Una televisione in pausa, una consolle di videogiochi per terra, sedie disposte in modo insolito: è bastata una foto della saletta tv nella villetta dei Poggi, mostrata durante l’ultima puntata di Chi l’ha visto?, per riaccendere l’attenzione sul caso Garlasco da una nuova, inaspettata angolazione. L’immagine, scattata dagli inquirenti il giorno dell’omicidio, è stata segnalata da un telespettatore. Chi stava giocando? Quando? Ma soprattutto: perché nessuno ha mai cercato impronte o tracce su quell’oggetto? Domande che si sommano ai tanti dubbi già sollevati dopo la riapertura delle indagini, a oltre diciassette anni dall’omicidio di Chiara Poggi.

In studio, a confrontarsi con la conduttrice Federica Sciarelli, l’avvocato Antonio De Rensis, difensore di Alberto Stasi, e l’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio. Al centro, ancora una volta, la discussione sull’impronta 33, che i RIS di Roma attribuiscono con certezza ad Andrea Sempio. Ma per i consulenti della difesa di Sempio e della famiglia Poggi, le minuzie realmente compatibili sarebbero solo cinque, e non quindici come sostiene la Procura: le restanti sarebbero semplici “abbagli fotografici”, riflessi della luce sul muro. Durante la puntata, inoltre, è stata mandata in onda anche l’intervista a Mattia Capra, amico di Andrea Sempio e di Marco Poggi, che ha dichiarato di aver usato poche volte il pc della camera di Chiara Poggi. Sul finale, le parole dell’avvocato Lovati: “Stasi non è mai entrato in quella casa, non ha ucciso Chiara Poggi ma è stato minacciato dai veri assassini”. Per l’avvocato De Rensis, invece, quella ricostruzione non regge: “Se Alberto non fosse entrato davvero in casa, si sarebbe comportato in modo molto diverso”.
