Credere, obbedire, combattere. I nemici immaginari, se possibile. Il refrain di un anno di governo Meloni è questo. Tra alti e bassi, tra risultati positivi poco sbandierati e scuse a coprire le promesse non mantenute o irrealizzabili, un continuum dell’esecutivo sembra essere la tendenza a addossare, giorno dopo giorno, le responsabilità di ciò che non va ai colpevoli di turno.
Certo, qualcuno ci ha messo del suo: il Ministro dell’Interno francese Gerard Darmanin, ad esempio, col suo atteggiamento sui migranti o la premier Elisabeth Borne parlando della necessità di vigilare sui diritti civili nel Paese si sono dimostrati certamente poco eleganti. Idem la pur preparata Ministra spagnola del Lavoro Yolanda Diaz, criticando il Decreto Lavoro del governo italiano per colpire i rivali di campagna elettorale della sua Sumar, ovvero la destra di Vox. Critiche che qualche solone dell’opposizione ha ben pensato di utilizzare come clave contro il governo Meloni, dimenticando che l’esecutivo ha fornito ben numerosi assist cercando la strategia dello scaricabarile.
Migranti, il grande classico
Il primo avversario dichiarato del governo Meloni fu Aboubakar Soumahoro, che nelle settimane in cui scoppiò il caso mediatico della coop Caribou fu indicato spesso dalla maggioranza come simbolo di una sinistra ostile a politiche di chiusura sull’immigrazione. Negli stessi giorni iniziò un grande classico della narrativa della Destra: l’assalto alle Organizzazioni non governative attive nel Mediterraneo. Ad oggi responsabili di solo il 14% dei salvataggi in mare nell’ultimo anno solare ma indicate, assieme al governo tedesco che avrebbe finanziato alcune di esse, come complici dell’emergenza sbarchi legata all’esplosione della Tunisia. Più originale il sempre raffinato Guido Crosetto, ministro della Difesa. Il sempre compassato e moderato ministro piemontese si è concesso uno scivolone indicando nel russo gruppo Wagner il “regista” dietro gli aumenti degli sbarchi.
Nemici economici
A dicembre 2022 fu la volta del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco andare sotto accusa per le critiche alla manovra da parte di Palazzo Koch. La relazione di Fabrizio Balassone, capo del servizio economico della Banca d’Italia, critico sull’aumento del tetto al contante e sull’abolizione dell’obbligo per gli esercenti di accettare i pagamenti col bancomat e la carta di credito di importo inferiore a 60 euro, fu visto come un ritorno dei “gufi” e dei “tecnocrati”. Idem la questione legata alla crescita dei tassi decisa dalla Banca centrale europea: Christine Lagarde ha mille limiti, ma pensare la manovra come intrinsecamente anti-italiana, come fanno presagire molte dichiarazioni della maggioranza, è fuorviante. Tra i tecnici, “nemico” designato della maggioranza è stato anche Pasquale Tridico, economista ex direttore dell’Inps silurato, commissariato e su cui pende la richiesta di una commissione d’inchiesta sul reddito di cittadinanza. A giugno è toccato alla Corte dei Conti essere indicata tra i “nemici” dopo la scelta del governo Meloni di ridurre il controllo preventivo della magistratura contabile sui fondi Pnrr.
Nobel e Commissari
Il più illustre degli avversari internazionali indicati dall’esecutivo e dalle sue truppe cammellate mediatiche come rivali è senz’altro Joseph Stiglitz, già Nobel per l’Economia, che a maggio e settembre in occasione di suoi interventi critici verso l’esecutivo fu definito “isterico” e delirante da testate pro-governo come Tempi.
Sull’economia, infine, ricordiamo l’attacco alla categoria dei benzinai per i prezzi alti, mentre le major del petrolio sogghignavano per gli alti profitti dopati ulteriormente dalla folle strategia sui prezzi medi regionali. E la canonica accusa al Commissario europeo Paolo Gentiloni che “non farebbe gli interessi dell’Italia” agli Affari Economici dimenticando che un commissario comunitario rappresenta Bruxelles, non la capitale di nomina.
En passant, Matteo Salvini salutò come una vittoria (twittando “Belli Ciao!”) l’uscita dalla Rai di Fabio Fazio e Luciana Litizzetto, ritenuti esponenti di una sacca di resistenza all’esecutivo in Viale Mazzini.
Orsi, giudici e ecovandali
Nella “cultura del piagnisteo” della destra di governo notevole anche la polemica che si è aperta su temi come il dibattito sull’abbattimento dell’orsa JJ4 e lo sdoganamento della farina di grillo nella dieta italiana. Orsa e grilli, alle opposte scale in termini di taglia nel mondo zoologico, furono uniti come simbolo di un ambientalismo cieco, incarnato in Europa da un altro nemico pubblico come l’ex vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, anti-sviluppista e anti-sociale. E del resto il governo ha elevato a minaccia pubblica i residuali “ecovandali”, associati assieme ai raver a protagonisti di un’emergenza securitaria.
Di nemico in nemico si arriva all’ultima, irriducibile, avversaria: Iolanda Apostolico, la giudice che ha fermato il decreto Cutro sul fermo dei migranti a Pozzallo. Su cui la Lega e la stampa “cammellata” di destra è subito piombata cercando nei meandri del suo profilo Facebook fino al 2018, anno in cui si opponeva ai decreti sicurezza del Capitano. Prova definitiva di intelligenza con il nemico, ovvero una Sinistra che vorrebbe complotti e governi tecnici sabotando l’esecutivo con le sue toghe, per gli esponenti dell’esecutivo. Non c’è limite alla ricerca dei nemici immaginari. Solo la fantasia. E non siamo ancora a dodici mesi pieni di esecutivo. Ogni giorno, un critico del governo Meloni si sveglia e sa che dovrà correre più della maggioranza e dei suoi pretoriani, o sarà additato come responsabile della grana di turno.