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Dove c'è Barilla, c'è marketing: da “Dio, pasta e famiglia” ad arcobaleno in un lampo

  • di Niccolò Fantini Niccolò Fantini

12 ottobre 2023

Dove c'è Barilla, c'è marketing: da “Dio, pasta e famiglia” ad arcobaleno in un lampo
Barilla annuncia la nuova policy della multinazionale in materia di inclusione e genitorialità: dodici settimane di congedo retribuito, per genitori di ogni colore, gusto e orientamento sessuale. Ma non molto tempo addietro a “La Zanzara” Guido Barilla dichiarava l'esatto contrario: “No all'adozione per una famiglia gay. Da padre di più figli credo sia molto complesso tirare su dei bambini in una coppia dello stesso sesso”

di Niccolò Fantini Niccolò Fantini

Un comunicato ai media nazionali da parte della multinazionale italiana Barilla, annuncia in pompa magna una nuova politica aziendale inclusiva, a partire dal 2024: Barilla garantisce a ciascun genitore 12 settimane di congedo retribuito al 100%. Dodici settimane retribuite e per tutti i genitori: anche single, arcobaleno Lgbtqia+ e chiunque sia un dipendente di Barilla nel mondo, a patto che abbia da qualche parte sul Pianeta una prole legale, leggittima o illegittima.“ Siamo davvero orgogliosi di annunciare questa nuova politica aziendale che vuole valorizzare la genitorialità e ridurre uno dei fattori principali del gender gap nel lavoro, in linea con il nostro percorso nella Diversity, Equity, Inclusion”, afferma Floriana Notarangelo chief diversity inclusion del Gruppo Barilla, nella comunicazione aziendale. Si leggono successivamente elencati i valori inclusivi e politicamente corretti che nello scorrere del tempo sono stati premiati come valori aziendali.
Ad esempio si scopre che: “Da anni infatti, il Gruppo attua iniziative volte a promuovere l’uguaglianza e a migliorare il bilanciamento tra vita lavorativa e privata”, così come: “da anno si impegna a garantire la parità di genere e a valorizzare il talento femminile" e persino che: “Nel 2017 è stata la prima azienda italiana ad aderire agli Standards of conduct for business dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, volti a contrastare la discriminazione sul luogo di lavoro, al fine di rispettare e sostenere i diritti delle comunità Lgbtq+”. Sempre nel testo del Gruppo Barilla, si legge che: “per l’ottavo anno consecutivo in America, ‘Best places to work for lgbtq+ equality’ con un punteggio del 100% nel corporate equality index 2022.” Ancora: “Nel 2013 Barilla si è contraddistinta per essere stata una delle prime aziende in Italia a praticare lo smart working". Excusatio non paetita, accusatio manifesta. Ma perché questo elenco, cronologico e quasi salviniano, attiva i sensi Jedi da giornalista? Come mai la ridondanza e l'insistenza calcante sul termine temporale (“da anni”) suona sospettosamente come una dichiarazione esplicita di colpevolezza? Il motivo è presto detto: la comunicazione è sempre un'arma molto potente. Infatti la sospettissima ripetizione espressa dal verbo aziendale, conduce la memoria verso l'anno 2013, anno in cui Barilla ha iniziato ad applicare lo smartworking ai propri dipendenti come si legge nella comunicazione di ottobre 2023, ma anche l'anno in cui le cronache raccontano la clamorosa ed eclatante “epic fail” da parte di un'icona del management dell'azienda italiana: Guido Barilla in persona.

Floriana Notarangelo, Chief Diversity & Inclusion Officer del Gruppo Barilla
Floriana Notarangelo, Chief Diversity & Inclusion Officer del Gruppo Barilla

Il giorno 25 settembre 2013 l'erede della multinazionale alimentare, ai microfoni della trasmissione radiofonica La Zanzara dichiarava infatti l'esatto opposto: “Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell'azienda”. E circa il concetto di genitorialità, con una preveggenza rispetto all'attuale : “nuova politica ”. aziendale, anche in materia di genitorialità dichiarava l'opposto speculare: “Io rispetto tutti, facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole al matrimonio omosessuale, ma no all'adozione per una famiglia gay. Da padre di più figli credo sia molto complesso tirare su dei bambini in una coppia dello stesso sesso”. - raccontava Guido Barilla su Radio24 - Incalzato dal duo di irriverenti giornalisti di Radio24, Giuseppe Cruciani e David Parenzo, ribadiva nel 2013 anche le convinzioni, personali e aziendali, circa eventuali consumatori con diversi orientamenti rispetto all'eterosessualità: “Se a loro piace la nostra pasta e la nostra comunicazione la mangiano,altrimenti mangeranno un'altra pasta". Proprio mentre David Parenzo, con sagacia e saggezza yiddish, faceva notare che: “Ma anche i gay comprano la pasta”. Da sottolineare che all'interno dello storico stabilimento aziendale emiliano di Barilla c'è la scultura Il Nodo dell'artista Giuliano Vangi, che ritrae un uomo e una donna, simbolo appunto di una costituenda famiglia eterosessuale, che corrono verso il proprio futuro: il monumento fu commissionato dal fondatore Pietro Barilla, grande amante dell'arte, nel 1992 e l'anno successivo fu posizionato nel piazzale di ingresso di fronte agli uffici della sede principale di Barilla a Parma. Ma dopo la rimbombante caduta epica avvenne il più classico dei passi indietro, di cui l'attuale annuncio di ottobre 2023 circa la  policy di "Diversity, Equity, Inclusion” a partire da gennio 2024, è solo l'ultimo capitolo. Niente più “Dio, pasta e famiglia” ma scuse in prima persona con un fantozziano video dalla scenografia paradisiaca alla “Cari inferiori” da megapresidente, nonché tramite interviste a pagine unificate ad altri membri familiari del cda e del management della multinazionale alimentare, che è un grande inserzionista sui giornaloni. A partire da gennaio 2024 tanta genitoriale inclusione, ma 10 anni fa e dopo appena 3 giorni di calo di fatturato, a causa delle polemiche mediatiche e del boicotaggio commerciale da parte dei consumatori in tutto il mondo, arrivarono le scuse pelose e i doppi pesi... come Dolce e Gabbana ai cinesi.

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Famiglia Barilla

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