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“Trump? Sui dazi è stato smart”. Guido Maria Brera controcorrente e contro tutti. E l'Unione Europea? “Dovrebbe colpire le Big Seven (Google, Amazon, Meta, Apple) ma ecco perché non lo farà”

  • di Jacopo Tona Jacopo Tona

4 aprile 2025

“Trump? Sui dazi è stato smart”. Guido Maria Brera controcorrente e contro tutti. E l'Unione Europea? “Dovrebbe colpire le Big Seven (Google, Amazon, Meta, Apple) ma ecco perché non lo farà”
Dazi amari, dazi e controdazi. In ogni caso, adesso sono dazi nostri. Donald Trump, con le sue mosse di wrestling finanziario, ha spettinato i mercati mondiali. Qui nella vecchia Europa siamo tutti preoccupati, ma Guido Maria Brera spara una visione contraria al mainstream. Ecco perché Trump ha fatto la mossa migliore che potesse fare (ovviamente per lui)

di Jacopo Tona Jacopo Tona

Dazi amari, dazi e controdazi. In ogni caso, adesso sono dazi nostri. Donald Trump, con le sue mosse di wrestling finanziario, ha spettinato i mercati mondiali. Le borse crollano, le multinazionali impazziscono e pensano a come spostare le produzioni, l'Europa prova a metterci una pezza, l'Italia di Giorgia Meloni è preoccupata ma non vede la catastrofe, il mondo dell'enogastronomia si incazza. Il quotidiano Domani ha titolato che Trump ha messo fine alla globalizzazione, ma davvero è la morte del libero mercato? Sul serio bisogna cadere in un vortice depressivo di ansia finanziaria? Secondo Guido Maria Brera, manager co-fondatore di Kairos e autore di libri di successo, tra cui Diavoli da cui è stata tratta l'omonima serie televisiva, la risposta è no. Ha spiegato la sua tesi con un messaggio vocale inviato a Mario Calabresi, mandato in onda nel podcast mattutino 6:30 di Chora Media. Ecco cos'ha detto.

Donald Trump
Donald Trump
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Come racconta Mario Calabresi nell'introdurlo, la sua tesi è poco mainstream, ed è questo a renderla interessante, a prescindere dall’autorevolezza del personaggio. Secondo Brera, “Al di là degli indici che sono crollati, dei tantissimi soldi di capitalizzazione bruciati e delle borse nel panico, la scelta di Trump è stata molto smart. Ciò che ha fatto Scott Bessent, ministro dell'economia americano, è stato sacrificare una torre per vincere la partita”. La metafora scacchistica rende, ma vediamo in che misura. “Il suo obiettivo, quando è arrivato alla Casa Bianca, era di ridurre il debito pubblico statunitense. Doveva fare solo quello, e l'ha fatto. È riuscito a ridurre le aspettative di inflazione, oggi i sauditi hanno perfino aumentato la produzione di petrolio. Ha mandato il Paese in una mini-recessione, però questo ha consentito di ridurre l'inflazione e di ridurre drasticamente i tassi d'interesse. Sia a lungo termine, risparmiando un sacco di soldi sul rifinanziamento del debito, sia nel breve termine, perché adesso la Federal Reserve può fare tre tagli di tasso, e in più è anche riuscito a deprezzare il dollaro per aumentare la competitività”. E per quanto riguarda l'Europa?

Guido Maria Brera con Caterina Balivo
Guido Maria Brera con Caterina Balivo

Guido Mario Brera continua: “L’Europa secondo me risponderà in maniera scomposta e in ritardo. Dovrebbe invece rispondere colpendo le Big Seven, le piattaforme, mettendo i dazi sui servizi, sugli algoritmi, impattando sulla colonizzazione digitale che l'Europa ha subìto. Ma non lo farà, perché i lobbisti a Bruxelles saranno già al lavoro affinché questo non avvenga. La seconda mossa di Trump, invece, sarà quella di spaccare l'Europa: andrà a negoziare Paese per Paese. Ha già iniziato a farlo con l’Inghilterra e andrà avanti. Qual è la differenza tra il primo Trump e il Trump di oggi? Che il primo Trump ha guardato il mercato azionario, quindi ha fatto un taglio di tasse per le famiglie e per le corporates, le società, poi in seguito ha pensato di portare avanti una politica commerciale di dazi soprattutto contro la Cina. Il secondo Trump invece è arrivato con un debito pubblico fuori controllo, questa è la verità, e con un tasso di interesse troppo alto, per cui ha dovuto sacrificare il mercato azionario e favorire il mercato obbligazionario. Infatti, da quando c'è lui, il mercato obbligazionario ha fatto molto bene, i tassi sono scesi di molto, quindi adesso potrà affrontare il mercato azionario. Questa volta quindi la fase uno è stata quella dei dazi, e contemporaneamente ha anche portato il Paese in recessione, facendo in modo che la Federal Reserve potesse tagliare i tassi e distruggere l'inflazione. La fase due sarà quella di ricostruire la fiducia nei mercati, ma sarà difficile. Diciamo che la prima mossa è stata smart perché ha voluto giocare all'inizio la partita più difficile, che era quella di avvitare bene il debito pubblico nel modo migliore, e di sacrificare soltanto momentaneamente l'economia americana”.

Giorgia Meloni, come risolverà la questione dazi?

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