Giovedì, poco dopo le sei del pomeriggio, dal comignolo della Cappella Sistina è uscita la tanto attesa fumata bianca. La Chiesa ha un nuovo Papa: si tratta del cardinale statunitense Robert Francis Prevost, che ha scelto il nome di Papa Leone XIV. Un nome che richiama subito papi forti, legati alla tradizione. L’elezione è arrivata al quarto scrutinio, in tempi rapidi, proprio come accadde per Benedetto XVI. E pensare che in tanti parlavano di una Chiesa divisa, di un Conclave che avrebbe potuto durare giorni... E invece no: i cardinali hanno trovato subito un'intesa. Ma cosa significa tutto questo? Che direzione prenderà la Chiesa con un papa americano, agostiniano e con un passato anche un po’ discusso? Per capirci qualcosa in più, ne abbiamo parlato con Suor Anna Monia Alfieri: religiosa delle Marcelline, punto di riferimento per il mondo della scuola cattolica (esperta di politiche scolastiche), presenza autorevole ma anche molto diretta. Le abbiamo chiesto di tutto: della velocità dell’elezione, del significato del nome Leone XIV, dell’identità agostiniana del nuovo Papa, ma anche di argomenti delicati come le accuse che lo hanno sfiorato, il ruolo delle donne nella Chiesa, la questione LGBTQ+ e persino dei rapporti tra fede e politica, soprattutto negli Stati Uniti dove lo scontro (o l'amicizia?) tra Papa e mondo trumpiano fa sorgere molti dubbi.

Hanno scelto il papa al quarto scrutinio. Si diceva che la Chiesa era spaccata e invece… Questa “velocità” cosa dimostra?
Dimostra che lo Spirito Santo agisce e che l’azione di Dio va oltre i calcoli e le previsioni degli uomini. Ritengo che i giorni che hanno preceduto il Conclave siano stati fondamentali perché hanno consentito ai cardinali di conoscersi personalmente e di comprendere le visioni di ciascuno. La scelta del cardinale Prevost credo che sia perfettamente aderente alle caratteristiche che ci si aspettava il nuovo Pontefice dovesse avere e per questo ritengo che il suo servizio alla Chiesa sarà fecondo.
Ha mai conosciuto il nuovo Papa?
Non conosco personalmente il nuovo Papa, ma ho letto che è molto riservato, un attento ascoltatore del proprio interlocutore. Il Papa, poi, è stato superiore generale degli Agostiniani e vescovo diocesano. L’esperienza di governo non gli manca di certo. Il suo appartenere alla Congregazione agostiniana, poi, ci dice della sua sensibilità all’animo degli uomini, sempre in affannosa ricerca e senza pace sinché, come Agostino, non trovano Dio. Bello anche l’aver voluto recitare assieme ai fedeli presenti in piazza San Pietro l’Ave Maria: del resto la devozione mariana è il primo pilastro per la fede dei credenti e ieri era anche il giorno in cui la Chiesa ricorda la Madonna del Rosario di Pompei, così cara a tanti immigrati italiani negli Stati Uniti.
Il fatto che si tratti di un Papa americano lo ritiene un buon segno?
Significativo e profetico, del resto la Chiesa è profezia, il suo essere figlio degli Stati Uniti: il cardinale Prevost è considerato il cardinale statunitense più critico nei confronti del Presidente Trump. Ognuno ha la propria visione del mondo e delle cose, quello che è certo è che Leone XIV saprà agire per il bene dell’umanità, anche attraverso la linea diplomatica che lui vorrà imprimere alla Santa Sede. Trump dovrà inevitabilmente fare i conti con questa elezione, non solo Trump ma anche l’Europa. Tutto il mondo, a partire dall’Occidente, godrà di una nuova epoca, con relazioni diplomatiche rinnovate. L’Occidente deve assolutamente trovare una propria identità, deve sapere ritrovare se stesso e tornare ad esercitare quel ruolo di grande intermediario di pace e attore economico, così come è avvenuto dal dopoguerra ad oggi. Francesco, per ragioni condivisibili, ha puntato la sua attenzione spirituale e geopolitica altrove: forse, però, si è creato un vuoto e questo vuoto è stato occupato da altri. Questa della ricostruzione dell’Occidente è una sfida grande per il nuovo Papa. Sul versante interno è sotto gli occhi di tutti la necessità di dare una nuova stabilità alla Curia romana e ai suoi organi, con nomine che tengano conto dell’esperienza maturata negli anni di servizio alla Santa Sede e delle diverse realtà in cui la Chiesa cattolica è presente, dove essa è più o è meno numerosa. Legittima l’attenzione alle periferie ma lasciare fuori dal Conclave diocesi con milioni di cattolici a favore di comunità con numeri decisamente più ridotti forse è una scelta da rivedere. È chiaro che la fede non si basa sui numeri ma il patrimonio ecclesiale maturato nei secoli, in termini di esperienze, realtà, prassi, non viene riconosciuto nel modo adeguato. Sono convinta che Papa Leone realizzerà pienamente con tutte le sue energie il suo compito che altro non è se non quello di confermare la fede dei fratelli.

Robert Prevost ha scelto il nome di Leone XIV, che rimanda a papi autoritari, legati alla tradizione, molto potenti e che spesso hanno combattuto le eresie. Il nuovo papa sarà un papa “forte” e tradizionalista?
Come sempre affermo, sono aliena da ogni forma di categorizzazione, di logica di gruppi. Il binomio progressista e conservatore è pericoloso, in quanto divisivo, e soprattutto nella Chiesa la divisione va rifiutata. Del resto la divisione ha origine diabolica. Ogni Papa nella storia ha affrontato le sfide della propria epoca, secondo la mentalità e le categorie di pensiero del proprio tempo. Si dice, infatti, che la Chiesa è figlia del proprio tempo, pur perseguendo però lo stesso fine attraverso i secoli: portare gli uomini a Dio, affinchè riconoscano che solo in Cristo è la salvezza. Non parlerei, dunque, di papi forti o tradizionalisti: del resto la tradizione della Chiesa si fonda sul magistero dei singoli pontefici. La lotta contro le eresie è dovere della Chiesa, in quanto le eresie confondono le menti degli uomini e le distolgono da Dio. Chiaramente con questo non sto difendendo le forme di repressione violenta delle eresie, poniamo, medievali, ma anche questa modalità è figlia del suo tempo. Eppure, se la Chiesa non combattesse le eresie, le idee contrarie all’umanità stessa, abdicherebbe al proprio ruolo. Poi Leone ci ricorda almeno tre grandi pontefici: san Leone Magno, Leone III (colui che incoronò Carlo Magno) e poi, in epoca recente, Leone XIII, il Papa che condannò lo sfruttamento degli operai, cercò una mediazione fra operai e datori di lavoro, avviando la dottrina sociale della Chiesa. Pertanto, se dovessimo guardare solo al nome, non ci potremmo aspettare altro che grandi cose.
Prevost è anche un agostiniano. Quali sono le caratteristiche principali di questo ordine?
Gli Agostiniani sono presenti in tutto il mondo con collegi, parrocchie, missioni, attività assistenziali. Sono certa che l’essere stato Superiore Generale dell’Ordine da parte sia un’esperienza che tornerà utile a papa Leone, in quanto chi appartiene ad una Congregazione che ha sedi in tutto il mondo conosce le istanze e i bisogni dell’intera umanità, non solo della parte del mondo in cui opera. Anche questo ha sicuramente favorito il convergere dei voti sul cardinale Prevost.
Leone XIV è il primo papa americano ma è stato spesso critico con Trump. Crede che questo dividerà ulteriormente i fedeli tra chi sceglierà di seguire il Papa e chi, pur dicendosi cattolico, sceglierà di votare per Trump appoggiando le sue politiche?
Come dicevo, la natura della scelta di Prevost rivela la reale dimensione soprannaturale del Conclave, se mai ce ne fosse stato bisogno. Ogni cittadino risponde alla propria coscienza. Del resto, anche in Italia, quanti credenti praticanti poi, nel segreto dell’urna, votavano per il partito comunista… Non parlerei dunque, neanche su questo fronte, di divisioni: credo che Papa Leone XIV farà esattamente quello che fece Giovanni Paolo II: denunciare il male intrinseco dei regimi comunisti, prima, del capitalismo, poi. Non si tratta di questione di sensibilità o di provenienza: si tratta di assolvere al mandato petrino: confermare la fede, difenderne il deposito, pascere le pecore, soprattutto quelle più prive di mezzi materiali e intellettuali. I cittadini cattolici americani agiranno di conseguenza, come è sempre avvenuto, con Trump o senza Trump alla Casa Bianca, con o senza un loro connazionale al solio di Pietro. Non vedo particolari rischi di crisi di coscienza o divisioni interne.
Crede che il papa dovrebbe aprire la Chiesa alle coppie omosessuali e alle persone transgender e magari anche all’eutanasia?
La Chiesa è aperta a tutti e a tutti è vicina. Questa apertura è dottrina della Chiesa che non smentisce se stessa: pertanto, se il matrimonio è fondato sull’unione di un uomo e di una donna ed è ordinato alla procreazione, il sacramento del matrimonio è giocoforza escluso alle coppie omosessuali; se nella Bibbia si dice che Dio li creò maschio e femmina, le teorie transgender non possono essere accettate; se compito della Chiesa è difendere la vita, aborto ed eutanasia non potranno essere accettati. Chiaramente nulla vieta anzi sono stati avviati cammini e proposte di accompagnamento spirituale per persone omosessuali e transgender. La sincera ricerca di Dio accomuna tutti.

Già si sta iniziando a parlare delle accuse contro Prevost per aver insabbiato dei casi di pedofilia. Il fatto che sia stato coinvolto, senza arrivare mai a processo, potrebbe essere un problema per un papa e per l’immagine della Chiesa?
Ritengo che sia scorretto e poco rispettoso per le vittime tirare fuori sempre il tema della pedofilia quasi come se esso fosse l’elemento sul quale valutare l’operato di un uomo di Chiesa, sacerdote, vescovo o papa. Cosa vuol dire insabbiare? A volte il verbo insabbiare è usato come sinonimo di agire con prudenza, per appurare la verità e tutelare le vittime. Quando guardiamo alla chiesa, non pensiamo sempre alla pedofilia o agli scandali economici: quando essi si verificano, occorre intervenire in modo deciso, poco ma sicuro. Tuttavia la Chiesa è molto altro e guardare solo, quasi ideologicamente, al male tremendo commesso da alcuni vuol dire negare il bene sommo ed eroico compiuto dagli altri.
Leone XIV è dichiaratamente contro il diaconato femminile. Quale crede sarà il posto delle donne nel nuovo pontificato?
Personalmente sono contrario al diaconato femminile, l’ho sempre detto, pertanto nessuno mi può accusare di piaggeria nei confronti del nuovo Papa. I processi avviati da papa Francesco saranno sicuramente portati avanti e incanalati a sistema. La storia della Chiesa e, ancor prima, la storia del popolo ebraico, attraverso l’Antico Testamento, ci rimandano a donne che hanno avuto un “ruolo”, nel senso di compito, di collaborazione con l’uomo per il bene dell’umanità. Lo stesso vale per le origini del Cristianesimo e per la storia della Chiesa: donne che hanno collaborato con tutta la loro persona al fiorire e alla diffusione della notizia più importante e più appassionante per l’essere umano: Cristo è risorto! Da Maria alle donne fragili ma generose incontrate da Gesù nei suoi tre anni di cammino, dalle compagne e madri di sovrani (pensiamo a Elena madre di Costantino) alle donne decise che hanno co-fondato con uomini altrettanto lucidi e appassionati una modalità di vita comune che ricordasse il primato del Cielo, fino alle grandi figure femminili della storia passata e recente del Cristianesimo: Caterina da Siena, Teresa d’Avila, Francesca Cabrini, Teresa di Calcutta e moltissime altre, comprese le grandi figure contemporanee (Edith Stein, Gemma Galgani, Gianna Beretta Molla…). Tutte queste donne, è da notare, neppure consideravano se stesse in competizione con l’uomo e neppure basavano la loro azione su qualche sentimento di rivincita rispetto ad una pregiudiziale discriminazione subita dall’uomo. Semplicemente hanno messo a frutto tutta la sensibilità umana e religiosa che il loro “genio femminile” ha suggerito loro.
Lei quindi non accusa un ruolo d'inferiorità rispetto all'uomo all'interno della Chiesa?
Quando sento parlare, anche all’interno della Chiesa, della mancata valorizzazione della donna, non sono d’accordo: personalmente non mi sento affatto discriminata né come donna né come religiosa, proprio perché intendo la mia vita, in primis, e la mia scelta di consacrazione, in secundis, come un dono, come un’opportunità da giocare al 100%. Quest’ottica mi fa vivere tutto come occasione di bene, non come privazione di qualcosa. Chi si sente privato di qualcosa tende al risentimento, alla rivendicazione. Chi, al contrario, si sente realizzato è aperto agli altri con serenità e attenzione. Occorre sempre andare oltre le visioni divisive, le polemiche, come se ci mancasse sempre qualcosa e quel qualcosa non basta mai. Vivere in pienezza, per me, vuol dire questo. Forse è corretto parlare di “rinnovamento” della Chiesa in proporzione a quanto uomini e donne di Dio sono chiamati a fare, pregare, osare insieme. San Giovanni Paolo II, nella Mulieris Dignitatem, ha affermato che la donna assume, “insieme con l'uomo, una comune responsabilità per le sorti dell'umanità, secondo le quotidiane necessità e secondo quei destini definitivi che l'umana famiglia ha in Dio stesso”. Se discriminazione esiste nel nostro tempo industrializzato, frenetico, chiuso alla vita, questo vento si riflette nella Chiesa, ma non le deve appartenere così come non le appartiene.
