In Italia si sta assistendo a un cambiamento significativo nel modo in cui le banche si rapportano ai cittadini e alle imprese. Per la prima volta, il numero degli sportelli bancari attivi è sceso sotto la soglia psicologica delle 20mila unità, attestandosi a 19.655 alla fine del 2024. Questo dato, segnalato dal Centro studi di Unimpresa, racconta una trasformazione profonda: le grandi banche stanno progressivamente riducendo la loro presenza fisica, preferendo puntare su servizi digitali e consulenze mobili. Dietro questa riduzione, però, si nasconde una realtà complessa. Se da un lato la digitalizzazione offre nuove opportunità, dall’altro rischia di allontanare quelle comunità e quelle piccole imprese che ancora oggi hanno bisogno di un contatto diretto e di un punto di riferimento fisico sul territorio. Le filiali sono più di semplici sportelli: rappresentano un presidio di sicurezza, di vicinanza e di fiducia, soprattutto nelle aree interne e nei piccoli comuni, dove la connessione digitale non è sempre garantita.

In questo scenario, cresce invece il numero dei promotori finanziari, consulenti che si spostano direttamente dal cliente per offrire supporto personalizzato. Questa nuova modalità di servizio riflette un cambiamento nel modello bancario, che punta a combinare innovazione e prossimità, anche se non può sostituire del tutto il valore di una filiale. Nonostante la tendenza generale sia al ridimensionamento, ci sono realtà che scelgono di rafforzare la propria presenza, incrementando sportelli e Atm, a conferma di un impegno concreto a mantenere un legame forte con il territorio. Il futuro del sistema bancario italiano appare quindi come una sfida delicata, che dovrà trovare il giusto equilibrio tra efficienza tecnologica e inclusione, per evitare che la progressiva chiusura delle filiali si traduca in una vera e propria esclusione finanziaria per chi vive nelle zone più fragili del Paese.
