Dopo i servizi de Le Iene contro Rocco Siffredi hanno parlato in molti. Tante persone che hanno lavorato con lui, direttamente o indirettamente, lo hanno difeso pubblicamente. Altri, come Malena, sono stati critici. Qualcuno, come Valentina Valentina Nappi, Benny Green e Gaia On Top, ci ha contattati per spiegare meglio la situazione. Altri ci hanno fornito dei video in esclusiva e delle testimonianze che ribaltavano la narrazione. Rocco, da parte sua, si era limitato a ricondividere su Instagram i pareri a suo favore, ma ora ha deciso di sfogarsi. Ha preso in mano la penna, vergando una lettera inviata a Dagospia in cui spiega il suo punto di vista, il suo stato d'animo e come si sta organizzando per fare fronte alle accuse di chi ha provato a mettergliela dove non batte il sole. Ecco il testo originale, in cui si rivolge direttamente a Roberto D'Agostino.

“Caro Roberto, non ti devo spiegare il periodo di grande difficoltà che sto attraversando insieme alla mia famiglia per le note preoccupazioni riguardanti mio figlio alle quali si aggiunge inaspettata questa violenta campagna denigratoria che coinvolge la mia persona e anzi direi la mia intera carriera professionale. Tu mi conosci e non devo spiegarti niente: vorrei però affidare a te, persona di cui ho grande stima e amicizia fraterna, alcune considerazioni dopo esattamente un mese di diffamazioni continue, rimbalzate e amplificate sui social, che ormai è diventata la serie più vista de Le Iene. Ogni giorno ricevo decine e decine di messaggi e telefonate di persone, soprattutto donne, che mi conoscono personalmente o che hanno lavorato con me, che mi chiamano incredule per il ritratto mostruoso che sta venendo fuori e che non riconoscono. Volevo tranquillizzare tutti sul fatto che non intendo stare silente e che, in queste settimane complicate, sto dedicando tutto il tempo che non dedico alla mia famiglia per raccogliere elementi di prova contro queste falsità. Non è facile farlo, in quanto ho sperimentato sulla mia pelle l’impotenza di contrastare un metodo tanto efficace quanto insidioso: chi usa questo metodo si nasconde dietro un valore condiviso, quale il rispetto per le donne, per attaccare in maniera scomposta e senza regole attraverso testimonianze non verificabili, dove persone approfittano dell’anonimato con la scusa della fragilità per parlare a ruota libera. Come sai Roberto, sono 40 anni che faccio il p*rno e non mi sono mai nascosto dietro una maschera: ho commesso invece l’errore di fidarmi e accettare l’invito della giornalista che mi chiedeva di rispondere alle accuse attraverso un confronto con chi mi accusava, pur conoscendo il taglio della trasmissione: invece delle mie accusatrici, nello studio televisivo ho trovato la giornalista che si faceva portavoce di queste ragazze e che si è limitata a ribadire le accuse senza darmi alcun elemento che consentisse una mia replica”.

La tesi di Rocco è che i servizi siano stati montati ad arte per farlo uscire fuori come colpevole, ma non solo. “Ho potuto riscontrare nelle settimane successive che si trattava di un prodotto televisivo già confezionato da mesi, nel quale la mia presenza all’ultimo minuto serviva solo a far credere ai telespettatori che ci fosse stato un reale confronto, laddove invece le mie risposte che avevo potuto dare, senza poter sapere di cosa si stava parlando, sono state poi addirittura accuratamente selezionate perché funzionasse la narrazione che avevano già in mente. Non è facile, dicevo, reagire a un attacco con queste insidiose modalità ma lo sto facendo in maniera decisa e costante: abbiamo identificato tutte le persone rimaste anonime e abbiamo ricostruito in maniera dettagliata le circostanze di fatto in cui queste ragazze inserivano i loro fantasiosi racconti. Lo stesso vale per quelle persone che mi hanno accusato apertamente senza nascondere la loro identità: anche se basterebbe fare un giro sui social per vedere come queste stiano cavalcando questa storia per promuovere i loro profili Onlyfans. Fortunatamente ho il tempo e le risorse per affrontare questa guerra che è stata mossa contro, una guerra crudele come tutte le guerre che non si è fermata neanche quando avevo chiesto alla giornalista di ritardare (non di bloccare!) la messa in onda del programma, avendole fatto presente che in quei giorni non ero potuto andare a Budapest a prendere il materiale che avrebbe messo in discussione l’attendibilità delle accuse, ma ero stato bloccato a Milano per la grave problematica al cuore che mi aveva fatto pensare che avrei potuto perdere mio figlio, ricevendo, in tutta risposta, un cinico messaggio di “buona fortuna”; del resto, show must go on. Ora ho capito quando mi dici che sono un’icona pop e come tale destinata a soffrire. Volevo solamente rassicurare l’amico e il giornalista: dopo quello che mi è stato fatto, per quanto mi riguarda, siamo solo all’inizio. Un abbraccio dal tuo Rocco", che poi ha rincarato la dose su Instagram con un'altra lettera, non più a Roberto ma a Roberta, la Rei
Ecco cos'ha postato: “Roberta Rei l’anno scorso ha avuto il suo colpo di fortuna, le mie scuse a una giornalista davanti alla sua telecamera gli regalarono il servizio più visto dell’anno, e allora quale miglior occasione per farci una bella serie? L’anno scorso su Netflix ero il Supereroe dai Superpoteri, ora sono sempre il protagonista di una serie televisiva ma da STUPRATORE! Cara Roberta, ho amato e amo le donne tutta la mia vita, ho passato la maggior parte del mio tempo ad essere orgogliosamente l’oggetto di desiderio delle donne e non solo. La tua corsa a voler diventare la paladina delle donne a tutti i costi, creando solo odio nei miei confronti e purtroppo tanta sofferenza alla mia famiglia, non ti fa onore. Pensavo veramente che tu fossi come ti descrisse il tuo collega Filippo, una persona di gran valore umano. Cara Roberta, sappi che io sono e sarò sempre un vero PORNOSTAR e non uno stupratore”.
