Francesco, il banchiere. Nelle ore che accompagnano milioni di fedeli nel mondo verso l’ultimo saluto al Papa e anticipano l’inizio formale del Conclave che dovrà determinarne il successore, il rincorrersi dei pensieri sul lascito di Bergoglio al Vaticano e alla Chiesa Cattolica tutta non può prescindere da una riflessione sull’economia della Santa Sede, che nel corso degli oltre dodici anni di pontificato papa Francesco ha cercato di riformare: “È stato un riformatore che non ha avuto remore nell’affrontare da vicino, e in profondità, l’aspetto più secolare del Vaticano: la gestione del denaro pubblico. Una pulizia necessaria per riportare trasparenza e ripristinare la fiducia dei fedeli, anche di fronte al costante calo delle donazioni come l’Obolo di San Pietro”, scrive Milano Finanza.

Se si parla di economia del Vaticano non si può non parlare di patrimonio immobiliare. Basti pensare che l’Apsa – meglio conosciuto come il dicastero del “Patrimonio” – gestisce quasi 46mila immobili per un totale di 38,6 milioni di metri quadrati solo in Italia. Parliamo di una ricchezza disseminata in tutto il paese, con presenze importanti a Roma (1.194 unità), Milano (365), Torino (280), Napoli (255) e Venezia (175). Se ci si proietta oltreconfine, le cifre aumentano a un ritmo esponenziale. Insomma, il Vaticano è anche un impero immobiliare. Ed è proprio attorno a questa immensa ricchezza che si è sviluppato uno degli scandali più delicati affrontati da Bergoglio. A dicembre 2023, l’ex Sostituto della segreteria di Stato, il cardinale Angelo Becciu, fu condannato a cinque anni e sei mesi per peculato nel clamoroso processo sulla gestione degli oltre 600 milioni di euro di fondi riservati della Segreteria di Stato e riguardante soprattutto l’investimento da oltre 240 milioni in un palazzo Sloane Avenue, nel cuore di Londra. “Un’indagine che ha fatto emergere conflitti di interesse degli intermediari, disattenzione colpevole nelle gerarchie vaticane sul modo in cui i soldi venivano investiti, totale assenza di controlli sulle destinazioni, tanto che il Papa venne fatto diventare indirettamente, e a sua insaputa, persino socio di Lapo Elkann nella fallimentare avventura degli occhiali di Italia Independent o finanziatore del film su Elton John”, continua MF. Come spesso accade, da quello scandalo epocale nacquero trasformazioni. Nel 2019 papa Francesco modificò le procedure giudiziarie per i membri del clero, improntandole ai princìpi del giusto processo proprio delle istituzioni secolari. Vescovi e cardinali ora sono processati dal tribunale vaticano e non da una corte ad hoc presieduta da un cardinale come avveniva fino a pochi anni fa. Papa Francesco modificò la gestione dei beni della Santa sede, per esempio, provando a sottrarre gli immobili a uso civile dal regime protetto di mercato e imponendo affitti con prezzi di mercato a cardinali e altre figure della Chiesa.

Sulle riforme finanziarie che avevano l’obiettivo di far uscire il Vaticano dal caos generato dallo scandalo di Vatileaks 1, Francesco non ha avuto vita facile. I tentativi di modernizzare le finanze della Santa sede, per esempio con l’istituzione di una commissione per le riforme, la Cosea, naufragarono contro una nuova ondata di scandali nota come Vatileaks 2: “Ma queste vicende non hanno fermato la determinazione di Francesco: ha inciso profondamente sullo Ior, la banca del Vaticano, affidata al direttore Gian Franco Mammì, uno dei laici più potenti in Vaticano e più vicini a Bergoglio, e al presidente Jean-Baptiste De Franssu, facendo entrare l’istituto a pieno titolo nei circuiti bancari internazionali”, continua MF. È soprattutto grazie agli sforzi per aumentare la trasparenza dello Ior, diventato gestore unico dei beni della Santa Sede ora solo “affidati” agli altri enti ecclesiastici, che il Vaticano ha intrapreso un percorso per uscire dalla lista dei paradisi fiscali, un tema che stava molto a cuore a Francesco e alla sua idea che la chiesa dovesse presentarsi come un’istituzione povera, dei poveri per i poveri. Tuttavia, l’opera di papa Francesco resta un progetto iniziato e ancora lontano dal compiersi. Resta da vedere se chi lo seguirà proseguirà sulla strada tracciata dal Papa venuto “dalla fine del mondo”.
