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Le bombe di Gianni Minoli a Dicono di te di Malcom Pagani: Francesca Fagnani? “Non fa interviste, è varietà”. Aldo Grasso? "Critica la tv ma non sa farla". Funari? “Genio che si faceva chili di coca”. E su Berlusconi e Berlinguer...

  • di Jacopo Tona Jacopo Tona

12 giugno 2025

Le bombe di Gianni Minoli a Dicono di te di Malcom Pagani: Francesca Fagnani? “Non fa interviste, è varietà”. Aldo Grasso? "Critica la tv ma non sa farla". Funari? “Genio che si faceva chili di coca”. E su Berlusconi e Berlinguer...
Giovanni Minoli a Chora Media con Malcom Pagani. Com’è iniziato? “Facevo programmi per bambini, sono andato due mesi da Piaget per capirli”. Il politico più brillante? “Fanfani. Ha fatto tutto”. E Berlusconi? “Serate divertenti. Il Bunga Bunga c’era già a Telemilano”. Fagnani? “Fa varietà, non interviste”. Grasso? “Non sei capace, fai perdere tempo agli studenti”. La lezione più utile? Capire la geopolitica col calcio

di Jacopo Tona Jacopo Tona

“Ho vinto il trofeo Carlin nel ’63 come miglior giocatore del torneo. Ma pensa che lì giocava gente come Agroppi, Fossati, Rivera, Mazzola, tutta la mia generazione. C’erano tutti, i più forti delle giovanili di quel periodo. Ho incontrato Rizzoli, invece, al torneo di Santa Margherita, che si faceva sempre d’estate. Noi avevamo casa a Camogli, ed ero appena tornato dall’università, dove avevo fatto il 4% (non so bene cosa volesse dire, ma ai tempi si diceva così). Correvo i cento in undici netti, mi pare, ero velocissimo.Giocavo lì, a Santa Margherita, in una squadra di amici. Facevo quattro gol a partita, perché davvero ero fortissimo. C’era il vecchio Rizzoli che mi vide giocare, si innamorò e decise che mi voleva comprare. Allora viene a casa, da mia madre (mio padre non c’era), e le dice: possiamo comprare il ragazzo. Lo paghiamo bene, guadagnerà anche bene. Lo facciamo studiare noi, lo portiamo a vivere a Milanello. Insomma, per farla breve: finale del torneo a Stintino, noi contro la squadra di Berlinguer, che allenava i ragazzi del posto. Mi ricorderò sempre la sera prima. Anche lì ho capito una cosa che mi è servita tanto nella vita: ho capito la geopolitica. Eravamo tutti a tavola, noi. Tutti carichi. Domani gli facciamo un culo così, dicevamo. Massimo, uno del gruppo che era un fanatico, era pure andato a Cagliari a comprare calzettoni, maglie… tutto nuovo per tutti. Dovevamo essere fichissimi. Eleganti, preparati. Domani vinciamo, sicuro, vinciamo! A un certo punto, alla fine del pranzo, Angelone, il vecchio Angelone Moratti, prende il bicchiere e fa "tac tac" con la forchetta. E dice: ragazzi, domani si perde. Noi, ovviamente, facciamo finta di non capire. Lui lo ripete una seconda volta, capisce che non abbiamo capito… e allora non dice più nulla. Il mattino dopo andiamo in campo: noi tutti fighi, loro tutti scalcinati, smandrappati. In panchina c’era Enrico Berlinguer. All’ultimo momento, non c’è l’arbitro. Chi fa l’arbitro?. Spunta Mariolino Corso, che aveva appena smesso di giocare. Corso, sì: l’ala sinistra famosissima, quello della “foglia morta” su punizione. Dice: Se volete, posso farlo io. Tutti felici, ovviamente. Risultato? Primo tempo: 1-0 per noi. Rigore contro di noi, 1-1. Secondo tempo: 2-1 per noi. Rigore contro di noi, 2-2. A tre minuti dalla fine: altro rigore contro di noi. 3-2 per loro. E lì ho capito cos’era la geopolitica. E cosa voleva dire Angelone Moratti quando ci ha detto “ragazzi, domani si perde”. Capisci? Da buon juventino questa cosa me la sono portata dentro tutta la vita. È come dire: non si va a vincere a casa dei padroni. Non si vince a Stintino, a casa di Berlinguer, dove gli avevamo già distrutto il buen retiro. Quando ho fatto il faccia a faccia con lui, l’unico che lui abbia mai fatto in vita sua, gliel’ho ricordato. E lui è rimasto così, secco. Perché pensava che avevano vinto davvero”. Sarebbe bastato questo episodio, raccontato da Giovanni Minoli ospite da Malcom Pagani al podcast Dicono di Te, per chiudere tutto. Ma c’è molto altro.

Malcom Pagani
Malcom Pagani

Minoli inizia la sua carriera coi bambini, ma con un training pazzesco, oggi impensabile: “Ho cominciato coi programmi per bambini. Non ne sapevo nulla. Allora sono andato due mesi da Jean Piaget, uno dei più grandi pedagogisti del Novecento, per entrare nella testa dei bambini”. Già qui si capisce il metodo: studiare, immergersi. Altri tempi, la serietà. Poi arrivano gli anni ruggenti. Quelli in cui a cena con Eugenio Scalfari, il fondatore di Repubblica, si becca questa: “Mi guarda come se fossi un idiota e mi dice: Giovanni, io i giornali non li leggo. Li scrivo”.E quando Pagani gli chiede chi sia stato il politico più intelligente degli ultimi quarant’anni, Minoli non ha dubbi: «Amintore Fanfani, senza dubbio. Ha fatto tutto: Iri, Enel, Autostrade, Rai, referendum sul divorzio». Capitolo a parte: Berlusconi. “Con lui ho passato serate meravigliose, era un uomo di un’intelligenza e brillantezza fuori dal comune. Galliani mi raccontava che il Bunga Bunga lo facevano già ai tempi di Telemilano. Perché i brianzoli, se li dobbiamo definire, sono dei democristiani ariosi: contemplano il bello della vita, il divertimento”. Minoli, lo sappiamo, ha inventato il faccia a faccia televisivo. Ma anche qui, la narrazione è meno gloriosa e più dissacrante: “All'inizio ci dicevano che eravamo pazzi, che bisognava fare campo e controcampo. Ma io venivo dal retroterra da avvocato, avevo un pensiero laterale. Le regole esistono per essere cambiate. Ho capito subito che c’era del genio dentro quell’idea”.

Francesca Fagnani
Francesca Fagnani

Un’altra cosa che ha inventato Minoli? La più grande soap italiana. A Napoli, infatti, ci ha lasciato il cuore: “Quando mi hanno dato la cittadinanza onoraria per Un Posto al Sole ho pianto per una settimana. Pietrangelo Buttafuoco ha detto delle cose su di me che mi hanno dato un’emozione enorme”. Poi arriva l’aneddoto clamoroso su Gianfranco Funari, che lui “compra” come un calciatore: “Dopo l’addio di Tortora eravamo disperati. Vedo questo programma su Telemontecarlo, I Torti in Faccia. Capisco che è un genio. Vado dal direttore generale e gli dico: quante puntate ti fa questo? 30 prime serate? Ti do trenta film da prima serata e mi prendo Funari. Così nasce A Bocca Aperta. La prima puntata era: vergine o no al matrimonio?. Una provocazione per far venire fuori un casino. Ma lui era un genio della televisione. Solo che si faceva dei chili di coca, cioè, troppo”. E oggi? Un decano come Minoli, cosa pensa della più cool tra gli intervistatori contemporanei, Francesca Fagnani? “Ha iniziato con me, faceva la segretaria e l’ufficio stampa. Le ho detto: ascolta, tu non fai un’intervista, fai varietà. Perché monti, rimonti, fai i controcampi, sei sempre tu la protagonista. Io, invece, ho inventato un’inquadratura in cui le due facce sono quelle dell’intervistato, non la mia. È come una firma”. Pagani insinua: ma allora non eri narcisista come dicono? Minoli ribatte: “Rispondo ad Aldo Grasso, che ha coniato questa cosa. Siamo tutti un po’ narcisisti in questo mestiere, ma io in realtà mi sottraggo alla telecamera. Lui invece è uno che in radio ha fatto disastri. Gli ho dedicato un pezzo sull’Europeo in cui dicevo: ho pena per quei poveri ragazzi che vanno all’università a studiare comunicazione con lui. Non serve a niente, perdono solo tempo. Non l’ha presa bene, ma pazienza”.

Gianfranco Funari
Gianfranco Funari
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