Roberta Bruzzone vi guarda, vi vede che state avendo a che fare con dei Narcisi. Perciò adesso, in seconda serata su Rai 2, analizza i casi di cronaca che hanno scosso il Paese e vi delinea, uno per uno, gli elementi che caratterizzano il profilo psicologico di insospettabili egocentrici che hanno ucciso senza pietà. Il programma si chiama Nella Mente di Narciso, in onda il sabato alle 23.00 su Rai 2: otto puntate in totale, di cui le prime due dedicate a Benno Neumair nel delitto di Bolzano, la terza e la quarta a Sabrina Misseri nel delitto di Avetrana, la quinta e la sesta a Mirto Milani nell'assassinio di Laura Ziliani con la collaborazione delle figlie di lei Silvia e Paola e, infine, le ultime due incentrate su Alessandro Impagnatiello nell'omicidio di Giulia Tramontano. Psicologa forense e criminologa, Roberta Bruzzone ricostruisce un caso di cronaca e via via che se ne mostrano i tratti, compone il profilo del narcisista maligno: il bisogno di ottenere attenzione, l'invidia di chi è sempre in competizione su tutto, la mancanza di empatia, la tendenza a mentire e non solo. L'obiettivo è quello di aiutare lo spettatore a riconoscere quei tratti, in modo da avere degli strumenti per smascherare e isolare i narcisi maligni. Sabato 28 giugno è andata in onda la prima delle due puntate su Misseri.

Come in ogni serie crime che si rispetti, a fine puntata c'è anche la lavagna con gli appunti sul caso. Ecco allora che la Bruzzone comincia a ripercorrere i fatti: e se non ricordate l'imitazione che ne fece Virginia Raffaele un paio di lustri fa, il programma è salvo. Perché Roberta Bruzzone, con il suo eyeliner nero, il capello biondo che non si muove, la narrazione ansiogena, non vi molla. Né la telecamera molla lei, a cui ruota continuamente intorno, indugiando nei primi piani. Se state frequentando un narcisista, là c'è uno sguardo da cecchino tutto per voi: roba che, da casa, viene quasi voglia di dichiararsi innocenti. Roberta Bruzzone vi vede, e vi racconta cos'è successo in quel di Avetrana. Una ragazza che teme lo “sputtanamento” e si arrabbia con la cuginetta che, in un paese piccolo come Avetrana, ha spifferato di un rapporto sessuale finito male; una zia manipolatrice che, in questo episodio tra figlia e nipotina, ha visto riflessa la relazione con la propria sorella. Infine uno zio, il marito di quella zia, che teme la moglie e accetta persino di professarsi colpevole, pur non essendoci prove che ne sostengano l'accusa per omicidio. Da dove partire per raccontare la storia? Da una boccetta di smalto, emblema di innocenza strappata via; una boccetta che simboleggerebbe sia la bellezza che sboccia, quella di Sarah, che un velo, quello che Sabrina ha messo per sempre sulla ragazzina. Si, proprio così: uno smalto simbolo di innocenza, ma stavolta non è un'imitazione della Raffaele. La narrazione procede in una tensione degna delle migliori puntate di Mistero, svelando via via le caratteristiche della Misseri e di sua madre Cosima Serrano: il bisogno di essere sempre al centro dell'attenzione, tanto da rilasciare continuamente dichiarazioni davanti alle telecamere, l'ipersensibilità alla critica, il terrore che le persone parlassero male di lei, il timore di complotti ai suoi danni, la scarsa tolleranza alla frustrazione, l'arroganza. Al termine, Roberta Bruzzone onora il servizio pubblico e riepiloga tutti i tratti narcisistici dell'assassino, in modo da fissarli nella mente dello spettatore. Se poi vi siete distratti, non vi preoccupate. L'importante è che Roberta Bruzzone, quella vera, vi osserva: non lo dimenticate. Mai.
