sospensione rimane fino al giorno della sentenza, ma nel caso di Sinner l’atleta è tornato subito a giocare anche dopo la notifica del risultato antidoping avverso. Ora l’arbitrato al Tas dovrà discutere sul concetto di negligenza e stabilire fino a che punto un atleta è tenuto a controllare e a sapere tutto ciò che avviene intorno. Non so fino a che punto un atleta possa essere consapevole di certi elementi, come ad esempio nel caso Clostebol, che esista un elevato assorbimento transdermico. Il caso di Palomino può essere precedente favorevole per Sinner”. Come si concluderà, quindi, secondo lui la vicenda? “Ora sono giorni difficili per Sinner, mi auguro che venga assolto e che si cominci a discutere di nuovi approcci. Il criterio della tolleranza zero andava bene vent’anni fa ma oggi, grazie al progresso tecnologico e alla capacità dei laboratori di identificare tracce infinitesimali di sostanza in urina, il rischio di sanzionare atleti solo per episodi di contaminazione, anche al di là della negligenza, è diventato troppo alto. Questa sostanza andrebbe eliminata dalla lista delle sostanze proibite, magari inserendola nei programmi di monitoraggio già previsti dalla Wada. Se vogliamo che resti nella lista dei farmaci proibiti, ci siano allora dei criteri di valutazione diversi legati alla concentrazione che viene determinata in urina”.