Quarantaseiesima puntata della rubrica curata da Roberto Alessi, giornalista e direttore del settimanale Novella 2000, che analizza per MOW le notizie e le indiscrezioni UP and DOWN che più stanno facendo discutere o che, con ogni probabilità, affolleranno siti e giornali di gossip nei prossimi giorni. Stavolta sotto la lente di ingrandimento Guccini che non capisce come un trapper (“artisti finti”) possa farsi chiamare Ernia, lo spettacolo teatrale di Checco Zalone con Lucio Presta, il silenzio assordante di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto sul caso Soumahoro, Santo Versace amareggiato sul fratello Gianni gay dichiarato, le accuse di bullismo di Stefano Bettarini al GfVip, il mistero di Al Bano “’O Cotechino” e… con “Torna a casa Alessi” il mondo dello spettacolo non ha più segreti.
DOWN
Francesco Guccini sbotta: «Ma un cantante come può decidere di farsi chiamare Ernia?»
Guccini, ne capisco poco, con Gaber, De Gregori, l’immenso De Andrè, credo che sia uno dei cantautori assoluti della musica italiana, e come loro non ha dovuto scimmiottare nessuno d’oltreoceano, anche se la loro cultura non conosce confini. Io quando vedo certi rapper che replicano ritmi e modi ispirati a Jay-Z o a Kendrick Lamar mi posso anche divertire, ma mi mette sempre un po’ di tristezza (non sanno nemmeno l’inglese di solito) anche perché loro, gli americani, vendono milioni di dischi e portano diamanti grandi come noccioline, i nostri rapper prendono il disco di platino per 50 mila copie (numeri che le grandi star nemmeno prendono in considerazione) e indossano solo patacche. Guccini la pensa più o meno così e ha, dice, «il fastidio per chi, come dice Zucchero, "lecca la tazza del cesso per avere successo". Io, forse con più stile», aggiunge Guccini, «preferisco dire: "Non mi sono mai infilato una piuma di struzzo nel culo per cantare". Questi artisti finti, questi trapper, gente che si fa chiamare Ernia, ma che roba è?». Beh, Ernia (un nome che fa toccare ferro a un ipocondriaco tra ernie del disco e ernie addominali strozzate) non è neanche male, anzi, mi ricordo anche il suo primo album “Come uccidere un usignolo”. Anche questo un titolo da toccare ferro. In compenso Ernia ora ha scoperto che Guccini sa che esiste. Mica male.
UP
Lucio Presta: tutte le ciambelle gli riescono col buco. Cura pure Checco Zalone
Checco Zalone gira nei teatri di tutta Italia con il suo nuovo spettacolo dal titolo Amore + Iva, ed è già un tutto esaurito o quasi. Scritto con Sergio Maria Rubino e Antonio Iammarino. Sono undici anni che non fa teatro (con quello che incassa nel cinema chi glielo fa fare visto che ha battuto tutti, ma proprio tutti, i record della storia del cinema italiano). Non lo sapevo, ma scopro che dietro a questo spettacolo c’è Arcobaleno Tre e MZL, in pratica c’è dietro Lucio Presta con il figlio Niccolò Presta per l’organizzazione generale, insieme a Gianmarco Mazzi, un tempo anima della Nazionale Cantanti e oggi forse il manager più importante dello spettacolo (con importanti incursioni anche al Festival di Sanremo). In pratica Checco Zalone è un genio, più altri come lui, geni pure loro.
DOWN
Fazio e Littizzetto: il silenzio sul caso Soumahoro è assordante. Ma magari poi ci ripensano
Giornali, notiziari e talk show continuano a dedicare ampio spazio alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto indirettamente (indirettamente) il deputato di Verdi e Sinistra italiana Aboubakar Soumahoro, portato al successo politico dal gruppo di Nicola Fratoianni, ma dopo le elezioni si è scoperto che la suocera (forse la moglie di lui indirettamente) era legata a una cooperativa con grandi casini con i lavoratori che avrebbe dovuto tutelare (ma fino ad ora è tutto un condizionale) e che non venivano sempre pagati, pare. Fratoianni non si pente della scelta, bene, ma non sapeva nulla (forse avrebbero dovuto approfondire gli avvisi che un sacerdote della Caritas dice di avergli mandato). Mi ha colpito il mio collega Marco Zonetti di vigilanza tv, uno che proprio l’osso non lo molla, e che scrive sul silenzio degli innocentisti: «Fabio Fazio non spende neanche una parola sul caso Soumahoro. Il sindacalista neo-deputato era stato celebrato, neanche un mese fa a "Che tempo che fa" come faro di rinascita della sinistra dopo il battibecco con la Meloni – anche la Littizzetto non ironizza sulle foto griffatissime della moglie di Soumahoro». Fazio non è obbligato, la Littizzetto pure, però, fa strano, per due così attenti all’attualità.
Intanto Soumahoro si è autosospeso dal gruppo parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra proprio in seguito alle presunte (siamo tutti garantisti fino alla Cassazione) irregolarità amministrative che sarebbero avvenute nelle cooperative gestite dalla suocera e forse dalla compagna dell'attivista e sindacalista ivoriano, e all'avvio in merito di indagini giudiziarie da parte della Procura di Latina. Chi vivrà vedrà. Magari domenica sia Fazio sia la Littizzetto torneranno sul caso. Diamogli tempo.
DOWN
Renato Balestra: leggere da lassù «se ne è andato a 98 anni» sono certo che l’ha fatto girare come pochi
Se ne è andato Renato Balestra, ci conoscevamo bene, ho scritto anche un libro firmato da lui (che era intervistato su temi di bon ton) nel 1991, Alla ricerca dello stile perduto, per Rusconi Editore, ma qualcuno, pare non lui, cercò di farmi un inghippo contrattuale. Vinsi, tolsi il mio nome dalla copertina, ma sono riuscito a tenermi il congruo anticipo. Poi ci siamo ritrovati in qualche occasione mondana (lui non mancava mai). Era un uomo generoso, buono, frequentava i vip, ma anche gente normale, e senza poteri, ma che era una buona compagnia. Era anche colto, con una casa bellissima.
Ovviamente aveva un guardaroba degno di un re, eppure una volta, a Milano, a casa mia, mi chiese in prestito una giacca blu, per andare a una cena. Non l’aveva portata in valigia, e con stupore vidi che lui pur con quasi quarant’anni di più la portava meglio di me (è sempre stato in formissima, fino all’ultimo): l’eleganza è dentro. Un suo limite? Aveva l’ossessione per l’anagrafe. Leggere da lassù sui giornali «se ne è andato a 98 anni» sono certo che l’ha indispettito e non poco. Buon viaggio, Renato.
DOWN
Santo Versace amareggiato: «Gianni era stato molto coraggioso a dichiarare pubblicamente di essere gay»
Ho appena incrociato Santo Versace, fratello di Gianni e Donatella che ha appena scritto e presentato un libro (Rizzoli) Fratelli che vede in copertina Santo con Gianni (pare che con Donatella il rapporto sia buono ma non buonissimo). Gianni quando era in vita decise di scrivere con me per Rusconi la sua biografia, l’unica firmata da lui.
Per caso Santo mi ha ricordato che quando morì Gianni e si fece il funerale nel Duomo di Milano Don Mazzi lo ritenne esagerato. Io non me lo ricordo, ma pare che «Don Antonio Mazzi "scatenò" una polemica sul fatto che non si sarebbe dovuto concedere il Duomo per le esequie di un omosessuale...», così leggo sui giornali dell’epoca.
Mi sembra impossibile, anche perché Milano con quelle esequie celebrava una persona che aveva portato miliardi di lire, migliaia di posti di lavoro, e una marea di turisti stranieri che venivano anche per vedere le sue vetrine. Addirittura Don Mazzi consigliò che sarebbe stato meglio fare le esequie alla chiesa di San Carlo, più piccola, perché non era un gran cattolico, come se la grandezza della chiesa dovesse essere proporzionata alla propria fede. Ma forse sono cose che leggo sul web e sono state trascritte male (e lo spero).
«Gianni era stato molto coraggioso a dichiarare pubblicamente di essere gay», mi dice Santo. Io non ci vedevo coraggio, ma solo la normalità di chi dichiara chi ama (nella fattispecie era Antonio D’Amico, che ho intervistato su queste pagine di recente), nulla di più. E speriamo che presto diventi inutile sottolineare l’orientamento se non per comodità. Proprio di recente ho trovato un candidato fidanzato per un’amica, ma poi mi ha confessato che avrebbe preferito una fidanzata.
Lo stesso Gianni in un'intervista aveva detto: «Se un uomo commenta la bellezza maschile, per esempio di un divo del cinema, la gente penserà che è gay... ma per le nuove generazioni le cose sono già molto diverse, credo che tra qualche anno ci sentiremo tutti di commentare qualunque tipo di bellezza senza temere di essere etichettati in un modo o in un altro». Era avanti anche in questo. Forse troppo anche?
UP
Rosanna Lambertucci: Miss “Più sani e più belli” è poliamorosa, ama Sandy e Dady
Io divido la mia vita con Betta, la mia meravigliosa moglie, e Brando (nome completo creato da Betta: Brando Lapo Tancredi Achille Leone detto Pistoletti concentrato d’amore), e Brando, visto che abbiamo avuto momenti un po’ pensanti dovuti a malattie di persone che amiamo, ci ha regalato quella leggerezza che ti aiuta a superare lo sconforto quando la vita ti sembra troppo in salita. Dimenticano di scrivere che Brando è un gatto. Ora scopro che una tosta come Rosanna Lambertucci, presentatrice televisiva e radiofonica, ha scritto un libro, «Graffi che fanno bene al cuore» (Carlo Gallucci editore), dove spiega che due gatti trovatelli dopo il lockdown le hanno in pratica salvato la vita.
Sandy e Dady, i due micini, attraverso le parole di Rosanna fanno capire ad adulti e bambini chi è veramente il gatto e l’amore che può donare; dall’altra sottolineano il bisogno di aiutare gli animali meno fortunati di loro, maltrattati, abbandonati, sostenendo l’ospedale veterinario di Sermoneta in provincia di Latina: proprio da quella zona provengono i due gattini con cui quella poliamorosa della Lambertucci condivide le sue giornate.
DOWN
Stefano Bettarini Che accusa: «Il GfVip avalla, promuove e spinge il bullismo». Esagerato!
Stefano Bettarini è furente. Ricordate? Era stato sbattuto fuori dal GfVip per qualcosa che aveva detto, non ricordo cosa. Ma ecco che vede Ginevra Lamborghini accusata di bullismo (ricordate per il caso Marco Bellavia?) e quindi sbattuta fuori dalla casa come lui, che, non solo rimane in studio (lui fu rispedito a casa punto e basta), ma addirittura la rivede rientrare in casa per parlare con il suo fidanzato mancato Antonino Spinalbese, e per avere un confronto, non solo con l’ex di Belen Rodriguez, ma anche con Oriana Marzoli e Antonella Fiordelisi, in vista tra l’altro dell’uscita del nuovo singolo della Lamborghini (una bella promozione).
Ed ecco cosa scrive Stefano Bettarini: “Questo è un ulteriore affondo. La produzione e il Grande Fratello Vip si assumano la responsabilità di questa complicità. Hanno avallato, promosso e spinto chi il bullismo lo ha promosso più volte. Questo un ulteriore schiaffo a chi la violenza la combatte… Mi vergogno per voi. Due pesi e due misure». Alla faccia, in effetti forse non ha torto. Stefano, però si dice: un peso due misure. Baci.
DOWN
Antonino Spinalbese, Macché fuoriserie: se si ama davvero si è sempre in Ferrari
Rimango su Spinalbese. Pare che abbia avuto sotto le coperte un incontro ravvicinato del terzo tipo con Oriana Marzoli (non so se davvero intimo, anche se lei poi ha parlato di una certa dotazione, ma non ho capo bene, beata ingenuità), dopodiché lui l’ha scaricata. Nel farlo ha pure usato espressioni da vero gentiluomo dicendo: «Voglio una Ferrari, tu sei una Porsche». Beh, se fossi paragonato a una Porsche manderei un mazzo di fiori di ringraziamento, ma letta per bene vuol dire: io voglio il massimo e tu non lo sei anche se non sei il minimo. Lui la Ferrari l’ha avuta con Belen Rodriguez, che però l’ha scaricato, pare. Ma io posso anche dire di più perché ho iniziato a lavorare a 14 anni, quando d’estate facevo il commesso al Vittadello e mi facevano scopare per terra e lavare i vetri, e penso che sarà capitato anche a lui quand’era parrucchiere, ma che ora dica che in una donna cerca una Ferrari non passa. Caro Spinalbese, se si ama davvero si è sempre in Ferrari. O preferisci una Lamborghini?
DOWN
Al Bano: lo chiamano da sempre “’O Cotechino”, ma non ho mai capito perché
Leggo: «Qualche giorno fa si era parlato in una trasmissione spagnola di una presunta ex amante di Albano Carrisi, spuntata fuori un po’ dal nulla nel corso di Salvame Deluxe, in onda su TeleCinco. Tale Patricia Donoso, avvocata spagnola, si era confrontata con il cantante di Cellino San Marco in onda in tv, sottolineando che con l’artista italiano avrebbe avuto tempo fa una relazione “clandestina” durata per ben 3 anni».
Esisterebbe una foto che ritrae insieme i due. Il conduttore della trasmissione iberica Jorge Javier Vázquez ha così dato spazio di parola alla Donoso, che si è collegata al telefono con lo show per chiarire la questione con Al Bano stesso, che ha ovviamente negato categoricamente qualunque illazione spiegando di non avere nemmeno idea di chi fosse quella donna.
Donoso, a proposito, ha commentato. «Tutto quello che io ho detto corrisponde a verità e verrà dimostrato … Per tre anni abbiamo intrattenuto una relazione ed è così, lui può dire quello che gli pare.
Al Bano ha già anticipato di voler adire alle vie legali. Al Bano, lascia perdere, tempo perso. E alla signora vorrei dire: la gentildonna (come il gentiluomo) gode e tace. Aggiungo: se la signora, se ha avuto una storia e si sentisse sola, si ricordi che, tra una Romina e una Lecciso Al Bano, ha avuto più di un incontro ravvicinato. Non per nulla (non se è vero) ma nell’ambiente lo chiamano da sempre “’O Cotechino”. Ma non ho mai capito perché.
UP
Barbara De Rossi: ha trovato il suo bello e impossibile con gli occhi neri e il sapor mediorientale
Incontro Barbara De Rossi sotto casa, di mattino presto. È struccata, con un amico e il compagno, che non conoscevo, leggings, coda di cavallo. Al peggio, ma, dal mio punto di vista, al meglio: le donne più sono semplici più le trovo sexy e lei è sexissima. E scopro una coppia meravigliosa. Lei bionda, lui un po’, come canta Gianna Nannini, “Bello e impossibile / Con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale”, vista la carnagione magrebina.
Si chiama Simone Fratini, 50 anni («I miei sono 62», mi dice lei e le rispondo: «Ma sei pazza? Nega fino alla morte»). Simone è un imprenditore fondatore e socio di “Capelli for you”. Si occupa insomma di chiome e in particolare di prodotti legati al rinfoltimento dei capelli. Sua idea è il metodo ‘La quinta dimensione’ che promette di guarire dalla calvizie. In azienda, non a caso, è soprannominato chiamano “l’uomo dei capelli”. L’ho guardato bene: i suoi mi sembrano tutti suoi.