Il delitto di Garlasco, a distanza di 18 anni e con la riapertura delle indagini, continua a far discutere, anche in televisione. Nel corso dell’ultima puntata di Quarto Grado si sono ritrovati a confrontarsi, per la prima volta in questo studio, Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio, Giada Bocellari, legale di Stasi, e Gianluigi Tizzoni, che segue la famiglia di Chiara Poggi. Il tema centrale? Quelle che sono state definite nel corso della puntata fake news. “È un evento. C’è un Paese appeso che aspetta la verità e nessuno, secondo me, ha diritto di inquinare questa ricerca, ovunque essa vada, con fake news” ha detto Gianluigi Nuzzi, conduttore di Quarto Grado, all’inizio del segmento dedicato al confronto tra i tre avvocati.
Ma per quale motivo l’avvocato Bocellari ha deciso di andare a Quarto Grado? “Credo che da quando l’indagine è iniziata, a marzo, la situazione sia via via degenerata. Ci scontriamo tutti i giorni con notizie, o pseudo tali, che a nostro modo di vedere oltre a diffamare i soggetti coinvolti, su tutti la famiglia Poggi, danneggiano moltissimo questa nuova indagine” ha spiegato Bocellari. E ha continuato: “Credo che questo vada oltre, c’è il senso di responsabilità, anche in quanto avvocati, nel mettere dei punti fermi sotto questo profilo. Questa è una vicenda drammatica, dove una ragazza è stata uccisa, e questo non lo dobbiamo mai dimenticare, dove c’è un condannato in carcere e un nuovo indagato. Credo che sia doveroso rispettare tutti i soggetti coinvolti e preservare l’indagine in tutti i modi”.

Nel corso del segmento dedicato al delitto di Garlasco sono state mostrate da Gianluigi Nuzzi tutte le presunte fake news sul caso, dall’assenza di Marco Poggi in montagna, ai presunti fotomontaggi, fino all’impronta 33 e al messaggio delle cugine Cappa “abbiamo incastrato Stasi”. Ad intervenire, dopo le parole dell’avvocato Bocellari, è stato Gianluigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi: “Condivido quello che ha detto la collega, ma c’è un ospite che manca stasera: la procura della Repubblica. Non possiamo trascurare che sono stati emessi due comunicati, uno in particolare sulla famosa impronta 33. È un’inchiesta che è partita da marzo ma che è sottotraccia da due anni, quanto meno da un anno e mezzo. Mi aspettavo un’inchiesta in stato molto più avanzato che desse, nei limiti del segreto investigativo, dei segnali molto più chiari. Arrivati a oggi, a quattro mesi di distanza, i segnali non li vedo”. E sulle fake news ha spiegato: “Non voglio giustificarle, ma hanno comportato fantasie, illazioni, suggestioni. Perché presumo la gente non capisca dove sta andando questa inchiesta”. Ad intervenire anche l’avvocato Lovati, legale di Andrea Sempio, che ha ribadito di sostenere l’innocenza di Alberto Stasi. “L’unica fake news che mi interessa è quella dell’impronta 33. Questa è una fake news, è terrorismo puro”. E su Marco Poggi e l’arma del delitto, l’avvocato ha aggiunto: “Cosa c’entra se era in montagna o no? Non c’entra niente. Come non c’entra niente andare a cercare l’arma del delitto dopo 18 anni in un canale. Tutte cose che non c’entrano niente. E tutto fumo negli occhi e basta”.

