Mirko Campochiari, livornese di origini polacche, formazione di storico e orientalista, nel 2019 ha creato il canale YouTube Parabellum, dedicato alle analisi storiografiche e militari, in particolare agli approfondimenti sul conflitto in Ucraina. Campochiari è anche un membro della Società Militare di Storia Italiana. Collabora con riviste autorevoli come Limes e Domino, ha lavorato con le principali reti radiofoniche e televisive nazionali. La sua creazione si è sviluppata fino a diventare un Think Tank. Su Parabellum ha avuto ospiti del calibro di Alessandro Barbero e Vittorio Emanuele Parsi ed è stato protagonista di diverse polemiche, una su tutte quella con Marco Travaglio. Abbiamo parlato di lavoro, di guerra, di pace, di vittoria, di Russia e Ucraina.
Sei tra i migliori analisti militari in rete, ci racconti perché e come nasce Parabellum?
Inizialmente volevo occuparmi di storiografia della Seconda Guerra Mondiale, volevo fare una sorta di debunking retroattivo sulle fonti storiche. Poi mentre lavoravo su questi video è scoppiata la guerra in Ucraina. Per uno che si occupa di queste cose, avere una guerra in corso vuol dire poterla studiare dal vivo. Dal punto di vista storiografico, oggi, la guerra non passa nemmeno più attraverso il reporter, non c'è più intermediazione: hai direttamente le immagini dalle GoPro montate dai soldati nelle trincee. Inizialmente seguivo le notizie che trovavo in rete, ma vedevo troppa propaganda. Allora mi sono armato di buona volontà e ho deciso di studiare personalmente i fatti. Poi, visto che la cosa funzionava, si sono aggiunte tante altre persone. Quindi, per farla breve, Parabellum è nato per capire qualcosa in più.
È diventato un Think Tank, ma chi ne fa parte?
Abbiamo cominciato con pochi collaboratori, ucraini e russi, ma anche italiani. Poi ho pensato che queste informazioni che noi siamo riusciti a estrapolare avevano un valore economico, e da lì abbiamo aperto il Think Tank vero e proprio. Una specie di centro studi indipendente, di cui fanno parte, ad esempio, il generale Capitini. C'è Luca Steinmann che fa l'inviato sul sul campo, poi tanti altri. L' esperimento sta avendo successo, anche perché in Italia siamo praticamente gli unici a fare cose di questo tipo. In generale si parla di geopolitica in modo astratto e non di cose pratiche, che uno può veramente utilizzare.
Per esempio?
Quando abbiamo scoperto che le petroliere greche andavano a prendere il greggio dai russi, per poi rivenderlo in Europa cambiando la bandiera in Panamense. È un'informazione che ha un valore commerciale. Oppure quando si capì che una volta finiti i mezzi di origine sovietica e ucraini noi saremmo finiti a comprarli dalla Rheinmetall, o dagli americani. Immaginate cosa poteva succedere se uno comprava azioni della Rheinmetall, all'epoca. Intendo questo, quando mi riferisco al valore pratico dei dati che elaboriamo.
Sei stato recentemente ospite del canale YouTube di Ivan Grieco insieme a Marco Travaglio. Cosa gli hai contestato durante quella Live, e come giudichi la sua reazione?
Volevo fare una specie di esperimento sociale. Ho visto il suo intervento da Shy, e con il mio team abbiamo utilizzato quella sua chiacchierata per raccontare la vera storia del Donbass, utilizzando quasi tutte fonti video russe. L'idea era quella di chiedere al direttore del Fatto Quotidiano se fosse possibile montare un video simile al nostro ma con fonti ucraine, in senso contrario rispetto a quello che abbiamo narrato noi. Volevo vedere se Travaglio rispondeva in maniera differente e, onestamente, non mi ha deluso. La Nuland, sempre a Shy, affermava con assoluta chiarezza che aveva dettato lei tutti i ministri, mentre nel nostro video ha detto che non ha proprio ottenuto tutto quello che voleva. Credo che a quel punto dell'intervista Travaglio avesse intuito che avrei tirato fuori l'audio e gli avrei chiesto: direttore, dove ha sentito questa cosa?
Una trappola a Travaglio, come qualcuno ha scritto nei commenti su YouTube?
Alcune domande che gli abbiamo fatto sono evidenze oggettive. Faccio un esempio: sono 30 anni che noi abbassiamo il numero di soldati negli eserciti, il 65 per cento in meno soltanto in Italia. La domanda a Travaglio era questa: visto che noi abbiamo di fatto ridotto la produzione di munizioni, il personale e tutto quanto, come si può sostenere che andavamo ad abbaiare alle porte della Russia?
I dati supportano la tua tesi?
Basta guardare le esercitazioni. Il conglomerato della Nato è molto più grande rispetto alla Russia, questo lo vedono tutti. Eppure mentre noi ci addestravamo con 85 mila uomini, loro facevano lo stesso con mezzo milione di soldati. -Non serve certo un tecnico militare per capire che uno dei due si sta preparando a qualcosa, e l'altro no. Travaglio sostiene che ogni volta che un paese entra nella Nato, sistematicamente le testate nucleari vengono spostate lì. Io ho fatto vedere tutti i dati, dimostrando che le testate Nato sono sempre quelle, sono sempre nei soliti cinque paesi, e che da 30 anni non si sono mai mosse.
Il rischio atomico dipende dalla collocazione dei missili?
Stare a dibattere su quei cento chilometri in più o in meno è inutile. I missili di oggi coprono distanze dei migliaia di chilometri. Si tratta di un argomento fantoccio, utilizzato soltanto per difendere una parte o l'altra.
Nicolai Lilin non ha mai accettato i tuoi numerosi inviti ad un confronto. Michele Santoro lo inserisce nella sua lista per le Elezioni Europee e lo difende a spada tratta.
Non è un segreto che l'abbia querelato recentemente, per aver pubblicato un video in cui mi definiva un nazista polacco. Ne pagherà le conseguenze in tribunale. In generale, se vedo una cosa falsa, occidentale o filo russa che sia, cercfo di smontarla con le prove. Ultimamente aveva pubblicato quella fake news sulla donna nello spazio che poi invece era un'attrice p*rno svedese, e nemmeno ucraina. Noi glielo abbiamo fatto notare e ha dovuto rettificare, anche se poi questo è un cortocircuito. Io posso anche smontare tutte le cose false che vedo, ma se la gente continua a crederci non ci posso fare nulla.
E poi?
Su certi personaggi, scusate se uso alcuni termini, dice che questi si m*sturbano. Io dico, ma come fa a sapere queste informazioni? Era nascosto nella stanza? Dice che l’Europa è composta da satanisti ma poi vuole mettere il sedere su una poltrona del Parlamento europeo.
E Santoro?
Per quanto riguarda Santoro a me fa un po' specie perché me lo ricordavo come una persona abbastanza vicina alla sinistra, tollerante. Ma ha dimostrato di non sapere assolutamente cosa fanno i suoi candidati. In tv è molto posato, molto tranquillo, sembra ragionevole, mentre quello che fa privatamente sul canale YouTube, ma soprattutto sul suo Telegram, ha tutto un altro tono. E non lo si può difendere dicendo che era amico di Gino Strada, oppure che ha scritto un libro. esattamente le idee del personaggio.
Come giudichi la copertura di questo conflitto da parte della stampa o della Tv italiana, quella degli inviati negli hotel, per capirci. Più opinioni e meno fatti?
Molti giornali mandano l'inviato in diretta dall'albergo a Kiev, poi magari l'attacco è a Dnipro, quindi lui ne sa quanto me che sono in Italia, con la differenza che lui sta lì, c'è lo sfondo di Kiev, e allora sembra autorevole. Io chiamo direttamente un contatto a Dnipro e dico: mi confermi che sono cascati i missili, che ci sono delle esplosioni. Il resto è pantomima. Ci sono i Giletti a Odessa con l'elmetto in prima linea, poi ci sono quelli che rischiano davvero. Gente come Steinmann, come Claudio Locatelli, loro vanno in giro veramente per conto proprio, rischiando la pelle. Poi in privato mi mandano foto, video, cose che poi non possiamo neanche far vedere perché da una foto si può già localizzare l'unità.
C'è questa idea anche della tv del dolore, no?
All'inizio si vedevano soltanto interviste a signore ucraine, ma cosa vuoi che ti dica una signora, mentre le piovono le bombe addosso?
Hai scritto 2 libri, “Storia Militare della Guerra Russo-Ucraina” con lo storico Giovanni Cecini, ed è appena uscito il tuo secondo Libro scritto con il Generale Paolo Capitini, “Le parole della Guerra”. Quali sono le parole della Guerra?
Una di quelle che abbiamo utilizzato è, paradossalmente, “pace”. La più interessante però, secondo me, è la definizione di “vittoria,” perché è un concetto veramente astratto. La Finlandia, per esempio, oggi viene sempre riconosciuta come un piccolo paesino che si è difeso dall'Unione Sovietica. 3,7 milioni di abitanti contro 170. La percezione che abbiamo è quella di un paese che è riuscito a sconfiggere la Russia, quando invece ha perso tutte le guerre, e dopo la sconfitta le hanno imposto anche condizioni peggiori di quelle che richiedevano all'inizio.
Allora perché ricordiamo la Finlandia come un paese vincente?
Perché nessuno gli avrebbe dato una lira sul fatto che potevano infliggere un tasso di perdite di 5 a 1 ai russi. Il discorso di sconfitta e di vittoria si traccia essenzialmente nella volontà popolare. Se tu non ti ritieni sconfitto, non c'è modo di sconfiggerti. I vietnamiti combattevano dentro ai tunnel di fango; gli americani potevano bombardare e hanno bombardato. Sono state lanciate più bombe in Vietnam che durante la seconda guerra mondiale, ma non sono servite a nulla. Piegare i popoli è molto difficile: essenzialmente la sconfitta va assimilata da chi lo subisce, non c'è modo di imporla dall'esterno. Se noi dovessimo guardare le cose in quest'ottica, l'Ucraina troverebbe la vittoria nel solo fatto che è ancora in piedi.
Ma quale sarebbe la vera vittoria per l'Ucraina?
Pensavamo tutti che gli ucraini avrebbero resistito non più di qualche giorno, di qualche settimana. Ecco, questa è già una vittoria per un paese che nella sua storia è sempre stato frazionato e dominato, prima dal Commonwealth polacco-lituano, poi dall'impero austro-ungarico, poi dai russi. Se lo scopo per della Russia era denazificare, demilitarizzare o deporre il governo, allora sicuramente questi obiettivi non sono stati raggiunti. Poi questi cambiano in corso d'opera, ora probabilmente si tenderà alla liberazione del Donetsk-Lugansk come obiettivo fattibile, mentre per gli ucraini sarebbe già ragionevole quello di mantenere il più alto numero di territori, di salvaguardare la propria integrità e la propria indipendenza. Se io fossi al posto degli ucraini cercherei di chiuderla questa guerra, anche perché, come abbiamo visto, l'appoggio occidentale dal punto di vista politico è ondivago.
L’ultima domanda: la tua identità polacca cosa pensa della Russia di Putin? Il conflitto con l’Europa, con la Polonia, sarà’ inevitabile?
La mia identità polacca paradossalmente dovrebbe avercela più con gli ucraini. Ho dei parenti che furono uccisi dalle bande UPA, nella parte che ora è diventata Bielorussa. Generalmente io adoro la cultura russa, ho fatto anche delle live con Paolo Nori e Massimo Vassallo proprio contro la russofobia. Io ce l'ho con questa casta dirigente russa, che ha manipolato e manipola i russi da 30 anni. Sono riusciti a vendere il discorso per cui l'occidentalizzazione era la causa di tutti i mali, ma quando c’è stata l’occasione di diventare capitalisti, alla maniera occidentale, ne hanno approfittato molto in fretta.
E la posizione dell’Occidente?
Noi abbiamo il vantaggio che la maggior parte dei crimini fatti da noi sono stati tirati fuori dagli stessi giornalisti americani. Abu Ghraib, Guantanamo e via dicendo. Molto spesso, l'ho sentito anche da Travaglio, si tende a fare il discorso a somma zero: voi fate schifo, noi facciamo schifo, nessuno critica nessuno. Per me è sbagliato. Io vedo il mondo più in una scala di grigi, e anche ammesso che la mia scala di grigi sia perfettibile, dall'altra parte questa perfettibilità io non ce la vedo. Pensate se io fossi in Russia, in questo momento storico, e dicessi quello che dico sul mio canale: quasi sicuramente sarei già in galera.