Una stretta di mano che ricorda un Harlem Shake: questo ci dice la comunicazione gestuale della stretta di mano tra Donald Trump e Vladimir Putin ad Anchorage, in Alaska? Il dettaglio in sé è strano, ma c'è chi ci ha visto una sfumatura più sottile. A livello generale, parlando del summit, qualcuno ha parlato di una sconfitta totale per il presidente americano: il cessate il fuoco non è arrivato, l'ex consigliere statunitense per la sicurezza nazionale John Bolton ha descritto Trump come “Stanco”, annunciando la vittoria di Putin in questi termini: “È sfuggito alle sanzioni, non deve affrontare un cessate il fuoco, il prossimo incontro non è stato fissato, Zelensky non è stato informato di nulla prima di questa conferenza stampa. È tutt'altro che finita, ma direi che Putin ha ottenuto gran parte di ciò che voleva e Trump ha ottenuto ben poco”. Putin vincitore morale e politico dell'incontro, insomma. Ma, tornando alla stretta di mano, per qualcuno ha vinto anche sul piano fisico.

Il video mostra questa situazione: Trump e Putin sono sul red carpet, sotto la scaletta dell'aereo. Si danno la mano in maniera laterale, guardando in telecamera. The Donald ha il proverbiale sguardo truce da wrestler, lo Zar abbozza un sorriso. Sembra quasi l'inizio di un incontro di Mma. L'americano sembra tirare il braccio del russo verso di sé, dandogli due pacche sul pugno con l'altra mano. Poi inizia un tira e molla: le mani congiunte vanno a destra e a sinistra, ondeggiando come un tiro alla fune. Putin non molla, tenendo l'intreccio al centro della scena finché non si mollano. Il dettaglio lo ha fatto notare Nicolai Lilin, dichiaratamente putiniano da sempre, commentando così il video della stretta di mano tra i due presidenti: “Trump ha cercato di tirare Putin per mano con la forza, come un segno di sottomissione dell'avversario. Putin era pronto, non ha funzionato”. Il riferimento è quello classico, già presente nei tanti meme che giravano prima del conflitto in Ucraina, al fisico d'acciaio del presidente russo, messo contro a quello sedentario di Trump.

Se Putin ha vinto la gara di braccio di ferro, per quanto riguarda le auto ha vinto Trump. C'è chi sostiene che il vero summit si sia tenuto all'interno della Limousine del presidente americano. Anche se l'auto del russo, una Aurus, era presente e disponibile sulla pista di atterraggio, i due sono saliti sulla cosiddetta Bestia di proprietà della Casa Bianca. Una scena hollywoodiana, rara in un contesto di diplomazia internazionale. Un G2 sui sedili di una Limo: dieci minuti da soli. Cosa si saranno detti? Magari hanno solo parlato di automobili. In effetti The Beast è un pezzo da museo su quattro ruote. Il nome ufficiale è Cadillac One, il corrispettivo terrestre dell'Air Force. Il telaio è ricavato dai pick-up della Chevrolet, la sola differenza con i furgoncini da redneck è che potrebbe resistere a un'esplosione. Il motore è un mistero, chi dice Vortec benzina da 8,1 litri, chi un turbodiesel V8 Duramax da 6,6 litri. Le gomme invece sono progettate in modo da poter continuare il viaggio anche nel caso in cui ne scoppiasse una. Una botte di ferro. Serbatoio coperto da schiuma antincendio, bombole di ossigeno in caso di attacco chimico, frigobar con sacche di plasma presidenziale per eventuali trasfusioni, apparati di comunicazione segreti e collegati in linea diretta col Pentagono. Portiere pesanti come quelle di un Boeing 757 e interni isolati. Un auto non per tutti: l'autista viene reclutato tra gli agenti segreti e addestrato ad acrobazie degne di un kolossal d'azione holliwoodiano. Sicuramente quella di Putin non sarà da meno, ma se ha preferito salire su quella di Trump un motivo ci sarà. Forse, dopo aver vinto a braccio di ferro, non voleva strafare.
