Non bastavano le polemiche per il caso doping e il Clostebol (il caso verrà esaminato dal Tas il 16 e il 17 aprile): ora Jannik Sinner viene attaccato anche per delle bottiglie di vino. Ma cos’è successo? Il comune di Manduria, in provincia di Taranto, ha regalato al numero uno del mondo 73 bottiglie di “Rosso Sinner”, con la denominazione di “Primitivo”. Ed è su quest’ultimo punto che è intervenuta Novella Pastorelli, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, che ha sottolineato come l’ente non possa “considerare e riconoscere come autentiche le bottiglie di vino regalate al campione di tennis”, dato che queste sono “sprovviste del contrassegno di Stato”. La fascetta che certifica l’autenticità del prodotto, infatti, sarebbe assente. Il contrassegno è stato introdotto “a tutela della nostra denominazione ed è un importantissimo elemento che garantisce l'autenticità del vino e lo protegge da contraffazioni. Ogni fascetta contiene informazioni cruciali: l'emblema dello Stato italiano e la dicitura Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, la sigla Doc, un codice a barre bidimensionale”.
Pastorelli ha “segnalato tempestivamente a tutte le autorità competenti per materia un possibile uso fraudolento del nome della Denominazione”, attivando “gli agenti vigilatori, i quali hanno già posto in essere tutte le verifiche necessarie. Si invitano pertanto gli operatori a non perseguire pratiche sleali e scorrette. Ci siamo altresì attivati affinché Jannik possa avere l'autentico Primitivo di Manduria Doc e Docg”. Sul campo l’azzurro continua a vincere (nella notte ha battuto in tre set Nicolàs Jarry agli Australian Open), ma fuori non si fermano i problemi. E stavolta la colpa è di un’etichetta sbagliata.