La settima puntata di Temptation Island ha fatto, usando un linguaggio strettamente tecnico, il botto: 31,4% di share per un totale di 4milioni 340mila telespettatori in valori assoluti. Il tutto chiudendo a mezzanotte, orario civilissimo che avrebbe potuto essere ancor più civile, se Temptation Island non fosse stato un continuo intermezzo tra uno spot pubblicitario e l'altro. Prima, La Ruota della Fortuna aveva segnato il 28,4% raggiungendo ben 4milioni 664mila telespettatori; un dato inimmaginabile per l'access prime time della rete, solo fino qualche settimana fa.
Intanto, mentre noi che scriviamo di tv stiamo qua ad analizzare il fenomeno dell'estate, la tv estiva di Canale 5 che ritrova pubblico con l'intuizione de La Ruota della Fortuna in access e trionfa in prima serata con i tradimenti, in Rai si consuma l'ultimo atto di un'azienda politicizzata. Mentre infatti l'Italia rischia una procedura di infrazione per non essersi adeguata al Media Freedom Act, cioè la direttiva europea che impone ai Paesi membri di liberare il servizio pubblico dalle influenze governative, la maggioranza di centrodestra ha depositato un nuovo disegno di legge che risolverebbe subito il problema. Un disegno di legge che elimininerebbe il rischio alla radice. Ma in cosa consiste esattamente questa nuova proposta?i

Mandato del Comitato di Amministrazione prolungato da tre a cinque anni, ma soprattutto, dei suoi sette membri, l'elezione di sei membri nelle Camere a maggioranza assoluta (che il governo Meloni ha). Essendo il settimo scelto dall'assemblea dei dipendenti, la maggioranza uscita dalle elezioni politiche potrebbe di conseguenza designare tutte le sei posizioni. Finora invece, le nomine dei sei membri erano così suddivise: due eletti dalla Camera dei Deputati, due dal Senato, due dal Condiglio dei Ministri suo proposta del Ministro dell'Economia. Inoltre, la proposta di legge propone l'abolizione del quorum di due terzi per ratificare la nomina del presidente Rai nella Bicamerale di controllo. Un quorum questo, che era stato fissato proprio per garantire il pluralismo, per fare modo che l'azienda fosse guidata da un vertice non espressione diretta del governo.
Se questa legge passasse, il presidente potrebbe essere eletto coi soli voti della maggioranza. In questo modo, si porrebbe fine allo stallo in cui la Commissione di Vigilanza Rai si trova da otto mesi, incapace di esprimere un Presidente. Considerando inoltre che il centrodestra può già contare sull'Amministratore Delegato Giampaolo Rossi, uomo vicino a Giorgia Meloni nonché tra gli organizzatori di Atreju, avrebbe così anche il Presidente.

Nel frattempo, in questo clima, non stupisce il restroscena di Dagospia su un Sigfrido Ranucci sempre più inviso alla dirigenza e atteso su La7. L'ultimo capitolo dello scontro tra il conduttore di Report e la Rai, l'avergli revocato la possibilità di poter mettere firma su trasferte e contratti, di fatto togliendogli potere decisionale sul lavoro della propria squadra.
