Persino i sogni sono entrati nel delitto di Garlasco. Il sognatore, però, è anche un avvocato e il difensore di Andrea Sempio. Massimo Lovati ha suggerito che dietro l’omicidio di Chiara Poggi ci fosse qualcosa di oscuro e controverso: è la pista dello scandalo sessuale che porta al Santuario della Madonna della Bozzola e del ricatto ai danni della Chiesa. Teorie suggestive ma, appunto, solo teorie. Lovati però ha parlato di nuovo, stavolta di qualcosa di decisamente più concreto. “Ad Andrea il proprietario di casa a Voghera ha detto che non era più opportuno rinnovargli il contratto, perché c’erano troppi giornalisti appostati”, ha detto alla Provincia Pavese, “anche al lavoro non è un bel periodo. La gente è cattiva, sospettosa. Un’indagine come questa può distruggere una persona”. Il punto centrale nel ragionamento di Lovati riguarda i presupposti stessi della riapertura del caso: “L’indagine è viziata alla base: il capo di imputazione in cui viene contestato a Sempio il concorso con altri o con Stasi è un escamotage che non può stare in piedi. Se andiamo a giudizio con questo capo di imputazione l’accusa è nulla. Voglio proprio vedere che ne penserà il giudice”. E infatti, prosegue, i pm “non hanno in mano niente contro Sempio”. I danni non sono solo economici, ma riguardano la reputazione del suo assistito, costretto per sempre a portarsi dietro “l’etichetta del sospettato, di quello che ha qualcosa da nascondere, anche se l’indagine dovesse finire archiviata”.

Negli ultimi giorni è cominciata a circolare un’altra ipotesi, e cioè che la Procura abbia dalla sua una testimone. “Ho sentito questa voce anche io, ma non so nulla”, taglia corto Lovati, “Comunque come abbiamo affrontato l’incubo del Fruttolo, dove alla fine il dna di Sempio non c’era, affronteremo anche questa”. Il dna è stato uno dei temi più dibattuti in relazione alla situazione di Sempio. Si è cercato anche sotto le unghie della vittima: “Per dire che quello è davvero il dna di Sempio bisogna fare delle comparazioni e possono essere fatte su due termini, uno di partenza e uno di arrivo. Qui quello di partenza è già un dato controverso, perché quella traccia non esiste più, c’è solo una perizia che dice che non era interpretabile”. Un metodo poco attendibile per Lovati, che chiude così su questo tema: “Davvero vogliamo partire da questo? E poi il confronto come è stato fatto? Con il dna che è stato rubato a Sempio? Non scherziamo”
