Testimoniare e poi ritrattare, nel giro di un’ora, dicendo: “Sono uno stupido. Mi dispiace, non volevo farvi perdere tempo”. Marco Muschitta, il testimone che affermò di aver visto una giovane donna in bicicletta che trasportava qualcosa di pesante e voluminoso, proprio la mattinata dell'omicidio di Chiara Poggi, salvo poi ritrattare tutto affermando di aver inventato ogni cosa. Erano le 9:30 e le 10 una ragazza in bicicletta, con capelli biondi a caschetto, con occhiali da sole scuri, calzature bianche ornate da una stella blu e che reggeva con la mano destra un oggetto simile a un sostegno “tipo da camino grigio-canna di fucile, con in testa una pigna”. Riferì che il mezzo procedeva in modo instabile, come se la giovane trasportasse qualcosa di ingombrante. A causa di quella deposizione e della successiva ritrattazione Muschitta venne considerato “non attendibile”. La questione però diventa più difficile da inquadrare se si considera la conversazione telefonica del 17 luglio 2022 tra l'ex maresciallo Francesco Marchetto e Alfredo Sportiello, dirigente dell'Asm di Vigevano presso cui era impiegato Muschitta. Marchetto sosteneva che Muschitta era stato “minacciato” o forse anche pagato per tacere.

Ma le dichiarazioni del giudice Stefano Vitelli, che assolse Alberto Stasi in primo grado nel 2009, si aggiungono a quelle emerse negli ultimi giorni: Muschitta per il giudice sarebbe “un testimone del tutto anomalo, prima dice delle cose, poi le ritratta”, notando però che la ritrattazione venne poi smentita dallo stesso Muschitta in una conversazione captata con suo padre. Vitelli ha chiarito che la difesa di Stasi aveva fatto leva su questo aspetto, ma il magistrato giudicò la testimonianza più “probabilmente inattendibile”. Il giudice ha tuttavia anche ammesso che, qualora fosse stata ritenuta credibile, la deposizione di Muschitta “accendeva un altro tipo di storia”, indicando la presenza di un'altra persona sul luogo del delitto in un momento coerente con quello dell'omicidio.
